4 amici al box - Kimi Antonelli e Toto Wolff

Chinchero: “Kimi, Toto, benvenuti a 4 amici al box! Vi ricordate la prima volta che vi siete incontrati?” Antonelli: “Sì. È successo a Monaco, nel 2018. Ero andato lì per il GP, io avevo portato la replica di una coppa che avevo vinto nel mini-kart e quello è stato il nostro primo incontro. Abbiamo anche guardato insieme la sessione al box” Wolff: “Sì, mi ricordo anche io. Quando Kimi è entrato nel box era davvero tanto piccolo e mi sono detto ‘è incredibile che un bambino così piccolo va tanto forte con i kart’ ” Piria: “Toto, hai fatto una bella scommessa puntando su Kimi, c’è stato un momento, un episodio o qualcosa che ti ha fatto dire ‘questo è il ragazzo su cui devo puntare’?” Wolff: “No. Io ho sempre guardato la traiettoria, il potenziale sviluppo, la sua intelligenza, il suo talento e anche i risultati. Quando si guarda i go-kart, ci sono bambini che vincono gare e bambini che vincono campionati, ma non ci sono tanti bambini che vincono in tutte le classi. Kimi lo ha fatto. L’entrata in macchina è qualcosa di completamente diverso, ma anche qui ha vinto subito. L’ho seguito per tutti questi sette anni e quando ho preso questa decisione non avevo dubbi: era tutto molto chiaro per me. Adesso c’è gente che dice ‘ah quanto è bravo’ e quando va meno bene c’è altra gente che dice ‘ah mancano i risultati’, ma per me non contano i risultati adesso. Per me è importante guardare la traiettoria, ci sono alti e bassi ma abbiamo davanti a noi tanti anni di grandi successi” Chinchero: “Kimi, hai conosciuto Toto da pilota di kart e fuori dal contesto del motorsport, hai dormito anche a casa sua, e poi l’hai conosciuto in F1: cambia il vostro rapporto in base a dove siete?” Antonelli: “Abbiamo un bel rapporto professionale e anche al di fuori della pista. Ovviamente nella vita ‘normale’ è tutto più tranquillo e siamo più rilassati. Quest’anno siamo anche andati insieme in Austria, a Kitzbühel, e abbiamo guidato insieme sul ghiaccio. È stata una giornata bellissima” Chinchero: “Chi è andato più forte?” Wolff: “Lui, lui” Antonelli: “Però Toto è stato bravo. Peccato che è andato lungo all’ultima curva… infatti era molto arrabbiato dopo . Per tornare seri, in pista si deve avere un rapporto professionale, mentre al di fuori si può avere un rapporto più aperto, però sono contento perché in ogni occasione siamo sempre molto aperti l’uno con l’altro. Parliamo sempre faccia a faccia in modo chiaro e questo è molto importante per me, soprattutto nei momenti in cui le cose non vanno bene. A Monza sapevo di essere andato male, Toto me l’ha detto senza problemi e io l’ho presa in maniera positiva. Preferisco che sia così, mi piace avere una relazione molto trasparente, perché mi aiuta anche a migliorare” Piria: “Kimi, c’è stato un momento in cui pensi che il team abbia creduto in te più di quanto tu abbia creduto in te stesso?” Antonelli: “I test sono andati sempre bene, però dopo l’incidente di Monza ho iniziato a fare più fatica anche lì e a guidare un po’ più teso. Lì a livello mentale non è stato facile, è stato un momento difficile perché è stato il mio primo grosso incidente in macchina. È stato come prendere uno schiaffo in faccia e dopo quel momento ho fatto un po’ più fatica anche nei test e da pilota inizi ad avere qualche dubbio. Il team e Toto mi hanno però sempre spinto e dato supporto e questo mi ha aiutato a riprendere la confidenza” Piria: “Quando sei tornato a Monza quest’anno ci hai pensato?” Antonelli: “Sì, ci ho pensato. Però sono contento perché in qualifica ero riuscito a superare quel momento e sono riuscito a spingere forte. Però sì, al primo giro ci ho pensato e me la sono presa con calma ” Chinchero: “Toto, questo è un mondo dove c’è molta pressione e ogni 2-3 gare cambiano i giudizi. Nell’arco di questi anni c’è mai stato un momento in cui hai detto ‘Kimi, bisogna stare attenti, forse non era la scelta giusta’ o hai sempre avuto il 100% di fiducia?” Wolff: “In Formula 1 c’è tantissima pressione, l’ho vissuta anche sulla mia