MotoGP, 12 piloti per un Mondiale: la griglia di Paolo Beltramo

MAVERICK VINALES - E' una giovane (23 anni) certezza. La Yamaha su di lui ha puntato moltissimo strappandolo due stagioni fa alla Suzuki e venendo ripagata da 5 vittorie e 16 podi. Non abbastanza per uno che avrebbe le qualità per essere un vincente, ma importanti perché arrivate in un periodo nero per la casa. Quest’anno ha cambiato i tecnici della squadra puntando sull’armonia (ha bisogno di sentirsi un po’ coccolato) e spera che i problemi di trazione e consumo gomme della Yamaha siano in gran parte stati risolti. E poi deve riuscire a guidare nella prima parte di gara come fa nella seconda. Ci riuscisse sarebbe da candidare al titolo -

ANDREA DOVIZIOSO - L'italiano è oramai è una certezza: le 11 vittorie portate a casa negli ultimi due mondiali e un pezzettino (da Sepang 2016) lo dimostrano. In più c’è la sua profondissima conoscenza della moto e del mondo Ducati, del sistema di lavoro. Ha superato momenti difficili quando la Desmosedici non era competitiva, ha superato convivenze difficili (Iannone e Lorenzo), ha battuto Marquez in più di un testa a testa. Ha commesso qualche errore, ma pure questa serve a quei livelli. Ora parte da prima guida, con una moto che è sicuramente competitiva e senza la pressione che gli avrebbe messo la presenza di Jorge Lorenzo, ha lavorato bene e a fondo durante l’inverno, è maturo, sicuro, pronto. Uno dei favoriti per la vittoria, bello saperlo: un binomio italiano sicuramente competitivo, che pretendere di più? -

DANILO PETRUCCI - Il ventottenne di Terni, dove le moto hanno una tradizione profonda, radicata, è in MotoGP dal 2012 e non è mai passato per le categorie propedeutiche della Moto2 o 3. Ha guidato moto non competitive, poi l’arrivo nella squadra satellite di Ducati con la conquista di ben 4 secondi posti e 2 terzi. Insomma la dimostrazione che c’è, che è lì, vicinissimo. Ducati lo ha promosso a compagno di Dovizioso nel team ufficiale e Danilo si gioca la carta più importante della sua carriera ben sapendo che in una squadra tutta italiana (moto e piloti) ci si deve saper comportare, che la competizione interna è normale, ma non deve eccedere certi limiti. Lui è probabilmente in grado di mettere in difficoltà Dovizioso, bisogna che lo faccia bene e da subito. Poi se no arriveranno le gerarchie da rispettare -

ALEX RINS - Dopo un inizio di avventura in MotoGP difficile (era il 2017) per problemi fisici, l’anno scorso ha confermato di essere, da coetaneo di Viñales, uno dei talenti più puri di questa MotoGP giovane. Nel 2018 ha ottenuto 3 secondi e 2 terzi posti e deve dimostrare di essere un vincente: sia in moto3 sia in moto2 ha infatti vinto alcune gare, ma mai il titolo. Suzuki ha comunque deciso di puntare molto sulla linea giovane e gli ha data una moto equilibrata e competitiva con la quale deve riuscire ad imporsi come uno dei top -

CAL CRUTCHLOW - Viene da un inverno difficile e di sofferenza: la caduta australiana gli ha causato gravi danni ad un piede e soltanto ultimamente si può considerare avanti nella guarigione. Ma guida una Honda e ha molta esperienza. 16 podi, 3 vittorie e 4 pole in MotoGP dove guida dal 2011 l’inglese è uno dei piloti migliori del gruppo di quelli che si giocano le tappe, ma per ora non il titolo. D’altronde guidare, seppur da ufficiale, per un team esterno è un po’ penalizzante, ma il vero passo avanti Cal lo può fare commettendo meno errori -

FRANCESCO BAGNAIA - "Pecco" è il campione del mondo della Moto2 che come quasi tutti i suoi omologhi è passato immediatamente alla categoria superiore, alla MotoGP che è poi il punto d’arrivo (e di ripartenza) di ogni carriera da pilota. Pecco ci arriva supportato da un’esperienza professionale importante (Team Sky e VR46 Accademy) molto importante che lo ha di sicuro preparato al salto sulla Ducati della squadra satellite Pramac. Su di lui puntano molto Ducati e gli appassionati italiani: Bagnaia è infatti, veloce (nella guida e ad imparare), intelligente, tranquillo, solido, dedicato, serio. Insomma, potrebbe essere lui la sorpresa della stagione -

