Ora è ufficiale: Pedro Acosta è tornato. Come lo spagnolo ha ritrovato brillantezza

Il Gran Premio d’Ungheria si è corso su un tracciato nuovo per il Motomondiale. Poco più lungo di 4 km, non è il più corto del Mondiale ma sicuramente il più lento e tortuoso, con tante curve strette e cambi di direzione a 60 km/h. Proprio una di queste varianti è stata teatro del pericoloso incidente di Enea Bastianini, scivolato e finito in mezzo al gruppo. Per fortuna non ci sono state conseguenze, ma l’episodio deve far riflettere: queste chicane, pensate per ridurre le velocità, diventano rischiose se un pilota cade all’ingresso, perché moto e pilota possono attraversare la pista. Servirebbero spazi di fuga meglio progettati e varianti meno chiuse. Ma il tema centrale del weekend è il ritorno del fenomeno Pedro Acosta, 21enne spagnolo della KTM dotato di grande talento che ha ritrovato brillantezza ed entusiasmo. In Ungheria, dopo la caduta nella Sprint di sabato, è stato l’unico insieme a Marco Bezzecchi a tenere viva la lotta per il podio nella gara lunga, firmando una prestazione di altissimo livello. Acosta è approdato in MotoGP solo lo scorso anno, dopo aver vinto due Mondiali in tre stagioni tra Moto3 e Moto2. L’impatto è stato immediato: podio già alla seconda gara e subito dopo altri risultati importanti, a cui è però seguito un improvviso calo. Nulla di preoccupante. Da rookie è fisiologico commettere errori a causa della poca esperienza con le gomme, con la gestione gara e con i tracciati della classe regina. Inoltre, sulle sue prestazioni hanno certamente influito i mesi difficili vissuti dal suo team, la KTM. L’uscita di scena del project leader, Fabiano Sterlacchini, e scelte tecniche confuse hanno rallentato lo sviluppo, facendo crollare i risultati di tutto il team. Sul finale di stagione Acosta ha dato qualche segnale di ripresa, ma poi è arrivata la crisi finanziaria della casa madre KTM, vicina al fallimento. Il reparto corse ha vissuto mesi congelati, con tensioni interne e grande incertezza anche per i piloti. E per un ventenne non è facile correre sapendo di essere legato a una casa in difficoltà economica e in amministrazione controllata. A causa di questi problemi, la KTM si è presentata al Mondiale del 2025 senza veri sviluppi e a inizio stagione ha ottenuto soltanto risultati deludenti. La svolta è arrivata dopo qualche Gran Premio ed è dipesa da due fattori: l’ingresso di nuovi investitori che hanno stabilizzato la situazione economica e l’arrivo di Maverick Viñales, che con esperienza e lavoro ha dimostrato che si poteva ancora essere competitivi. La sua splendida gara in Qatar e altre prestazioni convincenti hanno ridato fiducia a tutto il team. Allo stesso tempo, la KTM ha cambiato anche approccio tecnico: meno confusione, più continuità nello sviluppo e maggiore organizzazione. Prima aveva quattro moto tutte diverse, ma ha capito che questo approccio non paga più nella MotoGP attuale. Servono precisione e organizzazione. Acosta però tardava ancora a brillare. Il nodo era anche psicologico: durante l’inverno Ducati e altri team lo avevano tentato, aumentando i dubbi di un ragazzo giovanissimo che sognava la moto migliore e grandi risultati. KTM ha però fatto muro, blindando tutti i suoi piloti fino al 2026 e chiarendo che il progetto andrà avanti. A quel punto Acosta ha cambiato mentalità e ha accettato la sfida: concentrarsi sulla KTM, lavorare con ciò che ha e sfruttare il suo talento. E i risultati sono arrivati. È stato prima protagonista in Austria e Brno e poi è arrivata l’esplosione in Ungheria. Partito settimo, ha rimontato con sorpassi spettacolari fino al secondo posto, tenendo un ritmo simile a quello di Marc Márquez. Probabilmente Marc ne aveva di più, ma dietro di lui c’era Acosta, ed è un segnale fortissimo. Unico neo, la caduta in qualifica al primo giro del Q2, che lo ha costretto a usare la seconda moto, diversa dalla prima, e a partire dalla terza fila. Un errore che ha complicato le due gare, ma comprensibile per un pilota con appena una stagione e mezza in MotoGP. E proprio questi sbagli lo renderanno più forte. Per questo, al Gran Premio d’Ungheria, Pedro Acosta merita un voto altissimo: nove. È tornato. A far divertire e a mostrare talento e carattere. E il motociclismo non può che guadagnarne.

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Ora è ufficiale: Pedro Acosta è tornato. Come lo spagnolo ha ritrovato brillantezza

Mauro Sanchini