I problemi della bassa pressione, il caso di Maverick Vinales

Durante il Gran Premio del Qatar, al di là dell’ennesima vittoria di Marc Marquez e del duello a distanza con Pecco Bagnaia, il protagonista indiscusso è stato Maverick Vinales. In sella alla sua KTM lo spagnolo è stato velocissimo, pulito nelle curve, bello da vedere: una piacevole sorpresa dopo l’inizio di stagione deludente, con il solo piccolo acuto di Austin, una pista che ama particolarmente. Per la traiettoria che la sua carriera ha preso ci si dimentica spesso di quanto Vinales sia un talento cristallino: campione del mondo Moto3, unico nella storia del motociclismo ad aver vinto un Gran Premio con tre scuderie diverse e, forse, pilota più forte della griglia quando è in giornata. Un asterisco non da poco se si pensa all’incostanza che lo ha sempre contraddistinto, come se fosse ‘emotivo’ in sella: se non trova le condizioni giuste fin dal venerdì, allora tutto il weekend sarà compromesso. Un grande rammarico considerando le sue qualità e la sua tecnica, un potenziale da campione del mondo. Ma torniamo al Qatar. Secondo al traguardo, Vinales è stato penalizzato di 16 secondi per una pressione irregolare sulla gomma anteriore, scivolando fino al quattordicesimo posto. Per questioni di sicurezza il regolamento della MotoGP prevede che ogni pneumatico anteriore debba svolgere almeno il 60% della gara al di sopra di un limite minimo di pressione. In caso contrario scatterebbe la sanzione. Era già successo in Thailandia, all’esordio stagionale, quando Marc Marquez fece passare il fratello Alex per rimettere a norma la pressione della sua gomma. Non è una dinamica così insolita. Nelle situazioni di bagarre uno pneumatico è sottoposto a forti sollecitazioni, sia per il calore dei gas di scarico sia per il flusso aerodinamico generati dalla moto davanti. Il risultato è un aumento della temperatura della gomma e di conseguenza un aumento della pressione, che diminuiscono la guidabilità del mezzo dal momento che cala il grip sull’asfalto e diventa più complicato massimizzare le traiettorie in curva. Prima di ogni gara un pilota può scegliere il livello di pressione dello pneumatico , in base al tipo di corsa che prevedere di fare. Nel caso di Vinales, per esempio, pensando di fare gara di rimonta ha scelto di tenerla più bassa della norma, scommettendo sul fatto che rimanere a centro gruppo avrebbe riportato i livelli a norma. Purtroppo per lui è stato fin troppo bravo. Quando si è trovato in testa non aveva più aria ‘sporca’ da prendere, a quel punto la gomma ha perso troppa pressione. Una volta passato da Marquez ha cercato di tenere il passo , ma il ritmo della Ducati è stato troppo alto: Vinales ha perso molti decimi in pochi giri, è uscito dal flusso di calore di Marc e ha dovuto finire la gara nelle condizioni in cui era. Per il regolamento della MotoGP di oggi la penalità è stata inevitabile. Cosa avrebbe dovuto fare in quella situazione? Ovviamente attaccarsi a Marquez, ma quando lo spagnolo sulla Ducati ha piazzato due giri record di seguito era evidente che fosse di un altro pianeta. A quel punto Vinales avrebbe potuto farsi superare da Bagnaia e sfruttare la sua scia, ma con Pecco c’erano altri piloti, il rischio di farsi ingoiare dal gruppo e perdere posizioni era troppo. Maverick ha rischiato, mantenendo la posizione che in maniera tanto spettacolare aveva conquistato in pista con la consapevolezza che la penalità era dietro l’angolo. Posso solo immaginare la sua frustrazione dopo una rimonta del genere, ma le regole sono da rispettare. Forse Michelin potrebbe valutare di abbassare leggermente i livelli di pressione minima, in accordo con le scuderie, dando più margine ai piloti per gestire questo aspetto e, all’occorrenza, osare con la strategia di gara. Considerando che su quattro Gran Premi è successo sia in Thailandia sia in Qatar, margine per intervenire ce n’è. Ma capisco che Michelin non voglia mettere a repentaglio la sicurezza dei piloti: quella, nonostante l’intrattenimento, rimane la cosa più importante.

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Mauro Sanchini