MotoGP, GP Germania. Jorge Lorenzo intervistato in esclusiva da Guido Meda
MotoGpAl Sachsenring Guido Meda ha intervistato in esclusiva Jorge Lorenzo: "Pedrosa? Capisco la sua decisione, anche io in passato ho avuto qualche momento di dubbio. Ho un po’ di rimpianti nel lasciare la Ducati, mi sono innamorato di questa moto, ma guardo sempre al futuro. Non sarà così semplice andare subito veloce con la Honda"
La stagione di Jorge Lorenzo ha fin qui vissuto un "prima" e un "dopo". In mezzo c'è la vittoria al Mugello, la prima dello spagnolo alla Ducati. Proprio nel giorno della massima felicità, Lorenzo ha annunciato il suo addio alla Rossa di Borgo Panigale a fine stagione. Poco dopo è arrivata la seconda vittoria consecutiva in Catalunya, ma soprattutto l'annuncio del suo passaggio alla Honda, al fianco di Marc Marquez. Tutti questi temi, e molto altro ancora, sono stati oggetto dell'intervista esclusiva di Guido Meda a Jorge Lorenzo al Sachsenring.
Tu, Pedrosa, Marquez e Rossi siete sempre stati considerati i fantastici 4. Vorrei una tua riflessione su Pedrosa, che ha annunciato il ritiro dalla MotoGP a fine anno.
"Tutti avremmo voluto che Dani continuasse a correre, è fantastico vederlo guidare con la sua pulizia. Però comprendo la sua decisione, anche io in passato ho avuto qualche momento di dubbio, mi sono chiesto se vale la pena vivere con tutta questa pressione, con questo nervosismo".
Quindi anche tu hai vissuto dei momenti in cui hai avuto qualche dubbio...
"Poche volte, però sì li ho avuti... L'ultimo di questi momenti non è stato molto lontano".
Correre per te è un lavoro molto difficile e impegnativo, oppure è un hobby, un divertimento?
"Negli anni '70 i piloti la vivevamo diversamente rispetto ad oggi, era una cosa diversa, era più divertente, non dovevi prenderti cura della dieta, di quello che bevevi dopo la gare, non c'erano tanti mass media. Si divertivano di più, meno gare, meno compromessi. Anche noi siamo fortunati a stare qui, la gente da fuori vede e pensa che sia tutta una festa, ma quando sei in ospedale dopo un infortunio, oppure quando i risultati non sono buoni, senti una grande pressione la domenica mattina, questo non è bello".
Tu sei un isolano, nato a Maiorca. Di solito si dice che l'isolano è un pochino chiuso, fiero della sua isola. Tu ti senti isolano?
"Io mi sento del mondo, dell’Europa, della Spagna. Si può stare bene in molti posti del mondo. Maiorca è fantastica, ma anche Lugano è bella, fa molto più freddo, un po’ più noiosa, ma perfetta se hai una famiglia. Costruire una famiglia mia? Al momento no, sono focalizzato sulla MotoGP, ma in futuro mi piacerebbe. Una fidanzata? Ci siamo quasi, magari tra poco la porto fuori a cena.".
Nella vita hai sempre raccolto sfide, quasi come se ne avessi bisogno. Penso ai tuoi gesti: la bandiera piantata dopo la vittoria, il martello, gli spartani. Hai delle affermazioni toste quando vinci da fenomeno.
"Sono uno sportiva che ha bisogno di queste sfide, di questi problemi per superarmi e migliorare. Un po’ come Ronaldo, più mi criticano, più mi caricano, più lavoro. E di conseguenza, migliorano i miei risultati. Non è una buona idea criticarmi, perché ottengo risultati migliori. Però sono umano, una persona sensibile, e qualche elogio a volte può anche fare bene".
Dentro Lorenzo c'è una persona sensibile?
"Non lo so, durante le gare no. Fuori? La verità è che le esperienze della mia vita mi hanno reso duro, posso anche piangere ed essere sensibile con altre cose, come una musica o un ricordo romantico. Non siamo robot".
Quando hai detto che andrai alla Honda, sono arrivate le vittorie. Ti sei liberato mentalmente?
"Abbiamo messo insieme molte piccole cose, in poco tempo, che mi hanno aiutato nel mio momento peggiore, proprio nel momento in cui ho deciso di smettere con la Ducati. La velocità c'era già 7 mesi prima, in Qatar ho avuto sfortuna, ma a Jerez e Le Mans ho dimostrato di essere veloce, sono stato in testa per diversi giri, ma mi mancava qualcosa che mi facesse mantenere quella velocità per tutta la gara. La prima volta che ho provato la Ducati ho trovato una moto molto alta e grande rispetto alla Yamaha, quindi l'ho voluta rendere più bassa nel manubrio e nella sella. Questo però ha creato altri problemi nel primo anno, quindi a metà stagione sono ritornato con una moto alta come Dovizioso. Però alla fine della stagione 2017 siamo tornati con una sella bassa e ha funzionato. A me piace stare il più vicino possibile all'asfalto, specialmente quando entro in curva, appoggio il ginocchio prima di tutti, tenere la moto bassa è importante per arrivare prima all'asfalto, mi sporgo molto dalla moto con il sedere, quindi ho bisogno di larghezza".
