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Dakar 2018: Day-8 a Peterhansel e Meo. Restano leader Sainz e Van Beveren

Motori

Piero Batini

Peterhansel Dakar 2018 (foto: automoto.it)

Nella prima tappa Marathon vince Peterhansel davanti a Despres (Peugeot) con Sainz che resta leader in classifica. Amos si ritira. Nelle moto Meo (KTM) precede Brabec (Yamaha) e Price, Van Beveren è 7° ma rimane al comando della generale. Nona tappa annullata causa meteo. Per seguire la regina dei raid, Eurosport canale 210 della piattaforma Sky, tutte le sere dalle 23.30

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Addio Bolivia, con piacere. Si chiude la prima Tappa Marathon, La Paz-Uyuni-Tupiza, oltre 900 chilometri di prove speciali, due giorni di gara e il Bivacco vicino al Salar senza assistenze. Ma non è solo questo, sono infatti anche i 300 chilometri di trasferimento preliminare da incubo, con la sola certezza di infangare e bagnare tutto, i mezzi, la lucidità e anche l’entusiasmo. Poi, quasi a sorpresa, l’arrivo a Tupiza in un Bivacco che non c’è più. Grottesco. Quello che era successo a Oruro lo scorso anno, con l’aggravante della recidiva. I concorrenti vengono avvertiti all’ultimo momento, il terreno previsto è una palude. Non resta che improvvisare un punto di arrivo e di Assistenza. Ancora una volta i cittadini di Tupiza, in delirio per il rally, vedono passare come una meteora la carovana multicolor ma non possono accogliere degnamente i loro beniamini.

Una Dakar al limite

500 chilometri di Speciale, 498 per non dirlo apertamente, con navigazione e piste veloci, anche molto, un passo a 4.800 metri da superare (per una frustatina di freddo di saluto), ma il tempo è buono e i concorrenti, molti dei quali sono ormai al limite, riescono a superare la terribile serie boliviana. Non tutti, Xavier de Soultrait è stato fermato da un brutto incidente. Effettivamente si è arrivati al limite, ci sono aspetti che anche gli appassionati storici, gli evocatori delle Dakar originali, non riescono a capire.
La vicenda dell’ottava Tappa si impernia sulla ri-partenza di Joan Barreda e di Stephane Peterhansel. Il ginocchio del catalano, infortunato seriamente in una caduta durante la prova, è stato stabilizzato, e il pilota non ha nessuna intenzione di alzare bandiera bianca. Anche la Peugeot 3008 DKR Maxi di Stephane Peterhansel, rimessa in pista grazie al sacrificio di Cyril Despres che ha ceduto i suoi pezzi al maestro, è in ordine. Le liste di partenza sono complete, il rally, soprattutto quello delle moto, è apertissimo, e c’è finalmente molta prudenza. Nella logica del colpo di scena, quando la gara è così dura basta un niente per attivare irrimediabilmente l’imprevisto.

L’incidente di Barreda non consente al catalano di sfruttare pienamente la sua bravura, e aver vinto la La Paz-Uyuni lo obbliga ad attaccare comunque, anche aprendo la pista in condizioni menomate. Condizione ideale per un cedimento. Sin dall’inizio la tappa di Barreda è difficile, proprio mentre la gara diventa davvero delicata. Barreda si perde e ritorna su Van Beveren che, intanto, ha assunto le redini del comando e naviga davanti a tutti. I due duellano e, paradosso del tempo, trovano anche il tempo di divertirsi, ma hanno ormai prospettive tattiche molto diverse. Nessuno dei due ha mai vinto, ora il francese della Yamaha è in testa, di un filo, e il velocissimo spagnolo è riuscito a far vedere tutte le sue qualità velocistiche ma anche i suoi limiti di fortuna.
Comunque, dalle retrovie si scatena un nuovo duello, questa volta tra l’americano Brabec, che conduce buona parte della speciale, e Antoine Meo, ormai pienamente recuperato, che esce allo scoperto nel finale e va a vincere la sua seconda Speciale di questa Edizione, davanti a Brabec, Price e Benavides. Cinque minuti in tutto.

