Nessuno aveva visto arrivare Fermín Aldeguer

Fermín Aldeguer è stato finora la bella scoperta della stagione 2025 di MotoGP, in sella alla Ducati del team Gresini. È l’ennesimo prodotto del vivaio motociclistico spagnolo ma a 20 anni ha già fatto vedere grandi cose. Abbiamo imparato a conoscerlo nel 2021, quando oltre a correre nella nuova categoria Moto-E ha partecipato anche al campionato europeo di velocità a bordo della Boscoscuro. Proprio a metà di quella stagione, dopo l’interruzione del rapporto tra il team SpeedUp e Yari Montella, venne chiamato per correre la seconda parte del campionato, raccogliendo gli apprezzamenti di Luca Boscoscuro, che decise di ingaggiarlo come pilota ufficiale per il successivo mondiale Moto2. Nel 2022, a 17 anni, fa un’ottima stagione di ‘esordio’, sfiorando il podio in un paio di occasioni, mentre nel 2023 esplode definitivamente, vincendo tutte le ultime quattro gare del campionato e proponendosi come candidato principale per il titolo nel 2024. Proprio a inizio 2024 la Ducati intravede il suo potenziale, bloccandolo come pilota per il mondiale MotoGP. Ma quell’anno non gli porta il successo sperato, anzi: vince meno gare rispetto al 2023 e addirittura vede diventare campione del mondo il giapponese Ai Ogura, che come lui guida una Boscoscuro. Cominciano ad affiorare dei dubbi sul giovane Aldeguer, accentuati dalle difficoltà emerse nei test invernali e nei primi Gran Premi, dove proprio Ogura, in sella a una Aprilia di certo meno performante della sua Ducati, brilla tra le posizioni di vertice. Almeno fino al GP del Qatar, quarto appuntamento della stagione, dove da ‘brutto anatroccolo’ ha completato la sua trasformazione, diventando un pilota da top five: quarto nella sprint e quinto in gara in Qatar, terzo nella sprint e terzo in gara a Le Mans, terzo anche nella sprint ad Aragon, togliendosi peraltro lo sfizio di chiudere le tre sessioni di test in Spagna dietro al solo Marc Marquez, dominatore assoluto del weekend, unici due piloti a scendere sotto il muro del 1’46”. Da quanto emerso finora nella sua breve carriera, Fermín Aldeguer è un pilota interessante sotto almeno tre aspetti. Il primo riguarda il suo approccio e il suo metodo di lavoro: in pochi mesi di MotoGP è maturato tantissimo, sia all’interno nel box nel rapporto con i tecnici sia nel modo di stare in pista, migliorando con una velocità inaspettata e dimostrandosi intelligente e duttile nell’apprendere. Qualche errore lo ha fatto, com’è giusto che sia, ma in pista finora ha sprecato poco nonostante i suoi 20 anni. Il secondo aspetto è la sua fisicità: Aldeguer è alto e muscoloso, eppure sa ‘nascondersi’ molto bene sulla moto per non pregiudicarne l’aerodinamica. Da questo punto di vista ricorda Max Biaggi. Questo suo fisico lo aiuta a portare la moto dove vuole, a domarla nelle traiettorie, una caratteristica che lo ha aiutato in carriera, permettendogli di entrare nel motomondiale da Moto2 e Moto-E, pesanti e potenti, evitandogli la gavetta delle piccole cilindrate. Il terzo aspetto, forse il più interessante per un pilota, è la sua tecnica di guida. Complici gli anni in Moto2, Aldeguer guida ancora in maniera troppo ‘tonda’ – traiettorie più lunghe, con angoli di piega maggiori, che consentono di avere maggiore velocità ma che consumano maggiormente le gomme proseguendo nella gara – rispetto allo stile della MotoGP. Fa parte della naturale crescita di un pilota, soprattutto nella stagione di esordio, ed è un aspetto su cui sta lavorando. Da un certo punto di vista però sarà un vantaggio per il futuro. Perché se già oggi è in grado di raccogliere risultati da podio con questo stile ‘ibrido’, lascia intendere di avere margini di miglioramento sorprendenti per poter diventare un pilota formidabile. E, dettaglio da non trascurare, ha fatto vedere di poter andare a podio sia con pista asciutta sia in condizioni di asfalto bagnato, l’ennesima conferma di un talento destinato a regalarci spettacolo e un futuro luminoso in MotoGP.

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Nessuno aveva visto arrivare Fermín Aldeguer

Mauro Sanchini