pelle: quando vincevamo la Mercedes era la più grande e io ero bravissimo, ma appena un weekend non andava io ero un idiota. È importante avere una direzione chiara e andare avanti senza guardare ai lati. Come ha detto Kimi, abbiamo una relazione professionale che stiamo costruendo. Stiamo lavorando con lui e dall’altra parte lui porta le sue performance. Questo è un mondo molto duro, l’abbiamo visto anche con Russell e Hamilton. La relazione personale che abbiamo è una buona base, ma anche la relazione professionale è importante: lui sa cosa deve fare e io credo in lui. E credo in Kimi per il futuro” Chinchero: “Il piano iniziale era che Kimi facesse una o due stagioni in Williams, quando gli hai detto che sarebbe arrivato subito in Mercedes?” Wolff: “Intanto voglio dire che non è vero che stiamo pensando di mandare Kimi alla Williams o alla Alpine il prossimo anno: sono storie no sense e false. Kimi resta alla Mercedes il prossimo anno al 100%” Chinchero: “Infatti lo vedo sorridere” Antonelli: “Mi ha detto anche altro che però è meglio non dire” Wolff: “No” Piria: “Beh ora ditecelo” Wolff: “Non si può dire in televisione” Antonelli: “No, non si può” Wolff: “Due anni fa con i genitori di Kimi ci siamo chiesti cosa fosse meglio per la sua crescita: andare in un team con meno pressione o subito in Mercedes? Al tempo non sapevamo se ci sarebbe stato spazio, poi Lewis ha preso la decisione di andare in Ferrari e quando me lo ha comunicato per me è stato chiaro che Kimi avrebbe preso il suo posto” Chinchero: “Quale qualità ti colpisce di più di Kimi? E in cosa deve migliorare?” Wolff: “Ha talento, velocità, intelligenza, sa gestire bene le gare ma c’è una cosa che non si può accelerare: l’esperienza in F1. È entrato a 18 anni, io a quell’età ero completamente un idiota ed è normale che arrivando a 18 anni in F1 serve tempo. È tutto un esperimento di crescita” Antonelli: “Qualche volta però spingo troppo, lo so. Devo imparare a gestire meglio le sessioni, certe volte vado oltre il limite troppo presto e poi finisco per autoinfliggermi dei danni. Se si commettono errori subito c’è il rischio di compromettere il weekend” Wolff: “Di questo parliamo molto. Ma gli dico sempre: ‘è più facile calmare un purosangue di rendere veloce un asino’” Piria: “Cosa ti ha detto Peter Bonnington dopo il primo test di Kimi? Come era?” Wolff: “Bono è un uomo calmo, ha maturità e grande esperienza. Ha lavorato come ingegnere per tanti anni con Schumacher e con Hamilton, sa come gestire un pilota. Quando gli ho comunicato che avrebbe lavorato con Kimi, ha subito detto che sarebbe stato fantastico e che gli piaceva molto il progetto di lavorare per farlo crescere” Chinchero: “Ho visto tanti Team Principal e piloti uniti da un bel legame, ma tra voi c’è qualcosa di speciale. Ricordo che una volta, quando Kimi correva ancora in Formula Regional, ero lì per seguire le qualifiche e mi arriva un messaggio di Toto: ‘come sono andate le qualifiche?’. Poi guardo l’ora e mi rendo conto che in Inghilterra erano le 6 di mattina. È incredibile, l’hai seguito proprio passo dopo passo. E adesso stai ricominciando con un altro pilota che ha un cognome che conosci…” Wolff: “Sì, ho sempre saputo che tu eri e sei molto emozionato per la traiettoria di Kimi e sapevo chi chiamare per avere certe informazioni. Quando sono entrato in F1, Lewis era già una grande star. Bottas è il primo pilota che ho visto crescere, poi c’è George. Ma Kimi è il primo che ho conosciuto dai kart” Chinchero: “E adesso hai ricominciato tutto con tuo figlio, che significato ha per te?” Wolff: “Io non so niente dei kart, per me è tutto una scoperta. È un mondo differente, ma mi piace. Con mio figlio è tutto diverso. Ho conosciuto Kimi quando aveva 11 anni, mio figlio ora ne ha 8 ed è ancora molto piccolo e innocente. A volte mi chiedo se sia una buona decisione farlo correre con i kart per tutta la pressione che c’è, ma a lui piace ed è lui che spinge in questa direzione. Ho un po’ di paura. Anzi non un po’, molta” Chinchero: “Kimi a volte gli dai dei