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MotoGP 2018, GP Silverstone. Marc Marquez in esclusiva a Sky: da Rossi al futuro con Lorenzo

MotoGp

Sandro Donato Grosso

Marc Marquez all'attacco di Silverstone: lo spagnolo vuole consolidare il primato in classifica

Il leader del Mondiale ospite a Talent Time: "Contento dell'arrivo di Lorenzo, volevo un pilota forte con la mia stessa moto". Sulla lotta al titolo: "L'evoluzione del motore è stata fondamentale". Tornare domani al Ranch? "Mai dire mai... ma non credo che Vale domani mi inviti..."

SILVERSTONE, GARE CANCELLATE

LA CLASSIFICA - IL CALENDARIO

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La lotta al titolo

Mondiale più semplice del previsto? "Non è una stagione facile, stiamo spingendo, mancano ancora otto gare. Certo, se pensi che siamo a metà stagione e ho 59 punti di vantaggio su Rossi, 71 su Lorenzo e 72 su Dovizioso pensi che è un sogno. Ma manca ancora tanto per chiudere bene il sogno e svegliarmi bene. Le due Ducati vanno forte".

L'arma in più del 2018

"Nelle 3-4 gare all'inizio del Mondiale la nostra moto era davanti a tutte, per cui potevamo fare ciò che volevamo. Poi la Ducati ha fatto qualche passo in avanti. Noi abbiamo fatto alcune modifiche al motore, solo quello, una crescita che ci ha aiutato tanto per staccare in modo diverso e gestire la gara in modo diverso. Ora dobbiamo fare un altro passo in avanti, continuare a lavorare. Nel 2015-2016 cambiavamo tante cose, quest'anno invece abbiamo fatto solo un'evoluzione dello stesso motore. Per il primo anno ho iniziato con un motore che conoscevo già".

Le vittorie più belle

"Quest'anno i successi più belli sono stati quelli di Jerez e Assen. Quest'ultima in Olanda è stata una gara incredibile, con tanti sorpassi e controsorpassi. Erano anni che non si vedeva una MotoGP così".

Il duello Ducati-Honda

"Dovizioso quest'anno è più veloce, ma ha commesso anche qualche errore in più, per questo è solo quarto in classifica. Sarà dura fino alla fine, lottare con le due Ducati è molto difficile. Staccano molto forte e accelerano molto forte, è difficile lottare con loro. In Austria non posso dire di avere pensato più al campionato, non mi sono risparmiato: ho provato a vincere la gara, ho cambiato la strategia, ho spinto all’inizio, ci ho provato fino alla fine nel duello con Lorenzo".

L'arrivo di Lorenzo in Honda

"Honda mi ha sempre informato nel momento in cui ha iniziato a parlare con i piloti. Quando ha cominciato a farlo con Lorenzo mi ha chiesto se ci fosse qualche problema, ho risposto subito di no. Preferisco che il pilota forte, che può vincere il Mondiale, abbia la mia stessa moto. So che c'erano in lizza anche Zarco e Dovizioso, io ho chiesto solo che fosse un pilota forte. Quello che sta succedendo ora in Ducati lo dimostra: va forte la moto e vanno forte i due piloti, la rivalità fa crescere il livello. Se può già vincere l'anno prossimo al primo anno in Honda?  Spero di no! Ha dimostrato di essere forte, ha fatto fatica ma alla fine va bene con Ducati. Vedremo se sarà per una gara o per tutto l'anno, ma alla fine mi aspetto che vada forte anche con la Honda. Spero che faccia un po' fatica...".

Ma possiamo dire che Lorenzo arriva nel team di Marquez? "No, ci sono due team. Honda è in grado di produrre due moto diverse, come d'altronde ha fatto fino ad ora con Dani Pedrosa, che aveva la sua moto e il suo telaio. Dani ed io avevamo due stili e due caratteri diversi, abbiamo anche litigato tanto nel 2013 e 2014 ma fuori dalla pistra il rispetto era massimo".

Il ritorno al Ranch

Sei stato ospite di Valentino nel 2014, non ti vedremo mai più al Ranch? "Non bisogna dire 'mai più', anche se ora è vero, è difficile... E' stato un giorno molto molto bello, ho imparato tante cose, il Ranch è un luogo incredibile. Mi sono divertito, mi ricordo tutto di quella giornata. Se mi invitasse ancora, domani? Non mi invita...".

