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Indycar, la storia di Marcus Ericsson: lo "svedese di Viareggio"

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Biagio Maglienti

©Motorsport.com

Marcus Ericsson inaugura il suo 2023 con una splendida vittoria nel GP St. Petersburg. Conosciamo meglio la storia di questo pilota definito "lo svedese di Viareggio", per via della sua carriera intrecciata curiosamente proprio con l'Italia

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È la storia di un pilota svedese che arriva in Italia, scelto tra un gruppo di sponsor svedesi e si infila da Riccardo Ceccarelli, per entrare in F1. Marcus Ericsson apre la porta di Formula One Medicine, dove si preparano gli atleti, specificatamente per le gare di motorsport, e ci si accasa. Impara in fretta l’italiano, si adegua subito al nostro modo di vivere, si allena e scende in pista in F1 per la Caterham e la Sauber. Un’esperienza importante per lo “svedese di Viareggio” che lo matura e gli consente di arrivare in America preparatissimo o meglio preparato ad una esperienza totalmente diversa. Vi arriva nel 2019 e da subito si fa notare. Poi arriva il momento che ti fa cambiare qualsiasi tipo di prospettiva, ovvero la 500 Miglia di Indianapolis. Indy ti cambia la vita, Indy ti consente di vedere questo sport in un altro modo, Indy aiuta ma è anche un vero e proprio bivio, che se non lo superi nel modo giusto, rischi e ti perdi nell’oblio. E lui quest’anno dopo Indy, ha trovato la via giusta per prendere al bivio la strada più redditizia. Per scegliere il bivio giusto ed iniziare la stagione targata 2023 con sorriso più smagliante in assoluto. Complice anche il botto dei due leader, Grosjean e McLaughling che gli hanno spianato la strada. Per il francese Romain Grosjean si tratta un po’ della stessa esperienza e avrebbe potuto essere in questa gara una storia altrettanto bella, anche se siamo pronti ad applaudirlo comunque. Arriva in Usa nella stagione 2022 dopo il terribile botto in F1 e la conseguente rinascita. Un percorso diverso ma altrettanto affascinante. Questa avrebbe potuto essere la sua prima vittoria e il suo primo vero sorriso a stelle e strisce… e invece dovrà attendere. Chissà che non faccia il percorso inverso rispetto al francese e salga sull’ascensore della 500 miglia di Indianapolis, prima di ritrovare la strada giusta al bivio.