Bagnaia, le due strade per uscire dalle difficoltà

Uno che avesse visto correre Bagnaia al Mugello nei primi cinque giri di gara e poi avesse abbandonato il Gran Premio per un impegno urgente, poteva pensare che avesse vinto, che fosse caduto per eccesso di disinvoltura o al massimo che fosse arrivato secondo, di misura dietro a Marquez. E invece quel Gran Premio d’Italia è stato una specie di catastrofe. Dopo la bagarre dell’anno il ritmo di Bagnaia si è spento, piano piano, ma nemmeno poi troppo, quel tanto che è bastato per non riuscire a stare né con Marquez, né con il fratello Alex e nemmeno con Di Giannantonio, che nel finale si è preso di cattiveria il podio staccando Bagnaia di un secondo in tre curve. Male male. E allora, che Bagnaia è mai questo? Uno in crisi? Adesso lo dicono in tanti, ma i primi giri del Mugello suggeriscono che è prematuro pensarlo. Dalle ragioni tradizionali per cui fa fatica quest’anno lui non si stacca: nonostante la moto sia pochissimo dissimile da quella dell’anno scorso con cui combatteva con Martin punto a punto e con cui vinceva undici Gran Premi , lui non sente le stesse sensazioni. Ha il davanti ballerino, che si ripercuote sul dietro, non si fida perché la ruota davanti si blocca quando frena rischiando di sbatterlo per terra e quella dietro non è che stia tanto meglio. Anzi, al Mugello ha pure spiegato che a fine gara dalla gomma posteriore si era staccato un pezzo nemmeno troppo piccolo, inducendo quelle vibrazioni devastanti che gli hanno reso impossibile correre dietro a Di Giannantonio dopo aver incassato il sorpasso. Non c'è motivo di non credergli e qualcosa che non gira, di sicuro, c’è. Bagnaia torna al box mesto. E’ certamente brutto trovare solo la propria gente perché i dirigenti Ducati sono - giustamente - al parco chiuso a festeggiare il vincitore, che per inciso è il suo compagno. Allarga le braccia sconsolato e fa un mezzo sorriso alla telecamera che vuol dire “non capisco, non so che farci”. Già, ed è un peccato, perché sappiamo bene che razza di pilota può essere Bagnaia quando moto e anima girano nello stesso verso. Marquez in compenso sa che farci. E ci vince. Nella metà del box di Bagnaia, per quel che ne sappiamo, le provano tutte per aiutarlo e nessuno si arrende. Il sospetto che un particolare fastidioso, annidato da qualche parte, gli complichi la guida non se lo sono mai tolto e continuano a cercarlo, esplorando soluzioni anche estreme come i dischi freno maggiorati di Aragon, dove sulla carta non servivano, non erano indicati affatto. Eppure, la novità ha funzionato. Ci sono due strade da percorrere per capire le ragioni delle difficoltà: una passa per la moto, l’altra inevitabilmente per il pilota ed è possibile che siano plausibili entrambe. La Ducati 2025 sarebbe ugualissima a quella del 2024, in tutto e per tutto, ma Bagnaia ti dice che per motivi di omologazione tornare indietro non si può. Quindi? E’ uguale o no? Questo sarebbe il destino anche per il 2026 che vedrà le moto congelate in attesa del nuovo regolamento. La prospettiva è inquietante per Pecco se non cambia qualcosa. Le leggende del paddock dicono che sulla 2025 avrebbero modificato l’albero motore, di poco, ma variando le inerzie quel tanto che basta per destabilizzare le sensazioni di un perfezionista totale-mondiale-globale come Pecco. Di risposte certe non ne arrivano. E’ come se ci fosse da una parte una convinzione concreta degli ingegneri - che non trovano spiegazioni nei numeri - e dall’altra una convinzione del pilota non identificabile nei numeri che ha a che fare con la sua personale sensibilità. Non è però dicendo che “questo tempo servirà per valutare situazioni e persone” che Bagnaia ne può saltare fuori. Sembra più la frase a caldo di uno incavolato per qualcosa. Una di quelle frasi di cui magari il giorno dopo ti penti, perché nessuno meglio di te sa cosa stai facendo per la Ducati e cosa la Ducati sta facendo per provare a restituirti moto, sensazioni e gloria. Non vuole essere una difesa a spada tratta e per forza della Ducati, ma nemmeno ci riesce di pensare che a Borgo Panigale qualcuno remi contro. Nemmeno Bagnaia lo pensa. Comprendiamo che vedere Davide Tardozzi festeggiare non solo con Marc Marquez , ma anche ballare la macarena e il twist con Alex e il team Gresini non sia proprio la cosa più facile da digerire per un pilota che era il riferimento di quel box fino a qualche mese fa. Sono eccessi che fanno un po’ parte del personaggio Tardozzi, ma che diventano roventi se devi tenere in equilibrio sentimenti e supporto in maniera paritaria. Non significa che Tardozzi, che il cuore onestamente lo ha sempre messo davanti a tutto e che per Bagnaia si è sempre speso moltissimo, si sia dimenticato di quello che con Bagnaia ha condiviso, ma sono scene da limare, perché possono risultare destabilizzanti e generare incazzature ulteriori non richieste in un momento già difficile di suo. Ducati ne ha uno che vola e uno che invece soffre. Può capitare di soffrire, è successo molte volte a molti piloti. La sfida è proprio quella di saltarne fuori. Quello che vola, Marc Marquez, non ha colpe, né Bagnaia gliene attribuisce. Continuano a relazionarsi tra loro in maniera serena e con stima reciproca. Marquez è solo banalmente e semplicemente fortissimo. E’ tornato quello che era dopo un calvario di malanni che avrebbero stroncato un bue e sta banalmente facendo ciò di cui era capace, prima. E’ la sua rivincita, totale, su tutto. Ha alzato il livello. E’ impressionante per come gestisce la moto, per come la ama, per come ne para i problemi, per come la calza, per come riesce ad essere più veloce di tutti senza sfondarne il limite e senza farcisi sfondare. Punto. Marc si tira dietro Alex, in sella alla perfettissima 2024, che non ha colpe altrettanto. Anzi. Al di là della collaborazione con suo fratello che certamente funziona, la moto poi però va guidata, i tempi vanno fatti, gli avversari vanno battuti. E Alex Marquez ci sta riuscendo. Alla grande. Punto. Sono due dati di fatto che non hanno nulla a che vedere con complotti e altre fantasie da social. E’ giusto che Bagnaia punti lì, ad entrambi. E’ giusto perché sa di poterlo fare. Forse non è giusto, o non aiuta, continuare a ripeterlo. Per Bagnaia, che non trova la sua vecchia strada e che cade molto meno dell’anno scorso come se davvero – come ha detto lui – fosse rimasto scottato dal Mondiale dominato e perso, non ci sono che un paio di strade da percorrere. Una è certamente quella di continuare a lavorare con il team in cerca di soluzioni e sensazioni tecniche, l’altra – più difficile ancora – è quella personale di provare ad essere sorprendente persino con sé stesso. Di essere felice quando le cose vanno male e magari incazzato quando le cose vanno bene, per farle andare ancora meglio. Quando gira storta, tu prova ad inserire una novità che inverta il moto. Fai una cosa nuova. Fanne dieci, cento, mille, purché siano nuove. Non è una ricetta, solo un’opinione personale. Però, dato che positività chiama positività, negatività chiama negatività, perché novità non dovrebbe chiamare novità?

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Guido Meda