Assen è stato un passo indietro per te oppure quella pista è ancora faticosa per la Ducati?
"Non mi aspettavo di fare quella partenza e di stare in testa per così tanti giri, avevo il passo per arrivare settimo-ottavo, quando la gomma è calata ho iniziato a perdere tanto, soprattutto nel T4. Assen è una pista particolare. Ho fatto un numero alla Marquez per tenere la moto in piedi? Non sono come Marquez in questo senso, inoltre la Ducati è più alta, è difficile fare quello che fa Marquez quando stai per cadere. Con le Bridgestone era più facile fare i salvataggi in stile Marquez, diversi piloti potevano riuscirci, adesso solo Marquez li può fare con le Michelin. La verità è che Michelin ha migliorato tanto le gomme, ma il grip dietro sembra ancora migliore rispetto alla gomma davanti".
A che ora vai a letto di sera?
"Mi piacerebbe andare a letto più tardi. Tra una serie tv e un film, si fa sempre mezzanotte e mezza, anche l'una di notte. La sveglia al mattino? Tardi, senza sveglia. Dieci e mezza, undici, anche mezzogiorno a volte. Il corpo deve recuperare in modo naturale, senza sveglia. Non ho un orario fisso, posso allenarmi tutto il giorno. Quando vado in bicicletta mi sveglio alle 10:30, di solito faccio un'ora in salita. Allenamento in moto? Faccio qualcosa, ma non tanto quanto Marquez e Rossi".
Senza la frase di Domenicali (Jorge è un grande pilota, ma non è riuscito ad adattarsi alla nostra moto) sarebbe andata diversamente la storia con la Ducati ?
"L'ambiente mi dava la sensazione che la Ducati avesse perso la pazienza e la fiducia in me, stavano cercando un altro pilota. Quindi, anche se la mia volontà era restare in Ducati, io e il mio manager abbiamo capito che dovevamo trovare una nuova strada velocemente. Dopo le due vittorie consecutive, dopo tanto sforzo, è normale pensare: "Chissà se avessimo continuato insieme…". Però non ho voluto pensare a quello che poteva essere, ma a quello che sarà in futuro, non ha senso lamentarsi del passato. Nel mio caso, il futuro sembra positivo. Ho un po’ di rimpianti nel lasciare la Ducati, mi hanno sempre trattato bene, mi sono innamorato di questa moto. Non dimenticherò mai l’accoglienza in Ducati il primo giorno in fabbrica. Mi dispiace lasciare la Ducati senza aver vinto. Ma sono una persona che guarda sempre al futuro, raccolgo una nuova sfida, una sfida importante e difficile, non ho tanto da perdere".
Quando rientri al box, analizziamo il tuo linguaggio del corpo: a volte sei agitato, altre volte sei calmo. E' facile lavorare con te oppure sei un pilota che pretende molto?
"Tutte le persone perfezioniste si arrabbiano quando le cose non vanno bene. Io sono un perfezionista, mi arrabbio perché voglio migliorare e trasmetto queste sensazioni alla squadra, loro capiscono questo mio momento caldo, sanno che dopo mezz'ora torna tutto normale".
Mappa 8 lo scorso anno. Dovizioso in un'intervista dice: "Jorge l'anno scorso voleva vincere, non gli importava di me. Ma lui è fatto così, è sincero, dice quello che pensa"
"Andrea ti dà un po' di martello e poi un po' di mantequilla (burro in spagnolo, ndr). A volte si fa al contrario... Dovi è fatto così, anche nei miei confronti, lui approfitta un po' della stampa per darmi un pochino di martello e un pochino di burro. Però lo accetto, so come è lui, anche io ho tanti difetti, mettermi il coltello al fianco mi carica ancora di più, quindi non lo farei spesso. Però la nostra relazione è buona e cordiale, semplicemente io penso questo di lui, e lui pensa questo di me".
Come vedi il tuo futuro alla Honda con Marquez?
"Non sarà così semplice andare subito veloce, Honda e Ducati hanno caratteristiche molto diverse. La Ducati è gigante, molto lunga e molto alta. La Honda invece sembra una 'pocket bike', Marquez la conosce da sei anni ed è un fenomeno, ma io sono un martello e ce la metterò tutta per andare forte".