Quello che non hanno detto Bagnaia e Marquez

La neve a Madonna di Campiglio, dove già ce n’era tanta di suo, continua a cadere silenziosa come una carezza. Al Centro Congressi, per la prima volta nella lunga storia delle presentazioni Ducati, sono ammessi anche i tifosi. E il silenzio diventa rumore, schiamazzo, tifo per la rossa. Fermano Bagnaia, fermano Marquez. Foto, applausi, gridolini, battute sapide e battute anche insipide accompagnano i due fin sul palco dove verrà svelata la livrea della nuova Desmosedici con una cerimonia che mette la tecnologia al centro, proprio come vuole la MotoGP moderna. Ecco, Bagnaia e Marquez. E’ festa, perché già a partire dal test di Barcellona di fine 2024, sulla carta la Ducati non ha proprio rivali. In compenso di rivali, tra loro, ne ha infilati due belli grossi nel proprio box. La moto rossa, bellissima e cattivissima, passa un po’ in secondo piano a dispetto anche di una serie di passi avanti che dovrebbe aver fatto dal punto di vista tecnico per il 2025. In primo piano c’è invece tutto un volemosebene che, onestamente, sa un filino di provvisorio. Bagnaia e Marquez qui a Campiglio dimostrano di aver mandato a memoria tutte le dinamiche del linguaggio diplomatico. Sono entrambi bravi, maturi e concilianti. Educati ed accoglienti l’uno nei confronti dell’altro. Il quadro che ne esce è quello di una coppia equilibrata e distante dalla guerra. Dicono cose che sembrano verissime, altre vere, su alcune altre invece la sensazione è che scantonino, proprio come i migliori slalomisti della TreTrè di due settimane fa qui a Campiglio. Ci sta. E’ molto chiaro però che inizia per entrambi la stagione più importante di tutta la vita. A Pecco Bagnaia nessuno ha mai regalato niente, anzi. La sua carriera in Ducati MotoGP è stata sempre a rialzare la mitica asticella. Da quando dicevano che non avesse avversari, fino ad averli davvero tosti e ad averli battuti, fino ad esserne stato battuto , fino ad avere il più tosto di tutti, accanto, nel box. Adesso. Marc Marquez. Bagnaia è considerato da molti un’emanazione di Valentino Rossi, il che, avendo Marquez nel box, rimanda inevitabilmente alle vecchie devastanti ruggini. “Ma Bagnaia – come diceva oggi Tardozzi – è Bagnaia e la sua forza è quella di pensare con la propria testa”. Va bene, ma Rossi o non Rossi, la posizione dell’italiano non è comoda per niente. Abituato ad avere a che fare con Bastianini sul quale si era elevato assumendo il ruolo di padrone di casa, ora accoglie proprio quel Marquez che tenero in pista non lo è, non lo è mai stato; che ha un talento devastante, che ha vinto otto titoli, che ha vinto tre GP nel 2024 con una Ducati vecchia e che numericamente ha pure un conto in sospeso con Rossi. Arrivare cioè come Rossi a nove titoli e poi magari proseguire per il decimo. La Ducati era l’unica casa tecnicamente adatta allo scopo e, dopo un anno straordinario nel team Gresini Racing, eccoci qua. Marquez, lasciando Honda pur di provarci, ha rinunciato ad un bel po’ di milioni e ad un gruppo di lavoro al quale era legatissimo. Anche in Gresini ha trovato una famiglia, ma è stato un trampolino verso la sistemazione totale e definitiva in rosso per poter ricominciare. Perché per Marquez si tratta davvero di ricominciare dopo un infortunio durissimo che l’ha mandato ko fino quasi a stroncarne la carriera. Ma ha vinto lui quando, onestamente, pochi altri ci avrebbero creduto con la stessa intensità. E’ davvero difficile immaginare che da qui in poi Marquez si metta a fare sconti e a camminare in punta di piedi regalando delicatezze al vicino di box. Non sarebbe nemmeno giusto, né per lui né per Bagnaia, a questo punto. La famosa testa straordinaria di Bagnaia in questo momento gli suggerisce di prenderla con filosofia e fiducia nei propri eclatanti mezzi. E’ un po’ come se questo gigantesco cambiamento lo avesse messo nel conto da tempo e si fosse strutturato in anticipo per non deragliare dal proprio binario di serietà, velocità, signorilità. A tutti i costi. Qualunque cosa accada. Immaginiamo che intenda la sfida con Marquez come l’esame della laurea. Nel motociclismo diventare Dottore è quella cosa lì che può prelevarti dalla storia e metterti nella leggenda. Se Bagnaia vincesse avrebbe superato proprio tutto: avversari, tensione, errori, eventi, chiacchiere, dubbi, cattiverie. E’ del tutto vero che i due chiacchierino amabilmente l’uno con l’altro, che si facciano compagnia nei momenti morti ed è molto vero che collaborino come fossero una persona sola per fare della Desmosedici 2025 il miglior mezzo possibile per entrambi. Guidano in maniera differente: Bagnaia punta molto su una staccata impressionante, Marquez sulla velocità di percorrenza delle curve che è sbalorditiva se sono a sinistra. Se la moto dovesse migliorare in curva ed in staccata il beneficio sarebbe globale. E più a Campiglio cade la neve, più è difficile immaginare un mondiale che non sia una faccenda privata tra loro due. E’ brutto dover pensare che a Pecco serva battere Marc per dimostrare ancora quanto vale per davvero, ma alcuni ancora lo pensano e i fatti gli apparecchiano la sfida. Pecco è pronto. Marc pure. La Ducati è lì per entrambi, quasi certa che comunque vada sarà un mondiale rosso.

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Quello che non hanno detto Bagnaia e Marquez

Guido Meda