Benvenuti ad Assen: la cattedrale (o il santuario) del motociclismo

Ultimo weekend di giugno e come sempre eccoci ad Assen, quella che una volta era la ‘cattedrale’ del motociclismo da corsa e che ora, dopo la trasformazione in circuito permanente, l’allargamento della sede stradale, l’accorciamento e la costruzione dei cordoli potrebbe essere un bellissimo ‘santuario’ delle corse visto che ci si corre ininterrottamente dagli anni venti del novecento, la gara non è più il sabato ma la domenica per motivi anche televisivi e di omogeneità con tutte le altre date e la ‘cattedrale’ - a mio modestissimo parere - semplicemente non c’è più, restano molte tracce, un museo, però è stata sacrificata alla modernità, alla sicurezza, alla polivalenza dell’impianto ora utilizzato anche per gare di camion e auto, cosa che prima non accadeva, era totalmente dedicato alle moto. Restano comunque il nome mitico, TT of Assen, la storia, i ricordi, le emozioni regalate da quel pezzo d’Olanda sotto Groningen a una marea di spettatori presenti, di giorno e di notte, quell’aura comunque magica. La sera del Mugello i camion erano già pronti per partire di fretta per quella che è una ‘doppietta’ molto impegnativa per tutti, soprattutto per chi nel paddock smonta, monta, prepara, guida, qualsiasi sia la sua mansione o il suo team. Dal Mugello portiamo ad Assen tanto, c’è del bello, ma anche molto su cui pensare. Innanzitutto, di 9 posti sul podio disponibili nelle 3 gare, gli spagnoli ne hanno conquistati la spaventosa quantità di 7, lasciando agli italiani soltanto due terzi posti in Moto3 con Denis Foggia e in MotoGP con Fabio Di Giannantonio, due ottimi piloti, ci mancherebbe, ma non dei giovanissimi. Gli spagnoli, invece, in Moto3 hanno messo in fila vicinissimi a 6 millesimi uno dall’altro l’esordiente Maximo Quiles, da poco diciasettenne di Murcia, davanti al suo concittadino Alvaro Carpe, pure lui appena diciottenne. Non che Foggia, romano del gennaio 2001 sia vecchio, ma non è certamente un ragazzino terribile come i due spagnoli che lo hanno battuto o il capofila del campionato Josè Antonio Rueda, sivigliano nato il 29 ottobre 2005. In Moto2 ha vinto 5 gare quest’anno il madrileno Manuel Gonzales, non ancora ventitreenne. Il secondo della Moto2, Arenas, è invece un pilota maturo, di lunga esperienza, più del comunque non giovanissimo Aron Canet terzo. In MotoGP ci sono i fratelli Marquez, ok, ma anche giovani buoni come Aldeguer, Pedrito Acosta, Raul Fernandez. Inoltre, in Moto2 dietro ai più esperti ci sono ragazzini appena o recentemente arrivati dalla Moto3 che saranno le stelle del futuro prossimo. In più nella ‘Red Bull Rookies Cup’, uno dei principali campionati per preparare i giovanissimi al mondiale gli spagnoli sono moltissimi, c’è però purtroppo un solo italiano in mezzo - e questo è bello e buono - a ragazzini che vengono da quasi tutto il mondo: Indonesia, Giappone, Australia, Malesia, Vietnam, Argentina, Stati Uniti... Dovremmo impegnarci di più e meglio anche in Italia se vogliamo mantenere il livello storicamente stratosferico dei nostri piloti. Con le Case andiamo molto, molto meglio. Ducati Quattro Desmosedici davanti a tutti, 5 nei primi 6 con l’Aprilia di Bezzecchi a interrompere la litania. Continua, come previsto, il dominio assoluto anche al Mugello dove vince da 4 anni consecutivi. Insieme a quello di Ducati si rafforza ovviamente il dominio dei suoi piloti, ‘DoppioMarquez’ su tutti. MM93 ha vinto il 93° GP della sua carriera proprio in Italia dopo aver ottenuto la 100° pole e vinto l’ottava gara sprint su 9, buttando lì una doppietta che dice molto della piega che sta prendendo il campionato della MotoGP. MM93 ha 270 punti, AM73 230 e Bagnaia 160. Si continua poi con altri due piloti della rossa, Morbidelli