Le Vera musica del GP del Texas: le pagelle musicali del terzo GP stagionale

Il Gran Premio delle Americhe è senza dubbio la tappa più musicale del motomondiale. Austin non è solo la capitale del Texas, ma anche la capitale mondiale della musica dal vivo, come recita il suo slogan: Live Music Capital of the World. Definizione meritatissima, visto che la città vanta il maggior numero di locali in rapporto alla popolazione di tutti gli Stati Uniti. Giorno e notte di esibiscono dal vivo numerosi gruppi, più o meno noti. E, a proposito di artisti famosi, il Texas ha dato i natali a numerose stelle: Janis Joplin la più brillante, tra una miriade di illustri colleghi. Come i Pantera, una delle band Heavy Metal migliori di sempre, Stevie Ray Vaughan, Hilary Duff, Selena Gomez, Meat Loaf, Buddy Holly, Teddy Wilson, Vanilla Ice, le Destiny's Child, solo per citarne alcuni. Anche la MotoGP, a livello di playlist, il non ha deluso le aspettative… Marc Marquez - Viva la VIda Con oltre 100 milioni di copie vendute, i Coldplay sono una delle band di maggiore successo nella storia della musica e, con 108 trofei in bacheca, anche una delle più ‘vincenti’. Ma anche delle più divisive… A ‘Rush of Blood to the Head’ sancisce la loro fama internazionale con singoli come Yellow e, mentre cresce numero dei fan, si amplificano anche gli ‘haters’. Il pubblico è diviso: musica semplicemente geniale o genialmente banale? Il fulcro dell’attenzione è il frontman Chris Martin. Talentuoso, carismatico, brillante, bello, cortese, impegnato nella beneficenza, accompagnato da donne di successo e bellissime . Insomma, tanto perfetto da sembrare fake a molti, anche per la sua leggendaria scaltrezza. Tra i detrattori, anche un insospettabile collega: Bono Vox. Messo da parte il suo aplomb inglese, il leader degli U2 ha dichiarato nel 2009 alla BBC: “Chris Martin ha un carattere totalmente disfunzionale ed è una testa di ****, ma è anche un genio quando si tratta di melodie”. Dunque, inattaccabile dal punto di vista del talento, controverso dal lato umano. Un visionario molto astuto e furbo. Il successo planetario di ‘Viva La Vida or Death and All His Friends’ è dovuto anche a una sua intuizione. Dopo il boom di ‘X & Y’, i Coldplay avrebbero potuto godersi tranquillamente lo strascico, senza troppi sforzi. Ma Chris Martin decide di cercare il limite e osare, affidando la produzione a Brian Eno che, infatti, mette la sua firma. Predisponendo, ad esempio , una seduta di ipnosi prima di una sessione di registrazione. Risultato? 'Viva la Vida' è il primo singolo dei Coldplay contemporaneamente in testa alle classifiche USA e UK, mentre l'album è il più venduto del 2008 con oltre 10 milioni di copie. Marc Marquez è un fuoriclasse indiscusso, uno dei piloti più forti della storia, tra i più titolati al mondo: 8 mondiali e 90 vittorie, numeri che vantano in pochi. E, come nessun altro, è in grado di suscitare sentimenti di amore/odio di natura opposta ed equivalente intensità. I suoi numerosissimi fans lo considerano il più grande di sempre; i suoi nemici, pur riconoscendogli l’innegabile talento, non sopportano l’ambiguità caratteriale, ricordando anche spiacevoli controversie del passato. Il cabroncito di Cervera è, come tutti i campioni, un personaggio complesso. Non ha solo una dote innata per la guida: è astuto, sfrontato, affamato di vittoria. Spesso le sue strategie si sono rivelate lungimiranti, vincenti. Lo stesso piano concordato con il suo team ad Austin per cogliere di sorpresa tutti – al di là dell’errore sul dettaglio di regolamento – ha confermato la supremazia tattica dello spagnolo, seguito come il pifferaio magico nei box dagli altri piloti per il cambio moto. Marquez sapeva che lo avrebbero seguito, provocando la partenza posticipata e, in caso contrario, era convinto di vincere anche partendo ultimo con le gomme slick. Il Cota è il suo regno: 7 vittorie, 8 pole, 7 podi, la vittoria nella sprint del sabato. Capitan America avrebbe anche potuto sedersi sugli allori, fare il minimo indispensabile su una pista dove non ha rivali. Invece è rimasto fedele a sé stesso: accontentarsi mai, osare sempre. Forse la caduta al nono giro è figlia anche di questo. Del resto, anche i più grandi cadono. Chiedete a Chris Martin, che qualche mese fa è piombato in una botola rimasta aperta proprio in mezzo al palco durante un concerto. BAGNAIA - ANGEL Se c’è un artista a cui il detto ‘Nemo propheta