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MotoGP, Aragon: Valentino Rossi e Jorge Lorenzo vincitori lo stesso

MotoGp

Ivano Pasqualino

Jorge Lorenzo e Valentino Rossi (foto getty)

Rossi e Lorenzo non hanno vinto la gara ad Aragon, ma sono comunque riusciti a vincere la loro personale sfida. Forse la più importante: quella con sé stessi. Valentino è arrivato quinto correndo con una gamba fratturata, Jorge è salito sul podio dopo una gara per lunghi tratti al comando

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Si può vincere, pur senza vincere. Un concetto che va oltre lo sport, che sfocia nella quotidianità di tutti noi. Possiamo arrabbiarci per una sconfitta a calcetto, ma sentirci comunque soddisfatti per un gol segnato nella partitella persa 10-1 con gli amici. Una piccola gioia che conosce anche Valentino Rossi: pilota di MotoGP nel weekend, attaccante con discreti risultati il martedì sera. Il numero in campo è sempre il 46, naturalmente. Che poi sommando le due cifre, spunta fuori il 10, la maglia per eccellenza nel calcio. "Temo che martedì farò un po’ di fatica in campo – risponde Rossi sorridendo a chi gli chiede come va la frattura, al termine della gara di Aragon - Mi dispiace molto perché stavo vivendo un grande momento a calcetto, erano quattro partite che facevo sempre gol. L’ultima volta ho segnato anche il rigore, di solito li sbaglio sempre". Il rigore segnato da Rossi non è finito sulle prime pagine dei giornali, ma è una vittoria personale. Come quella conquistata nel weekend di Aragon.

Non doveva neanche partecipare, invece è arrivato tra i primi cinque a 24 giorni dalla frattura a tibia e perone della gamba destra. Non è salito sul podio, ma ha vinto comunque la sua personalissima gara. Valentino stravince la sfida contro gli scettici, contro i tempi logici della medicina, ma trionfa soprattutto nella sfida con sé stesso. Non si tratta più di vincere contro qualcuno, ma di raggiungere un obiettivo: riuscire a credere nelle proprie capacità, credere nella forza dei propri sogni ancora prima che nella forza della propria forcella. Un concetto comune a tutti: a chi corre 10 minuti in più nel parco sotto casa, a chi indovina un rovescio nella partitella a tennis, a chi centra il tiro da 3 nel playground. La vittoria "comunque" di Rossi ad Aragon è la vittoria di tutti.

Il primo bacio di Lorenzo

È salito invece sul podio Jorge Lorenzo, ma nel suo cuore non c’era differenza di altezza con il gradino su cui esultava Marquez a fine gara. Giorgio (come lo chiama affettuosamente Dall’Igna) ha condotto la gara per più di 15 giri. Anzi, ha “leaderato” la gara, come è solito dire Lorenzo. Lo spagnolo della Ducati ci aveva abituato spesso a partenze esaltanti, che andavano poi spegnendosi nel corso della gara con dei posizionamenti al di sotto delle sue aspettative. Ma la Ducati è una moto da sposare, non è un’avventura di una notte. Bisogna sedurla, corteggiarla e amarla a lungo con tutto il cuore. Possiamo dire che ad Aragon è arrivato il primo bacio tra Lorenzo e la Ducati: una prestazione convincente, passionale, che è valsa il terzo posto dietro le due Honda ufficiali. Ma cosa importa di tutto il resto, quando senti che è veramente nato l’amore? Lorenzo lascia la sua Spagna con questa certezza. Il popolo dei "ducatisti" ha già imparato ad amarlo, da quell'applauso sportivo a Dovizioso sotto il podio del Mugello. Anche Lorenzo, come Rossi, ha vinto ad Aragon pur senza vincere. Tra i due c’è anche un dato, molto particolare, che li accomuna in questa condizione di "vincitori comunque". Nel 2013 Jorge Lorenzo, nel corso delle prove libere del GP d'Olanda, si fratturò la clavicola: fu subito operato e incredibilmente riuscì a correre la domenica successiva, chiudendo al 5° posto. Lo stesso risultato di Valentino ad Aragon. Sono due infortuni diversi, è chiaro, ma il cuore del campione è sicuramente lo stesso.