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Bagnaia campione 2023: elegante e tosto, Pecco sarebbe piaciuto a Enzo Ferrari

MotoGp

Paolo Beltramo

©Getty

Bagnaia si conferma campione del mondo in MotoGP. Cambia il rivale rispetto al 2022, cambia il modo di conquistare il titolo, ma non cambia il modo di vincere di Pecco: elegante, corretto, sorridente, dolce fuori dalla pista ma allo stesso tempo duro e implacabile alla guida. Questione di stile: una determinazione calma che sarebbe piaciuta molto a Enzo Ferrari (che avrebbe apprezzato, naturalmente, anche il colore rosso della sua Ducati)

BAGNAIA BICAMPIONE: LO SPECIALE

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Tra le frasi famose di uno degli uomini più leggendari di sempre del motorsport, Enzo Ferrari, c’è quella che diceva che il secondo è il primo dei perdenti e che se dai un foglio ad un bambino che vuole disegnare un’auto, quasi sicuramente la farà rossa. Ecco, credo che Pecco Bagnaia sarebbe piaciuto molto al "Drake" per il colore della sua tuta e della sua Ducati, ovviamente, ma anche e soprattutto per questa sua determinazione calma, sorridente, mimetizzata, per la sua classe evidente, pulita, elegante, per quel suo saper essere dolce fuori dalle piste, ma tosto, duro quando guida. E poi intelligente, capace di analizzare, approfondire, capire i perché sia quando sta davanti, sia quando invece ci sono degli inciampi, dei gradini o anche soltanto delle salite.

Enzo Ferrari e Juan Manuel Fangio a Monza nel 1956 - ©Getty

La forza di ripetersi

Vincere, poi, è qualcosa che si può fare se sei tanto bravo, hai talento e fame. In molti hanno vinto un titolo, ma ripetersi, vincere ancora è più difficile, meno spontaneo, meno istintivo. Continuare ad essere campione vuol dire aver dentro qualcosa in più, forse la capacità di estraniarsi da tutto, dimenticare ciò che si è ottenuto, concentrarsi soltanto sul presente, sull’obiettivo del momento che è poi un tassello di ciò che serve per il mosaico del campione. Il campionato dello scorso anno Pecco Bagnaia l’ha vinto rimontando, credendoci, ma su un pilota in crisi tecnica come Fabio Quartararo con una Yamaha in calo, recuperando più di 90 punti di distacco. Quest’anno è stato tutto molto più difficile, impegnativo, estenuante con il numero "1" di campione sulla carena cioè il simbolo dell’uomo da battere, dell’obiettivo da centrare. Inoltre ha lottato con avversari con la sua stessa moto, competitiva, vincente e la novità delle Sprint oltre alle gare della domenica. Ha gestito tutto questo e molto altro che va e viene, succede, passa, che noi non percepiamo, ma che c’è nella vita e nelle gare di un pilota sotto pressione, con un compito tanto bello, affascinante, suadente quanto difficile, lontano, ghignante.

Gli avversari di Bagnaia: Martin e la pressione

È molto bello che un ragazzo italiano sia cresciuto fino a questo livello, sia riuscito a imboccare sentieri impervi, lontani, sconosciuti a chi non è almeno due volte Campione del Mondo della MotoGP o della 500. Non era scontato, anche se in molti ci speravamo pure credendoci viste le sue qualità. Si dice anche che più grandi, tosti, cattivi, forti, indomabili, resistenti sono gli avversari, più grande è il vincitore: se questo è vero e lo è, questo mondiale di Pecco vale moltissimo vista la stagione fantastica di Jorge "Bastonator" Martin, il pilota spagnolo già in pista di decollo da un po’, ma che quest’anno ha davvero spiccato il volo fino ai vertici della guida. Dispone di una moto ufficiale identica a quella del campione, ma non della squadra ufficiale. In compenso il team Prima Pramac si è dimostrato da anni un top per organizzazione e qualità del lavoro, mentre il colore diverso ha forse aiutato per una buona parte del suo inseguimento Martinator a farsi scivolare via la pressione che giocarsi un titolo così importante per forza comporta. Una pressione che Bagnaia ha saputo gestire con la solita apparente fredda eleganza, ma che è costata un impegno continuo, assoluto e importante. Anche questo deve essere stato un difficile avversario da battere.

Jorge Martin e Pecco Bagnaia - ©Ansa

Le differenze tra Jorge e Pecco

Pecco e Jorge sono stati compagni in Moto3, poi si sono separati e hanno seguito strade parallele, ma diverse. Oggi sono due piloti che non si assomigliano molto, il che dimostra che si possono raggiungere vette altissime arrampicandosi con stili diversi. Pecco è razionale, freddo, duro, Jorge aggressivo, istintivo, battagliero. L’italiano dà il suo meglio nelle gare della domenica, quelle più lunghe, più da gestire, dove avere un piano e saperlo adattare alla situazione è essenziale, lo spagnolo è il re delle Sprint del sabato, dove se può scappa, se ne va, dove dare il massimo o quasi dall’inizio alla fine è il sistema migliore. Uno più raffinato, l’altro più concreto.

Pecco Bagnaia e Jorge Martin - ©Ansa

Rivali in pista, grandi amici fuori

Un’altra peculiarità di Pecco: è il terzo dei campioni amici, sorridenti, abbracciati, complimentosi. Il primo che ha imboccato questa strada, anche se non così decisamente, è stato Joan Mir, campione nel 2020 con la Suzuki, poi è arrivato Fabio Quartararo più gentile, sorridente, amichevole, infine ecco Bagnaia ancora più amico di molti come Martin, Bezzecchi, Marini, Bastianini e molti altri. È il primo a essere riuscito a fare il bis, separando assolutamente e con successo la vita dalle gare. Il rapporto amichevole con i suoi avversari non gli ha fatto perdere nulla di quella cattiveria, durezza, decisione. Un gentile, elegante, implacabile campione.

Marco Bezzecchi, Domizia Castagnini e Pecco Bagnaia al matrimonio di Luca Marini