in patria’ può essere applicato, è sicuramente Robbie Williams. E non perché il cantante non sia amato in Inghilterra , ma per una costante aggressione nei suoi confronti da parte dei tabloid inglesi. Oltre alla morbosa attenzione al gossip, e agli eccessi da rockstar, la lente d’ingrandimento su di lui è stata costante e priva di indulgenza, tanto da portarlo a un esaurimento nervoso. Nonostante milioni di copie vendute, la fama internazionale, singoli come Angels, Feel, Rock Dj, che sono entrati nella storia della musica, nessun errore è concesso a Robbie. Questo rapporto un po’ isterico ha trovato il suo climax dopo la pubblicazione di Rudebox nel 2006. La title track omonima raggiunge il primo posto in vari paesi, tra cui l’Italia, mentre in Inghilterra il The Sun la definisce ‘la canzone peggiore di sempre’. In Europa il tour viaggia a gonfie vele, ma nel Regno Unito continua il gioco al massacro dell’album. La tappa casalinga, a Leeds, è un incubo per il frontman, che cade in preda a un attacco di panico che cerca di gestire per tutto il concerto. A fine live, decide di prendersi una pausa dalle scene. La stampa inglese continua imperterrita a speculare sul raffronto tra il suo fallimento e i fasti dei Take That, tornati insieme e ai vertici con 'Beautiful world'. Dopo quasi tre anni Robbie Williams torna con 'Reality Killed the Video Star': il disco supera il milione di copie, 900 mila in Gran Bretagna, e nel 2010 ai BRIT Awards riceve l'Outstanding Contribution to Music Award per il suo ‘eccezionale contributo alla musica britannica’. Bisognerebbe mantenere sempre un certo equilibrio quando si parla di musica o di sport: lo sa bene Pecco Bagnaia che, dopo la vittoria ad Austin, ha confessato di aver accusato certi commenti ingiusti e superficiali, provenienti anche da addetti ai lavori. Al suo momento di difficoltà tecnica si è aggiunto il peso psicologico di gestire le critiche che gli sono piovute addosso per una parentesi non al top, incuranti dei tre titoli mondiali e dei record che ha infranto nelle ultime stagioni. Con la vittoria in America, Pecco si è ripreso il successo e si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. Sempre con eleganza e moderazione. Probabilmente, se non fosse caduto, Marquez avrebbe vinto. Ma è caduto, e Pecco è stato pronto ad approfittare dell’errore. L’anno scorso Martin ha vinto il titolo grazie alla costanza e alla capacità di monetizzare gli sbagli di Bagnaia. Vincere in Texas, poi, è stato ancora più importante: nel regno di Marquez, senza dover aspettare la pista del Qatar, più amica. Chissà se questo basterà a non mettere più in dubbio il suo ‘eccezionale contributo al motociclismo italiano’. ALEX MARQUEZ - WHAT'S UP Four non blondes è il nome di una band di rock alternativo nata negli Stati Uniti alla fine degli anni ’80. Il nome deriva da un episodio raccontato dai membri stessi del gruppo : una madre che trascina via un bambino intimandogli di allontanarsi da certe persone. Da lì deriva ‘i non biondi’, cioè al di fuori dei canoni californiani. Nonostante la storia curiosa, il nome non dice comunque molto ai più. È il titolo di una canzone che è rimasto, invece, nella storia, un unico singolo che ha regalato l’immortalità alla formazione americana: 'What’s up'. Pubblicato il 23 giugno del 1993, il brano schizza in vetta alle classifiche di mezzo mondo, diventando disco d’oro in quattro Paesi e disco di platino in altri sei: un successo planetario. Alex Marquez, pur essendo un pilota di grande talento, non corrisponde esattamente al profilo classico del motociclista un po’ folle, sopra le righe, istrionico. Alla Marc, per intenderci. È un ‘non biondo’ della MotoGP. Ma è in vetta alla classifica mondiale. DI GIANNANTONIO - COWBOYS FROM HELL Ad Austin Digiannantonio è tornato sul podio dopo 497 giorni , e a soli 53 giorni dalla frattura alla clavicola riportata durante i test di Sepang. Diggia ha lottato come un leone, stringendo i denti per sopportare il dolore fisico e lasciarsi alle spalle un brutto periodo di infortuni. Da vero cowboy, in sella alla sua Ducati vestita per l’occasione con la bandiera a stelle e strisce. Uscire dall’inferno non è semplice, ci vogliono forza e determinazione, e la convinzione di poter imporre la propria potenza sugli avversari. Come cantano i Pantera, nella canzone-manifesto della loro musica.

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Vera Spadini