In pista con noi a Jerez

Jerez de la Frontera, uno dei tracciati storici delle due ruote, luogo di culto per gli amanti della velocità. La pista del cuore per gli spagnoli, perché posizionata in una zona dove il motociclismo è una religione. Intorno a Jerez, lungo la strada che porta alla città, è sempre pieno di appassionati, di tifosi, un gran via vai di moto, un ambiente bello e caloroso, dedicato in tutto e per tutto a questo sport. É un circuito storico anche per noi italiani. Qui Valentino Rossi ha ottenuto il primo podio nella classe 250 e in quella 500, e sempre Rossi, nel 2005, fece a Jerez lo storico sorpasso all'ultima curva su Sete Gibernau. La pista, oltre che ai tifosi, piace molto anche ai piloti: ha un layout simile a quello del Mugello, dove si raccordano cambi di direzione, curve veloci e staccate importanti, ma sempre con armonia. Guidare a Jerez è uno spasso. Nello specifico il tracciato è lungo 4423 metri. Sono 13 le curve, poche, eppure i rettilinei sono solo due: quello del traguardo e quello tra curva 5 e curva 6, lunghino e in discesa, che termina con una staccata feroce in ingresso curva. Il resto del circuito è un susseguirsi di curve, sia strette sia lunghe, in un'elegante alternanza. Le più impegnative sono appunto la 1 e la 6, quelle dopo i tratti sul dritto. Curva 1 è di 90 gradi verso destra, molto impegnativa perché essendo in salita rallenta la moto e consente di staccare più tardi, con il rischio di mancare il punto di corda. Non a caso in questo punto si vedono molti sorpassi. Discorso uguale e contrario per curva 6, sempre verso destra ma in discesa, molto decisa e con tanto angolo di piega, impegnativa sia per il pilota sia per i freni. Qui, nel 2024, Pecco Bagnaia fece un favoloso doppio sorpasso all'esterno, una mossa che poi gli valse anche la vittoria. Il setup della moto gioca un ruolo fondamentale a Jerez, perché serve che la moto regga bene le due curve sopra citate ma che allo stesso tempo permetta un passaggio scorrevole sulle curve veloci e a medio raggio. La configurazione della forcella e delle sospensioni tra anteriore e posteriore sono gli aspetti più importanti per essere performanti qui. Un altro aspetto caratteristico di Jerez è la temperatura dell'asfalto: dai test del mattino alla gara del pomeriggio passano diversi gradi e diversi decimi, si perde tanto grip sul posteriore e la guidabilità della moto ne risente, complicando le cose ai piloti, che non riescono a trovare il giusto feeling. Non è un caso che i tempi siano molto più veloci durante i test invernali, quando l'asfalto è a 30°, rispetto al weekend di gara in primavera, quando il manto stradale arriva addirittura a 55°, anche 60°. Chi è favorito per la gara? Ovviamente i nomi sono i soliti due: Marc Marquez, in forma smagliante in questo avvio di stagione, e Pecco Bagnaia, secondo in Qatar e qui vincitore nel 2024. Un anno fa Bagnaia ebbe la meglio in un duello spettacolare all'ultima curva proprio contro Marquez, con Jorge Martin, vincitore della sprint, caduto a metà gara. Sarà un'occasione preziosa per Pecco per ricucire il distacco in classifica ma soprattutto per dimostrare a Marc che può batterlo in pista in una sfida 'vera', una situazione mai verificata finora in stagione, con lo spagnolo sempre imprendibile . Cosa potrebbe cambiare? Tanto. La vittoria potrebbe interrompere il dominio di MM e invertire l'inerzia di questo campionato.

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In pista con noi a Jerez

Mauro Sanchini