Viviamo quello che il destino ci tolse 30 anni fa

È ormai uso comune nel linguaggio social, utilizzare l’emoji della capra, per sottolineare la grandezza di un campione. Per noi italiani è molto particolare visto che spesso utilizziamo il termine capra non certo per esaltare le doti di un atleta o di un artista. L’emoji è solo figlia del tempo che viviamo perché GOAT, ossia capra tradotto letteralmente, in realtà è un acronimo e sta per Greatest Of All Time, Il più grande di tutti i tempi. Termine già utilizzato in passato per Cassius Clay e Carl Lewis, passando per Michael Jordan, Maradona, Tomba, Rossi e i tanti sportivi che hanno scritto pagine indelebili di storia dello sport. Qui arriviamo al dunque, ossia perché e come utilizzare questo termine… Sui social si sa, si va a sentimento, nell’ormai storico dualismo Messi e Ronaldo. Potremmo stare ore e ore a discutere su chi sia effettivamente il migliore o se non valgono un’unghia di Maradona o di Ronaldo quello originale, il fenomeno. Probabilmente è giusto che ognuno abbia il proprio GOAT e che si tenga la sua idea e le discussioni al bar con gli amici, anche perché, come detto mille volte, fare confronti nella storia è impossibile. Preparazione, mezzi tecnici diversi, qualità degli avversari, sono tutti elementi che porterebbero a protrarre all’infinito le chiacchiere. A zittirle, ma solo in parte, sono i numeri e le statistiche. Per individuare il più grande di tutti i tempi, prendiamo il numero di goal o di assist o di punti o di vittorie. Certo anche questi sono poi condizionati dall’aumentare delle competizioni, più possibilità di farli crescere e se vogliamo dalla qualità degli avversari. C’è chi ha numeri pazzeschi, ma non i migliori perché ha trovato sulla sua strada altri del suo calibro, c’è chi è leader nelle statistiche, ma magari ha vinto in periodi meno combattuti. Arriviamo quindi al nostro GOAT, Lewis Hamilton, lo dicono i numeri: unico in tripla cifra per numero di pole e vittorie 104 a 105 e primo in tutto. Certo, parliamo di uno sport in cui il risultato non può prescindere dal mezzo. Se Alonso avesse avuto la stessa macchina di Vettel quando lottava contro la Red Bull di Newey o la Mercedes di Lewis, forse adesso le statistiche ci racconterebbero tutt’altro, ma mettiamola allora sul piano delle scelte e dei momenti. Ad esempio, Hamilton ha debuttato proprio al fianco del due volte campione del mondo, minandone sicurezza e forza, tanto che a fine stagione decise di lasciare la McLaren. Ha quasi vinto il mondiale al primo anno, in una stagione in cui la SPY STORY avrebbe probabilmente demolito chiunque e che comunque ha avuto un peso specifico sull’esito di quell’anno, oltre alla ‘faida’ interna. Lewis si è mosso sempre nel momento giusto, nel posto giusto. Anche questo contribuisce ad essere un GOAT? Le scelte? Sì, certo. E vale in tutti gli sport. Viviamo uno sport però in cui i numeri non sono tutto, lo dimostra il fatto che a distanza di 30 anni Senna sia considerato un idolo anche da chi fa questo di mestiere, come Leclerc ad esempio, ma non l’ha mai visto correre. La grandezza di Hamilton sta anche nel fatto che siano state proprio le famiglie di Senna, ma anche di Fangio, a volerlo onorare nell’arco della sua carriera. Se poi sentiamo la top 5 di Rosberg, amico di infanzia, ma poi acerrimo rivale, beh c’è poco da discutere: Hamilton, Senna, Schumacher, Fangio e Verstappen. Anche chi ha lavorato sia con Schumi che con Lewis, traballa tra discussioni sulla dedizione, il lavoro, l’attenzione maniacale ai dettagli e il talento. Statistiche alla mano, il GOAT della Formula 1, Lewis Hamilton, approda nella terra del GOAT della Ferrari, Schumacher, con le sue 72 vittorie, 58 pole, 5 titoli mondiali piloti e 6 costruttori, ma soprattutto colui che ha riportato il mondiale a Maranello dopo 21 anni di sospirata attesa. Con la rossa ci hanno provato altri campioni del mondo, come Prost, Alonso e Vettel, ma nessuno di loro è riuscito nell’impresa, adesso ci proverà anche lui, Lewis, the GOAT. Sta studiando italiano, ha individuato casa in centro a Milano, non dormirà nella casa di Enzo Ferrari a Fiorano, probabilmente per evitare anche banali discussioni su eventuali favoritismi, non ne vuole e ripiegherà probabilmente su un comodo motorhome quando sarà lì in fabbrica, lui che è stato uno dei primi a rinverdire l’usanza di una casa mobile per essere ancor di più casa e lavoro. Stiamo vivendo quello che il destino 30 anni fa ci ha tolto, ossia l’arrivo di Senna a Maranello. La misura è quella, ma con una differenza che Lewis oltre ad arrivarci da quarantenne, si troverà di fianco un pilota assolutamente veloce, talentuoso e, lo ha già dimostrato, vincente anche non con la macchina migliore. L’arrivo di Hamilton servirà tantissimo alla crescita di Charles, forse quella definitiva per completare il suo percorso da indubbio predestinato. Il tifo non si è ancora diviso nella scelta tra il primo titolo di Leclerc o l’ottava corona di Sir Lewis, perché prima di tutto serve che la macchina sia da mondiale e se i due si troveranno a litigare, cosa che escludo per carattere di entrambi, sarà perché saranno in lotta tra di loro per il titolo e sarebbe quindi un piacevolissimo problema. È indubbiamente la coppia più affascinante della griglia e sulla carta i mezzi per lottare ci sono tutti, guardando anche ai risultati della rossa nel finale della passata stagione, pur restando McLaren leggermente favorita per il trend degli ultimi due anni. No, Hamilton non è un’operazione di marketing perché porterà mentalità, metodo e attenzione ai particolari. Le donne e gli uomini di Maranello non vedono l’ora, presi da una sportiva eccitazione, di poter lavorare con lui. Adesso c’è di nuovo alla guida di una rossa un campione del mondo, non ci sono più scuse. Qualcuno ha scritto che Hamilton è finito, ma forse non avrà più l’ultimo decimo in qualifica, da dimostrare, ma in gara è un mastino, lo dimostrano le rimonte di Vegas e Abu Dhabi. Insomma, sta per scoccare l’ora, con qualche test a porte chiuse e poi la presentazione a Fiorano il 19 febbraio, un giorno dopo alla sua prima e vera ufficiale in divisa a Londra il 18. Ci siamo, GOAT + GOAT… Hamilton + Ferrari, lo dicono i numeri e il suo successo, non sarà tanto nel suo risultato, ma anche in quello della squadra, dovesse tornare sul tetto del mondo con Charles. Un’unica difficoltà… Lo storico ristorante Montana si adeguerà alla dieta vegana del Sir? Ecco siamo curiosi, perché la gramigna di mamma Rossela, the GOAT della cucina, potrebbe farlo traballare in tentazione…

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Carlo Vanzini