Chantra, Ogura e Aldeguer: chi sono i tre rookie del 2025

Rookie è una parola inglese che traduciamo grosso modo con debuttante, ma in realtà ha un significato molto più denso. Il termine si è diffuso soprattutto grazie agli sport americani per identificare il giocatore all'esordio negli sport professionistici: è un ruolo che si porta dietro un carico importante, legato alla storia del giovane e all'attesa dei club, che fanno una vera e propria scommessa sulle prospettive future dei talenti. Come nell'NBA, anche in MotoGP ci sono e ci sono stati piloti che sono arrivati alla classe regina sulla scia di un curriculum eccezionale e sono riusciti a confermare le attese: Pedro Acosta è l'ultimo caso. Altri invece hanno deluso aspettative in certi casi fin troppo elevate. Altri ancora hanno fatto il percorso inverso: sono partiti in sordina, magari in annate già ricche di talenti che li hanno messi in ombra, per affermarsi in un secondo momento. Per esempio, Fabio Di Giannantonio è arrivato in top class approfittando di una sella libera nel team Gresini. All'inizio ha faticato, ma poi è cresciuto moltissimo, tanto che nel 2025 sarà l'unico pilota Ducati – a eccezione dei due ufficiali – a meritare la Desmosedici factory. Insomma, per varie ragioni, l'hype sui rookie è sempre molto elevato e nel 2025 avremo un'annata discreta in termini numerici, con tre debuttanti, due dei quali di provenienza asiatica. Andiamo allora a conoscere meglio Ai Ogura, Somkiat Chantra e Fermin Aldeguer. Campione vero Ai Ogura arriva in MotoGP da campione del mondo Moto2, un titolo meritato grazie a una stagione davvero solida. È il primo iridato giapponese nella classe di mezzo dal 2009, quando il veterano Hiroshi Aoyama si era laureato campione nella stagione di addio della classe 250. Aoyama aveva già 28 anni nell'anno del titolo e il suo passaggio in classe regina non aveva generato grandi aspettative; non certo le stesse che – a ragione – avevano accompagnato il debutto qualche anno prima di Daijiro Kato, l'ultimo grande campione della scuola giapponese. Ogura non solo arriva dopo un lungo ‘digiuno’ di talenti provenienti dal Sol Levante, ma lo fa con una modalità del tutto inedita: non correrà infatti per una casa giapponese. Se guardiamo al passato, piloti affermati come il popolarissimo Norifumi Abe o i fratelli Aoki sono sempre stati legati a doppio filo alle moto nazionali. Persino Tetsuya Harada in 250 o Noriyuki Haga in superbike sono passati solo nella parte conclusiva delle rispettive carriere a marchi stranieri. Ogura invece – che a lungo è stato accostato al team LCR come possibile sostituto di Takaaki Nakagami – ha rifiutato la corte di Honda a più riprese, sposando invece il progetto Aprilia. Nella scelta del pilota di Tokyo non ha pesato solo il presente sportivo: ovviamente la RS-GP, anche in versione clienti, al momento è una moto superiore alla RC213V, meno prestazionale e più difficile da interpretare. Ogura però era in predicato di passare in HRC già nel 2022, quando correva per il team Asia, diretta emanazione della casa giapponese. Due anni fa, Ai aveva solo 21 anni ma in quella stagione aveva vinto ben 3 gran premi – tra i quali quello di casa Honda, a Motegi – e si sarebbe ben potuto lasciare ammaliare dalla tentazione di fare il grande salto. Ha deciso invece di rimanere in Moto2 per cercare di conquistare il titolo, con tutti i rischi di ‘perdere il treno’ per la MotoGP. I risultati gli hanno dato ragione, ma soprattutto Ogura ha dimostrato di essere un pilota di personalità, capace di fare scelte di carattere. La carriera di Ogura affonda le radici in una famiglia ‘drogata’ di corse in moto. Papà Masaharu correva con molta passione ma pochi soldi e non è mai arrivato al professionismo , la sorella Karen andava forte ed è stata uno stimolo per Ai. Il giovane Ogura ha fatto tutta la trafila di Asian Talent Cup, Red Bull Rookies Cup e CEV, senza brillare troppo al principio. In ogni categoria in cui ha gareggiato, Ogura però è riuscito sempre a crescere un passo alla volta. Si dice che sia un pilota dallo stile pulito ed elegante, capace di trovare velocità senza ‘violentare’ la moto. Questo aspetto, tra gli altri, avrebbe convinto definitivamente Davide Brivio – un manager che in MotoGP ha già fatto crescere Vinales, Rins e Mir – a ingaggiarlo in Trackhouse. Nei test di Barcellona Ogura non è andato male: se si scorre la lista dei tempi lo troviamo 'solo' al 21esimo posto su 24 e un altro rookie come Fermin Aldeguer è andato più forte di quasi 4 decimi. Ogura paga, tra l'altro, un secondo al pilota Aprilia più lento, ma se andiamo a