Radio Superbike: Most in cinque canzoni e un finale da impazzire

Il quinto round del mondiale Superbike è andato in archivio, con il tracciato di Most a fare da teatro all’ennesimo duello tra Nicolò Bulega e Toprak Razgatlioglu. Una rivalità che, se proseguisse, potrebbe rendere epica la stagione 2025, con due piloti fenomenali a giocarsi meritatamente il titolo. Ma non solo dei primi due vive un campionato: la tappa in Repubblica Ceca ha raccontato diverse cose interessanti. Proviamo a isolarne cinque e a trovare la colonna sonora giusta nella nostra rubrica Radio Superbike. 1. Un finale da cineteca - È incredibile come questo mondiale si scuota in continuazione proprio quando sembra aver trovato un padrone. Se in Australia ha dominato Bulega, a Portimao Razgatlioglu ha fatto tripletta; ad Assen Toprak era disperso, ma la fortuna ha tarpato le ali a Nicolò, che poi si è ripreso tutto con gli interessi a Cremona. A Most, quando l’en plein del turco sembrava fatto, ecco rispuntare con prepotenza il ducatista. Razgatlioglu non molla mai, la sua interpretazione della pista ceca non ha eguali e BMW è davvero migliorata . Il miracolo sportivo, però, lo ha fatto Bulega correndo acciaccato dopo il botto di venerdì mattina. Gara 2 sembrava scritta, ma con un forcing finale impressionante Nicolò l’ha riaperta e se l'è presa di prepotenza. La pausa prima di Misano sembra davvero troppo lunga: dove dobbiamo firmare per avere questa dinamica fino a fine anno? 2. Il paradosso del flusso benzina - Prima del weekend di Most, a BMW e Ducati è stato tolto un ulteriore mezzo chilogrammo per ora come limite massimo di benzina utilizzabile. Sommato alla penalizzazione precedente siamo a un chilogrammo in totale. Il risultato? Tre podi composti da Ducati e BMW, con distacchi abissali tra Bulega-Razgatlioglu e la concorrenza. Non soltanto la limitazione del flusso benzina non impatta sui risultati, paradossalmente peggiora la situazione. I primi due fanno sempre più storia a loro grazie a un talento da fenomeni, mentre gli altri si allontanano. Da non dimenticare, poi, l'impatto sull'economia dei team privati di queste iniziative: il costo dei sistemi di gestione del flusso e i rischi per la meccanica dati una carburazione più magra non sono un passo verso la sostenibilità dell’impegno. 3. Petrucci, mister regolarità - È vero: dieci secondi in Gara 1, sei in Superpole Race e sedici in Gara 2 dal vincitore sono distacchi roboanti. Sarebbe sbagliato, tuttavia, non attribuire a Danilo Petrucci i giusti meriti, perché tra gli umani è stato decisamente il migliore e dalla Superpole in poi non si è più schiodato dalla terza posizione, conquistando sempre il podio. Le sfortune di Alvaro Bautista lo hanno aiutato a ottenere anche la terza piazza in classifica generale, che a questo punto diventa il vero obiettivo dell'anno. Per un team organizzato e professionale, ma pur sempre indipendente come Barni Spark si tratta di qualcosa di grande. Menzione di onore per Sam Lowes, che nelle gare di domenica ha dato filo da torcere a Petrucci pur restando battuto. 4. Rea batte un colpo - La situazione di Jonathan Rea, a ben guardare, negli ultimi due anni è stata piuttosto drammatica. Un sei volte campione del mondo che non trova la quadratura del cerchio e si perde nel centro classifica, facendosi anche molto male, non può essere etichettato come normale. Per questo il suo rendimento a Most va considerato positivamente: alla seconda gara dopo una lunga assenza per infortunio, ancora ben lontano dalla miglior condizione fisica, il nordirlandese ha scacciato i fantasmi della caduta in FP1 con due decimi posti incoraggianti tra Gara 1 e Superpole Race. L'incidente di Gara 2 è un'ombra su un weekend che, comunque, lascia lui e Yamaha soddisfatti. E per il futuro chissà, l’opzione del ritiro non è scontata, perché Johnny non vuole chiudere la carriera da comprimario. Yamaha? Una Ducati privata? Vedremo. 5. Il Presidente Pavel, MVP inaspettato - Che Petr Pavel fosse appassionato di motociclismo già lo sapevamo. Presente fin dal primo anno al round di Most, il presidente della Repubblica Ceca viaggia quotidianamente sulle due ruote e nel recente passato ha visitato la fabbrica della Moto Guzzi. Questo fine settimana, però, si è superato: giro di corsa sulla pista e colloquio con i team di casa il giovedì, poi la domenica griglia di partenza con gilet da fotografo e Nikon in spalla, Gara 2 passata a scattare da bordo pista, ritorno nel paddock per condurre le premiazioni sul podio. Una partecipazione umile e spontanea che non può non strapparci un sorriso.

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