con 128 e Di Giannantonio a 120. I numeri nella loro fredda, incontestabile sincerità dicono chiaramente che Marc sta guidando per portare a casa quello che sarebbe il suo 9° titolo, il che lo metterebbe alla pari di miti come Rossi e Hailwood. Marc ha ottenuto 5 doppiette sprint-GP in 9 gare, il che spiega il suo vantaggio e la sua capacità di sfruttare al meglio la GP25. C’è poco da dire, quest’anno, fino ad ora è lui quello che ha guidato meglio. Anche al Mugello ha combattuto, atteso e poi se ne è andato mostrando aggressività, ma anche gestione. Sta imparando dai suoi errori passati e la cosa è una brutta notizia per gli altri. Suo fratello e soprattutto Bagnaia all’inizio ci hanno provato in un modo ammirevole, spregiudicato, cattivo. Più Pecco, ovviamente, che ha guidato per 6/7 giri come quando ci faceva sognare, ma poi ha cominciato ad avere i soliti problemi all’anteriore che gli impediscono da inizio stagione di giocarsi il successo. È un ‘Peccato’, perché la guida c’è, mancano la confidenza con la moto, la fiducia, la tranquillità che ti permettono di spingere sempre. A fine gara era abbacchiato, deluso, triste ed è un dispiacere vederlo così, apparentemente senza via d’uscita. Ma credo che ad Assen ricomincerà di nuovo a provarci e prima o poi ci riuscirà. Ad Assen vedremo, insomma, ma credo che se la situazione non si è risolta al Mugello difficilmente potrà farlo subito dopo in Olanda, anche se magari è un particolare quello da aggiustare. Noi ci speriamo, comunque, certi anche della bontà dei due piloti del team fluo VR46, Morbidelli e Di Giannantonio che hanno dimostrato spesso la loro velocità e consistenza. Aggiungiamoci anche l’altro spagnolo con la Ducati azzurra di Gresini, Fermin Aldeguer che al Mugello ha commesso un errore all’inizio, ma che sta crescendo ed è veloce. Aprilia Una volta caduto Viñales per l’incidente con Morbidelli, Bezzecchi ha potuto chiudere in una buona quinta posizione con la sua Apriliona, una buona prestazione confermata dal settimo dell’apparentemente ritrovato Fernandez e dal decimo di Ogura, in via di guarigione. Questa costante ascesa di Aprilia è frutto anche del grande lavoro di sviluppo che, pur nelle retrovie, Lorenzo Savadori sta facendo. Ogni gara ci sono particolari da verificare, da testare, da scoprire: sembra funzionare. KTM I primi dieci posti al Mugello sono stati tutti occupati da case italiane ed europee. Ottavo e nono sono infatti finito Acosta e Binder che non hanno particolarmente brillato, ma che comunque hanno portato a casa punti e in formazioni. Peccato per Viñales, gettato a terra da un errore di Morbidelli, perché avrebbe potuto lottare anche per il podio. Lo spagnolo ex Aprilia è il più veloce dei piloti KTM, anche perché Bastianini è caduto nel primo giro. Ad Assen continuerà la lotta pere la seconda forza del campionato tra KTM e Aprilia. Divertente. Honda e Yamaha Al Mugello hanno rappresentato un sole calante. L’infortunio in prova di Quartararo ha privato Yamaha del suo pilota migliore, regalandogli il suo eroe contro il dolore. Segno di passione, affetto e dedizione per il Team Yamaha che ha piazzato in odine Oliveira, Quartararo e Rins dal 13° in giù. Miller si è ritirato. Tra piloti infortunati e convalescenti e i problemi di sviluppo, in Yamaha devono accendere un cero agli dei del motorsport per sperare che tutto fili liscio senza inconvenienti. La miglior Honda è stata quella di Mir, undicesima, caduto Zarco, assente Marini, non erano certo l’ormai collaudatore Nakagami e l’apprendista che poco apprende Chantra a migliorare la situazione. Ad Assen andrà meglio: serve meno motore.

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Benvenuti ad Assen: la cattedrale (o il santuario) del motociclismo

Paolo Beltramo