Quale aggettivo preferisci ti venga attribuito tra simpatico, furbo o intelligente? "Simpatico... bè... non puoi esserlo per tutto il mondo. Scelgo furbo. Devi essere intelligente, ma se non sei furbo... E' un mix, sempre parlando di come sono in pista. Fuori è diverso".

Il lavoro nei test

"La moto che avete visto completamente nera non è la moto del prossimo anno. E' un prototipo un po' diverso, ma se voglio posso usarla anche quest'anno. Stiamo provando alcune cose per capire la strada migliore da prendere, è importante andare piano. Nel 2015 abbiamo provato tutto in uno (telaio, motore...), dal 2016 invece l'approccio è diverso: i tecnici vanno più lentamente. E' quello che fanno anche Ducati e Yamaha. Si deve andare al decimo per decimo, non al mezzo secondo".

Nei giorni scorsi Valentino Rossi ha evidenziato l'approccio più simile ai team di F1 di Honda e Ducati: confermi? "Honda non aveva un test team reale, la Ducati è quella che ha fatto il primo passo. Pirro andava a un secondo massimo dal pilota più forte, in questo modo di potevano provare le cose in vista della gara. In Honda abbiamo cominciato a lavorare in questa direzione, in questo il supporto di Suppo è stato importante, piano piano già con Nakamoto avevamo cominciato a farlo, ma serve tempo. Non si può fare da un anno all'altro. Ora sembra che la strada presa sia quella giusta".

Il passaggio da Suppo a Puig com'è stato? "Sono due persone diverse. Uno era più team principal, si occupava anche degli sponsor, l'altro è più tecnico, si tratta di due approcci differenti".

Solo Honda nel futuro?

L'ing. Dall'Igna a casa ha sulla sua scrivania un DVD sullo stile di Marquez. Mai guidato una Ducati, neanche quelle su strada? "Non ne ho mai guidata una, giuro, non ho nemmeno la patente!"

E un futuro in Ducati in MotoGP? "Ho letto, a volte scrivono Marquez vince per la Honda... Ma se fosse così tutto il mondo verrebbe in Honda, basterebbe dire 'Honda, penso di poter vincere con la tua moto, me ne frego dei soldi', la prendi e basta. Quello che posso dire è che mi sento bene con questo team. Non sulla Honda, ma con la Honda. E' la Fabbrica più grande del mondo, sento che il mio commento viene sempre analizzato da ogni tecnico, mi sento importante in tutto".

L'obiettivo del 2018

"Vincere il Mondiale prima dell'ultima gara sarebbe meglio... Ma se lo devo fare all'ultima gara aspetterò. L'ansia, la fame, non è buona in questi casi. Se hai fame devi andare piano piano, se mangi troppo velocemente dopo stai male".

"Ogni anno l'obiettivo è vincere il Mondiale, è questo il punto di partenza. Sono stati tutti belli, ma sono stati speciali soprattutto quelli del 2013 e del 2014, quando ho vinto io e dopo mio fratello Alex nello stesso anno. E' stato incredibile per la mia famiglia".

Un Marquez in Yamaha?

"Alex in Yamaha? Lin Jarvis ha detto che un Marquez in Yamaha non si può vedere, lo aveva detto già a me nel 2016. Lo rispettiamo e lo capiamo. Quando vai in MotoGP devi essere pronto. Mio fratello non ha ancora fatto quello che deve fare in Moto2. Non bisogna avere fretta. Se vinci 10 gare in Moto2 tutte le porte sono aperte, è così, bisogna parlare in pista e non fuori".

I problemi Yamaha

Momento particolare per il team, sei mai stato in scia e hai visto quando la M1 cerca di dare trazione e l'elettronica non la supporta? "Dipende dal circuito, non si capisce bene da dietro, a differenza della Ducati. Però alla fine sono sempre là, in qualche gara mi aspetto che il team vada molto forte. Non dipende dalle gomme ma molto dal circuito".

L'importanza di nuove sfide

"La sfida del 2018 è quella di provare a vincere il Mondiale. Nel 2019 arriva un pilota nuovo, la nuova sfida sarà cercare di batterlo. Devi sempre avere una sfida. Se ci pensi anche Rossi, che è stato il più forte in tutti questi anni, aveva sempre un pilota con cui si sfidava: Biaggi, Stoner... averlo ti fa andare di più".

La casa si allaga, devi salvare un poster, quale scegli? Quello di Nieto, Agostini o Rossi? Scelgo quello di Agostini, mi sento molto bene con lui. Abbiamo parlato tanto, lo conosco bene".