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MotoGP. Carene story, Ducati "docet": nessuno come la Rossa

MotoGp

Antonio Boselli

Andrea Dovizioso, test Thailandia 2018 (foto: twitter.com)

Alla luce degli ultimi test di MotoGP in Thailandia, gli studi aerodinamici della casa di Borgo Panigale si confermano i più avanzati tra tutti i team factory schierati nel Motomondiale. Soluzioni talmente efficaci che quasi tutte le case concorrenti hanno provato a copiarle nel corso degli anni

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Il reparto ingegneristico della Ducati è il migliore del Motomondiale? E’ una domanda alla quale solo il cronometro può dare una risposta. In questi test invernali i risultati in pista sono stati positivi, soprattutto per Dovizioso e Petrucci. E’ certo però che gli studi aerodinamici della casa di Borgo Panigale siano i più avanzati, tanto che quasi tutte le case concorrenti non si sono fatte alcun problema nel copiarne le soluzioni nel corso degli anni. La storia parte dal 2015 quando la Ducati cominciò a inserire dei profili alari sulla carena, non era la prima casa a fare sperimenti aerodinamici ma forse mai come in questo caso si è deciso di affrontare questo studio con tanto impegno e risorse. Nel 2016 i primi risultati positivi, la Ducati comincia a essere sempre più competitiva. Se da una parte le squadre concorrenti copiano le soluzioni, dall’altra le case giapponesi spingono perché le ali siano bandite. Le ragioni addotte erano che in caso di incidenti queste appendici potevano risultare pericolose, con il rischio che con lo sviluppo di questi componenti i top team cominciassero a spendere budget sempre più imponenti. Ma la scelta di bandire le ali non ha fermato il reparto corse diretto da Gigi Dall’Igna e così nel 2017 sono cominciate a ricomparire sulla Ducati dei profili alari integrati alle carene, un escamotage che sebbene non riproduca gli stessi identici punti di carico aerodinamico comunque ricrea un effetto down-force.

Le nuove carene "alate"

Come nelle puntate precedenti, i team concorrenti cominciano a riprendere le soluzioni Ducati, vanificando peraltro l’intenzione di limitare le spese e forse anche la pericolosità. Ma il sospetto è sempre stato che quel divieto puntasse più a limitare la superiorità di un team all’avanguardia negli studi aerodinamici. Arriviamo così al 2018, in cui la Ducati si presenta con la quarta generazione di carene alate con la novità di un cupolino universale che si adatta a tre versioni differenti di carena mentre gli altri, come negli anni precedenti, inseguono. La lista è lunga: Honda, Yamaha, Aprilia, KTM e da oggi anche la Suzuki che ha portato in piste due soluzioni molto simili, quasi identiche a quelle della Ducati 2017. E allora, almeno per l’aerodinamica, non è necessariamente il cronometro a dirci quale sia il reparto ingegneristico migliore del mondo.