vedere nel dettaglio, Ai non si è comportato male. Ha corso 13 run per 86 giri totali, togliendo 4 secondi al crono della sua prima uscita. Nella sessione in cui ha cercato il tempo è riuscito a stare sempre sotto l'1'41” e mezzo e il miglior tempo non somma alcun best sector, lasciando intravedere discreti margini di miglioramento. Un talento da ritrovare Fermin Aldeguer era stato il pilota più chiacchierato a fine 2023, quando il mercato si era acceso intorno al nome del talento spagnolo, in predicato di passare in Ducati con Pramac o VR46. Luca Boscoscuro aveva però fatto valere il contratto, trattenendo in Moto2 il suo pilota per un'altra stagione. Le trattative erano entrate in una fase calda perché Aldeguer aveva vinto le ultime quattro gare del campionato: una vera esplosione di talento impossibile da ignorare. Così, lo scorso inverno, Ducati ha deciso di firmarlo con un contratto diretto, per poi decidere in un secondo momento dove allocarlo. La scelta è caduta infine sul team Gresini, anche perché Pramac è passata a Yamaha e VR46 ha scelto l'esperienza di Franco Morbidelli. Bisogna poi aggiungere che il 2024 di Fermin non ha confermato le buone premesse di fine anno precedente: sì, sono arrivate 3 vittorie, intervallate però da tanti errori, che lo hanno così relegato alla quinta posizione finale in campionato. Il pilota di Murcia ha dovuto superare diversi ostacoli nella sua giovane carriera: classe 2005, non ha avuto un percorso lineare come molti suoi colleghi, rischiando anche di dovere smettere per mancanza di supporto a fine 2019. Il 2020 in un certo senso è stato l'anno della svolta: il mancato esordio nel mondiale Moto3 lo ha portato a debuttare – e a vincere – nella Super Stock 600 continentale in Moto2. Passato così presto a moto di grandi dimensioni, ha mostrato di avere il fisico giusto anche durante l'anno successivo, quando ha vinto il CEV con 9 successi su 11 gare, sotto la gestione di Boscoscuro. In quell'anno ha anche debuttato in MotoE e nel motomondiale, con buone prestazioni. Nel 2022 la sua prima stagione completa, ovviamente in Moto2: pole position alla terza gara in Argentina e vittoria sfiorata. Aldeguer sembra avere tutte le carte in regola per un futuro importante e il suo 2024 altalenante può forse essere spiegato anche con le 'distrazioni' dovute al contratto firmato con Borgo Panigale. Il team Gresini Racing è il posto giusto per farlo maturare: nel box trova la moto e il capotecnico di Marc Marquez della scorsa stagione. Correre con la GP24 gli permetterà di crescere senza troppe pressioni e i test di Barcellona – 20esimo tempo, ultimo pilota Ducati – per ora vanno presi per quello che contano: una prima presa di contatto con la classe regina e la Desmosedici, moto non certo facile al primo approccio. Aria nuova in MotoGP Tra le caratteristiche che favoriscono l'approdo di un pilota in MotoGP c'è anche il passaporto: avere la ‘giusta’ nazionalità non è però per forza indice di scarso valore. Jack Miller e Cal Crutchlow, per esempio, sono arrivati in top class anche perché al tempo mancavano australiani o britannici, ma si sono rivelati piloti di sicuro valore, capaci di vincere diversi gran premi. È innegabile che Somkiat Chantra sia allettante: è il primo pilota thailandese in MotoGP, uno dei pochi approdato più in generale al mondiale, che dal 2018 presenta un gran premio in calendario, a Buriram. L'interesse del pubblico asiatico in questi ultimi anni è cresciuto moltissimo e Somkiat ‘Bum Bum’ Chantra è un vero e proprio idolo in patria, ragion per cui lo sponsor Idemitsu lo ha spinto verso il team LCR di Lucio Cecchinello, dove prenderà il posto di Taakaki Nanakagami. Somkiat non è giovanissimo: classe 1998 come Jorge Martin, ha all'attivo 6 stagioni nel motomondiale e come Aldeguer non è passato per la Moto3. D'altronde aveva già 21 anni al suo esordio del campionato del mondo, dove era arrivato via Asia Talent Cup e CEV. Il curriculum di Chantra non è all'altezza degli altri due rookie, ma non è disprezzabile: nel 2022 e nel 2023 è riuscito a vincere una gara in Moto2 e a segnare altrettante pole position. C'è chi è arrivato in MotoGP con una bacheca meno ricca: ricordate il malese Hafizh Syahrin? Al Montmelò, Somkiat ha faticato un po', ma a ben guardare ha girato a un secondo di distacco dalla Honda più lenta, con tempi nella media per un debuttante. La RC213V è poi tutt'altro che semplice da guidare, e nel 2025 Chantra dovrà dedicarsi soprattutto a capire la categoria e la moto, senza particolari aspettative a gravare su di lui.

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Guido Sassi