consigli?” Antonelli: “No, io no, più mio padre. Qualche volta siamo andati in pista con Jack ed è bello vederlo, sta migliorando tanto. La cosa bella è che è proprio Jack che ci tiene e vuole correre, non è Toto che lo forza. Andrò a vedere qualche sua gara, anche perché voglio vedere come è Toto quando corre il figlio. Secondo me è molto stressato , gli farò da supporto morale” Wolff: “Ci dividiamo il lavoro con suo padre, non è potuto venire a Baku con noi ed è andato alla gara di mio figlio” Piria: “Quando dici che hai paura, di cosa hai paura?” Wolff: “Non ho paura che soffra, perché so che è una cosa che lui vuole fare. Ho paura di un incidente, è un bambino di 8 anni che corre con bambini di 10-11 anni… questo mi fa paura” Piria: “Chiudi gli occhi nelle partenze?” Wolff: “Sì, non le guardo ” Chinchero: “Quando Kimi commette un errore, le tv ti inquadrano e tu lo sai, ma come fai a non reagire?” Wolff: “Quando mi sono arrabbiato e ho tirato dei pugni sulla scrivania non mi è piaciuto vedermi. Non mi piace quando perdo il controllo. Sì, è la passione, ma io sono l’ambasciatore della Mercedes e devo rimanere più calmo. Cerco di arrabbiarmi solo dentro di me”. Chinchero: “Quando ti ha fatto arrabbiare di più Kimi?” Antonelli: “Penso a Monza” Wolff: “No, a Monza mi sono arrabbiato con me stesso. Io avevo fatto un errore” Antonelli: “Ma io dico quest’anno, non l’anno scorso” Wolff: “Ah sì, quest’anno sì ” Antonelli: “In gara ho guidato come un asino…” Wolff: “Non come un asino, ma troppo aggressivo. A un certo punto gli ho detto ‘Devi capire e cambiare’” Antonelli: “Toto si arrabbia anche perché uso molto la pista” Wolff: “Ci sono le linee bianche e c’è la terra, e lui usa la terra. A volte lo guardo e non posso credere a cosa fa. Glielo dico e ridico, parlo con suo padre e anche lui mi dice ‘non so più come dirglielo!’”. Chinchero: “Anche in Australia era successo con quel testacoda, lì si è arrabbiato più il team principal o il papà?” Wolff: “Kimi ha un papà che conosce molto delle macchine, è un papà sportivo. I piloti competitivi che ho conosciuto hanno tutti la testa dura. Lui è cresciuto così, in kart si usa molto la terra” Chinchero: “Quest’anno ci sono stati dei momenti di pressione?” Antonelli: “Da parte del team no, mai. Le pressioni che ho sentito me le sono messe io. Il periodo europeo è stato difficile, ho fatto fatica, soprattutto quando è arrivata la pressione nuova. È stato un momento complicato, ho sentito più pressione perché vedevo che facevo fatica e guidavo teso. Mettersi pressione da solo non è mai il massimo” Wolff: “Queste macchine hanno un grande difetto: sono difficili da guidare. E le nostre macchine sono difficili da capire, soprattutto è difficile capire dove è il limite. Un pilota giovane non può sapere se lui sta guidando al 90% o al 110%. La maturità e l’esperienza che ha George, che ha guidato questa macchina per tre anni, è molto importante. Se guardiamo gli altri piloti giovani che corrono con team un po’ più lenti, bisogna ricordarsi che quelle macchine sono più facili da guidare. Pensate ai piloti Red Bull che fanno fatica e poi quando vanno in Racing Bulls fanno meglio. È importante ricordarsi tutto questo: per Kimi è il primo anno con questa macchina e il primo anno che scopre questo mondo” Piria: “Come è gestire le energie con tutti questi Gran Premi? Toto, riesci a capire dalla mattina quando per Kimi è una giornata no?” Antonelli: “Il mio preparatore mi vede al mattino e capisce come sono messo. Ora indosso anche un anello che mi controlla e non ho scampo, vedono tutto: quando vado a dormire, come dormo, quanto dormo. Ma già di mio cerco di fare tutto nel modo corretto. Una cosa che non sopporto è entrare in macchina ed essere stanco, perché poi guidi male, ti arrabbi e guidi ancora peggio” Wolff: “Ci sono volte in cui qualcuno mi dice che Kimi è ancora fuori al ristorante, come fanno tutti gli italiani. Alla fine, lui mi manda un messaggio quando va a letto”

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Redazione Sky Sport Formula 1