FRANCO MORBIDELLI - E' stato campione del mondo della Moto2 nel 2017, un anno prima di Bagnaia. Pure lui viene dalla VR46 Accademy, pure lui ha dimostrato di essere capace di imparare, di essere veloce, intelligente, determinato, serio. Ha avuto la sfortuna di esordire su una moto, la Honda non ufficiale dello scorso anno e in una squadra, il Team Marc VDS, in piena crisi di proprietà e gestione. Quest’anno è passato alla Yamaha, una moto più facile da guidare e probabilmente più competitiva e fa parte della nuova squadra Petronas che ha sodi ed ambizioni importanti. Pure lui è uno da sorprese -

ANDREA IANNONE - L'ex pilota della Ducati è uno forte, fortissimo. In Moto2 riusciva spesso a mettere in difficoltà e a battere Marquez, in Ducati è stato quello capace di riportare (Austria 2016) la Desmosedici al successo dopo anni e anni. In Suzuki ha ottenuto poco, ma ha dimostrato ai giapponesi che la moto poteva essere competitiva e ha contribuito a svilupparla. Ora è in Aprilia a riempire il vuoto assoluto rappresentato da Scott Redding nel ’18, ma soprattutto a giocarsi una carta importante nella sua carriera. In Aprilia vogliono crescere, migliorare, hanno investito, sono ambiziosi, ma Iannone ora deve rendersi conto che le corse a questo livello pretendono molta attenzione, una dedizione quasi totale e che quindi la vita devono essere le corse. Un altro nella lista delle possibili (belle) sorprese -

JOHAN ZARCO - Ha vinto 2 mondiali in Moto2 e soltanto dopo questa dimostrazione di superiorità (15 vittorie, 30 podi) è passato in MotoGP arrivando nella squadra francese Tech 3 che schierava le Yamaha satellite (e ufficiali) da oltre un ventennio. Si è subito messo in luce come uno dei più veloci, ma ha pagato (anche se in modo spesso contradditorio) i guai della Yamaha, mentre la scorsa stagione con la certezza del passaggio della squadra e suo in KTM evidentemente la Yamaha lo ha un po’ abbandonato al suo destino. Comunque in MotoGP Zarco ha ottenuto 4 secondi e 2 terzi più 4 pole, roba da pilota di alto rango. In KTM affronta difficoltà nuove e grandi perché deve contribuire a sviluppare una moto ancora abbastanza lontana dalla concorrenza migliore -

ALEIX ESPARGARO - Lo spagnolo continua la sua avventura con Aprilia. In carriera ha ottenuto soltanto 2 podi (uno in moto2 e l’altro in MotoGP nel lontano 2014). Per lui anche due pole nella massima categoria. Vista così, una carriera quasi insignificante, ma il più vecchio dei due fratelli della MotoGP (Pol corre con la KTM) è meglio di quello che dicono i numeri nella loro freddezza: è tosto, coraggioso, veloce, determinato. Cade un po’ troppo, ma in Aprilia sono contenti di lui che ha comunque avuto negli ultimi due anni vita facilissima con due compagni come Lowes e Redding, veramente negativi. Sarebbe bello che pure lui entrasse nel gruppo delle sorprese, vorrebbe dire che Aprilia è diventata più competitiva -

JOHAN MIR - Esordiente in MotoGP come Bagnaia, Oliveira e Quartararo ha strabiliato due anni fa in Moto3 stravincendo un mondiale solitamente incerto e combattuto. In Moto2 non ha fatto quanto ci saremmo aspettati (4 podi) da uno come lui, ma ha però deciso di fare il salto di categoria senza preoccuparsi della casella vuota nel titolo di questa categoria. Una scelta coraggiosa e di carattere: Mir è simpatico, intelligente, tranquillo, determinato, sa ciò che vuole, viene da Majorca come Lorenzo, Martin, Nadal (andiamo in crescendo) e Joan Mirò. 21 anni e tanta ambizione nella squadra più giovane e di prospettiva dell’intero schieramento: la Suzuki guidata da Davide Brivio, un misto di spaghetti e noodle che sembra funzionare -