Radio Superbike: Phillip Island in cinque canzoni

La lunga attesa per il ritorno in pista delle due ruote è finita, con la Superbike a precedere la MotoGP di una sola settimana in una scorpacciata di motociclismo. Phillip Island ha già offerto verdetti importanti e temi caldi di cui discutere, per dare il la a una stagione rovente. Ma se è vero, come sostiene l’ormai celebre Lucio Corsi, che velocità e musica sono accomunate dall’avere a che fare con l’aria, allora perché non sfruttare proprio la musica come assist per parlare di motori? In questo nuovo format, dunque, riviviamo il round australiano attraverso cinque brani scelti ad hoc. 1. Il dominio di Nicolò Bulega Perché Without Me di Eminem? Intanto perché Nicolò gradisce il rapper statunitense. E poi perché, date le proporzioni del suo dominio, Phillip Island sarebbe stata vuota senza di lui . Il pilota italiano ha chiuso in testa tutte e dodici le sessioni disputate tra i test di inizio settimana e il weekend di gara, annichilendo la concorrenza su un tracciato che, storicamente, aveva sempre mescolato i valori in campo. È vero, Phillip Island fu positiva per Bulega già nel 2024; quanto visto oggi, però, non ha nulla a che fare con il passato, è molto di più. Dopo l’ottimo anno di esordio in Superbike era chiaro che fosse lui l’anti-Razgatlioglu per il 2025, ma il suo stato di forma e le difficoltà del turco rischiano di renderlo addirittura il primo candidato al titolo . 2. Lo strapotere Ducati Come già detto, la nomea di Phillip Island è quella di una pista capace di livellare le prestazioni delle moto, consentendo a tanti marchi di emergere. Lo testimoniano le vittorie di Alex Lowes con Kawasaki non più tardi del 2024, come anche i tanti podi composti da tre marchi diversi. Ebbene, questa domenica le prime cinque posizioni della Superpole Race e le prime sei di Gara 2 si sono tinte interamente di rosso, roba che non si vedeva dal 2004. Non solo Bulega, ma anche Alvaro Bautista, Andrea Iannone, Danilo Petrucci, Scott Redding e Sam Lowes hanno portato la Panigale V4 R sul tetto della Superbike. Ducati non ha solo la moto migliore del paddock, ma anche grandi piloti e squadre di alto livello, non va dimenticato. La regressione di tecnica di BMW ha levato qualche pietra dal percorso consentendo alle Panigale V4 R di splendere in solitaria, ma non è detto che questa marcia a senso unico prosegua ovunque. È probabile che col rientro in Europa Toprak Razgatlioglu torni più competitivo, che le Bimota si facciano sotto e che a ridosso della top five ci sia una ressa da saldi in negozio, come ha dimostrato il recente passato della Superbike. 3. Razgatlioglu e BMW, nubi nere? “Il lato oscuro”. Rispetto al 2024 BMW ha perso un team e il telaio con le super concessioni, un elemento tecnico sostanzialmente prototipo, lontano dalla concezione di serie. È evidente, quindi, che il progetto si sia indebolito in diversi aspetti. Il weekend di gara ha poi dato dei campanelli d’allarme, come la scivolata nelle prove libere di Razgatlioglu e un paio di suoi errori in frenata alla curva quattro, domenica. La caduta di Michael van der Mark in Gara 1, invece, potrebbe non essere troppo significativa perché propiziata dalle tante buche all’esterno della prima curva. La coltre di pessimismo intorno al box BMW ha molto a che fare con il nervosismo di Toprak, che non trovando sensazioni familiari sulla moto si è lasciato andare al nervosismo e a dichiarazioni pungenti. Razgatlioglu non è nuovo a qualche bordata mediatica, spontanea o meno, e la comunicazione serve anche a pressare chi scrive le regole. È il gioco delle parti, che piaccia o meno. La situazione è disperata? No, probabilmente non lo è. Innanzitutto, Razgatlioglu ha fatto secondo in Gara 1 migliorando il risultato dello scorso anno. Phillip Island non è la sua pista, offre poche frenate secche in cui fare la differenza e, infatti, il campione del mondo ci ha vinto giusto una volta. In più, Toprak ha avuto solo tre giorni di test per lavorare sulla moto in questa configurazione, causa infortunio. A Portimao ha comunque siglato il miglior tempo. C’è ragione di credere che in Europa le cose cambieranno, consentendo alla M 1000 RR di inserirsi con più facilità tra le Ducati là davanti. 4. Il ritorno di Bimota La Bimota KB 998 Rimini è una moto curiosa e stupenda, che non lascia indifferenti e che, soprattutto, va fortissimo, come hanno detto i test invernali. Non è semplice partire da zero e infilarsi in una fossa dei leoni come quella della Superbike, anche se parti da una base parzialmente collaudata come quella di Kawasaki. Alex Lowes ha riassunto bene la situazione predicando calma: “Abbiamo molti meno dati degli altri e ci stiamo trovati a correre in condizioni per noi nuove, con vento e caldo estremo, quindi i risultati ottenuti mi soddisfano”. L’Europa e i suoi tracciati consentiranno a lui e ad Axel Bassani, con buona probabilità, di lottare per qualcosa di importante. La fretta è cattiva consigliera, a Bimota va dato tempo. 5. Debutti e… “cazzimma” In chiusura, soddisfiamo la quota sanremese con il vivace pezzo di Serena Brancale, suggerito da Yari Montella e perfetto per spiegare il suo weekend e quello di Stefano Manzi. Ad accomunarli, il concetto di “cazzimma” tirato fuori proprio da Manzi dopo la sua vittoria in Gara 1 di Supersport. Montella ha tirato fuori un bellissimo debutto in Superbike, con una moto sicuramente veloce e su un circuito che adora . Il pilota campano ha sostenuto delle buone prove a metà classifica per poi sfondare il muro della top ten nella giornata di domenica, facendo ottavo in Superpole Race e nono in Gara 2. 'Tanta Roba', ampiamente sufficiente a far passare in sordina la caduta di Gara 1. Passando a Manzi, a debuttare non era il pilota, ma la Yamaha R9, che ha dimostrato contemporaneamente un ottimo potenziale e tutta la sua gioventù. Con una base ancora da sviluppare, la R9 ha portato diversi piloti nel gruppo di testa, ma è parsa inferiore a Ducati, MV Agusta e Triumph. Di conseguenza ci ha dovuto pensare Stefano, l’uomo delle magie, capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di inventarsi una vittoria e un secondo posto in due difficilissime gare di gruppo. Giù il cappello.

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Edoardo Vercellesi