In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Dakar 2017, l'analisi della quinta tappa

Motori
Foto Getty

La Tappa di Oruro è accorciata per effetto del maltempo, davvero eccezionale. Loeb (Peugeot) vince e Peterhansel passa al comando del Rally, Sunderland conquista la Speciale e sale in cattedra nelle moto. Tutto sul Raid nel magazine serale di Eurosport canale 210 piattaforma Sky (ore 23)

Condividi:

Tra Tupiza e Oruro è un incubo - La gente del posto dice che così forte non ha mai piovuto. È un fortunale che porta sulle strade, e sulle piste della Dakar, un nubifragio dalle proporzioni imbarazzanti. C’era la possibilità di cancellare tutto subito, ma gli Organizzatori avevano preferito scommettere che darsi per vinti. La quinta Prova Speciale, inizialmente tracciata su un percorso di quasi 450 chilometri, partiva dunque con il presupposto che tutti quanti, Organizzatori e Piloti, dovessero provarci. Il resto è… Dakar, ma la nuova Dakar di Marc Coma. Nonostante la decisione tardiva, lo spessore dell’impegno non ne risentito, ma è sicuro che l’”esame” si è trasformato in una prova di sopravvivenza, o quasi. Ha iniziato a piovere subito, sin dall’alba, e ha continuato per tutto il giorno, la serata, parte della notte. Da Tupiza a Oruru, attraverso altipiani e vallate, si è scatenato il temporale senza precedenti. E si è reso inevitabile che Marc Coma e i tracciatori decidessero di annullare la sesta tappa, e lo comunicassero la sera al briefing della 22:00.

Corta ma durissima - Anche la tappa accorciata a 219 chilometri, in ogni caso, ha prodotto una serie di effetti improvvisi e inaspettati, una volta di più creando i presupposti per quei colpi di scena che caratterizzano questa edizione della Dakar sin dal primo giorno. È la volta di un nuovo avvicendamento, questa volta operato da Sam Sunderland, che ha vinto la Tappa con un margine tale da consentirgli di passare al comando della Generale provvisoria. Nel conto della vittoria dell’inglese di stanza a Dubai vanno messi anche gli errori degli avversari, Quintanilla e Walkner, che andando a “pascolare” poco oltre la metà della Speciale, hanno consentito a Sunderland di imporre una maggiore precisione di esecuzione e di portare il suo margine di vantaggio sin oltre la soglia del cambiamento della classifica generale in suo favore. Sunderland, Gonçalves e Van Beveren hanno chiuso la speciale, al 2019 chilometro, lo ricordiamo, con un vantaggio sensibile, ma è soprattutto lo… svantaggio tangibile di Barreda, Walkner e del leader della vigilia Pablo Quintanilla, che ha consentito all’inglese di vincere la tappa e di passare al comando del Rally.

Navigazione critica? Si sapeva! - Qualcuno già dà la colpa al road book ma, non dovrei dirlo, così facendo cade due volte nella trappola. È difficile, infatti, pensare che Marc Coma non sia in grado di disegnare un tracciato nel quale navigazione e difficoltà abbiano un ruolo decisivo, e ancor ameno che non riesca a fare la stesura di un road book perfetto. La verità Marc l’aveva già detta, annunciando la Dakar più difficile da quando si corre in Sud America. L’altra verità è che, oggi più che mai, non commettere errori è molto più utile che essere il più veloce. Sunderland non è un fenomeno, non è comunque così bravo, rispetto agli Avversari diretti che affronta oggi in questa Dakar, da fare una differenza così abissale. Sunderland ha mandato in campo un po’ di pazienza, e una strategia perfetta. Con la quale può, adesso, amministrare il vantaggio di dodici minuti sul secondo, Quintanilla. Il terzo posto di Van Beveren è il commento più esplicito che si possa fare in questi caso. Aspettiamo dunque a parlarne, fino a quando uno dei “protagonisti” si deciderà a darci la sua versione dei fatti.

Dominio Peugeot? Tutto può succedere - Dalla Gara delle auto arriva ancora una conferma, ma questa volta più discretamente, del gran lavoro che è stato fatto sulle Peugeot DKR a Velizy. Tolta quella di Sainz, che si dovuto ritirare per i danni subìti nel cappottamento in vista del traguardo, le Macchine di Loeb, Peterhansel e Despres ormai giocano per conto loro. Bastava dare un’occhiata all’ordine di partenza, ricordarci cosa aveva detto Marc Coma a proposito dell’impegno, per capire che Despres non avrebbe avut vita facile ad aprire la pista. Solo Joan “Nani” Roma continua a mantenersi nei paraggi, ma il podio di oggi è solo la conferma che per quanto gli avversari, Toyota e Mini, abbiano lavorato bene, il gap con le Peugeot resta incolmabile. E allora avanti lo spettacolo dei tre Piloti Peugeot, oggi è la vota di Sébastien Loeb che lancia uno dei suoi attacchi più tipici, salendo in cattedra come se avesse dieci anni di esperienza di Rally-Raid, e solo un piccolo errore nel finale, di navigazione , fa sì che qualcuno possa “criticare” il fuoriclasse francese. Ha però sbagliato Peterhansel e ha sbagliato che Despres, ma questo non ha impedito al Team Paufgeot Total di presentarsi ancora una sui tre gradino del podio. Peterhansel torna in testa alla Dakar, che è un suo antico “pallino”, e Despres scende al terzo posto. In mezzo Loeb è pronto a sferrare il suo attacco, potete giurarci. Despres continuerà ad approfittare dei suoi miglioramenti, magari cercando di non farsi vedere, e comunque l’ultima parola spetta, come sempre, a Peterhansel, che intanto è il solo a vedere più chiaramente la situazione dall’alto. Vogliamo spendere una parola su Nani Roma, l’unico Pilota visibile nella cortina creata dalle Peugeot? Sì, la Toyota del Catalano è quarta, e ora che anche la Mini di Hirvonen è scesa lontana dal podio, è anche l’unica forma di alternativa che si possa immaginare per questa Dakar

Powered by automoto.it