Il punto sulle auto

Sul fronte della gara delle auto la storia è segnata dalle vicende recenti. Peterhansel e Despres duellano allegramente e le Peugeot tengono a debita distanza l’ultima speranza della Toyota di Al Attiyah. Al confronto spettacolare non partecipa Carlos Sainz, che dopo aver vinto due speciali di fila e aver ereditato la leadership del rally, ha completamente congelato i propri ardori e ricorre una strategia completamente inedita, sconosciuta all’aggressivo fuoriclasse. Sainz può concedere dieci minuti al giorno, anche più, ma ne lascia appena cinque all’avversario Nasser Al Attiyah, che continua ad attaccare senza rinunciare alle sue possibilità teoriche ormai, tuttavia, legate all’ennesimo colpo di scena, e quindi in un’atmosfera di frustrazione. Stephane Peterhansel vince la Speciale davanti a Cyril Depres, poi le due Toy di Al Attiyah e Ten Brinke, quindi il leader maximo, che conserva più di un’ora di vantaggio su Al Attiyah e poco di più su Peterhansel che, di fatto, è a caccia del Principe del Qatar e del suo secondo posto nella graduatoria dopo 8 tappe. Per Stephane Peterhansel è la quarantesima vittoria di speciale della sua carriera dakariana, solo Ari Vatanen ne conta 50. Le macchine all’arrivo di Tupiza non arrivano alle 50 unità.

Il punto sulle moto

Lo scenario della gara delle moto è, strano a dirsi di un Rally martoriato dalla sua durezza intrinseca, suggestivo. Affascinante. Con l’annullamento della Tupiza-salta la Dakar numero 40 ha ormai abbondantemente superato metà percorso, e il quadro è ancora estremamente incerto, penso addirittura più di quanto si pensi. Le Honda hanno già pagato abbondantemente errori e sfortuna, Barreda è in un vicolo cieco dal quale solo lui può uscire.

Tuttavia non è ancora finita. Kevin Benavides, l’Ufficiale argentino del Team Monster HRC, è secondo nella generale, a una ventina di secondi soltanto dalla leadership, e la Gara sta per entrare nel suo paese. In testa alla Dakar c’è ora la Yamaha di Adrien Van Beveren. Il francese fuoriclasse della gare su sabbia, ha già fatto il salto di qualità e si prepara a gestire una gara d’attacco che ha come obiettivo la vittoria. È chiaro. È lucido e tatticamente ben impostato, e ha la freddezza del campione per gestire la pressione della circostanza. Nella Salta-Belen, ripresa del rally, Van Beveren ha una posizione di partenza ideale. Vediamo come saprà sfruttarla.

Non si capisce bene dov’è KTM. Mathias Walkner e Toby Price sono al terzo e quarto posto, rispettivamente a sei e sette minuti dal duo di testa. Dopo il ritiro del Campione in carica Sam Sunderland, la squadra che vince ininterrottamente dal 2001 vive nell’ombra, una posizione assolutamente non congeniale al Team e alle sue potenzialità. Fa specie, tuttavia, soprattutto l’apparente trasparenza della nuova 450 Factory Rally, la moto completamente nuova che ha debuttato in Marocco e che ha dimostrato di essere un passo avanti. È come se la Squadra KTM avesse deciso di correre di conserva e di non mostrarsi in prima fila. Adesso può contare sul recupero di Antonio Meo, il pilota sta bene e si dimostra animale adatto alla sfida e al gioco di squadra. Restano cinque tappe, e bisogna stare certi che KTM manderà finalmente in scena la sua strategia post Sunderland.

Il punto sugli italiani

Eugenio Amos che stava correndo una grande Dakar, stabilmente nella top 10, è stato costretto al ritiro per problemi alla frizione nella prima tappa Marathon.
Nelle moto il migliore è Alessandro Botturi che ieri ha concluso 23esimo davanti a Gerini . Gara abbastanza incolore per Ruoso (42°), Vignola (55°), Metelli (72°) e Bertoldi (83°). Botturi è 24° nella classifica generale, seguito da Cerruti (26°), completa il “podio” italiano Maurizio Gerini (30°).

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