VIDEO. Solo Isaiah Rider - in maglia T'Wolves sul campo di casa di Minneapolis - interrompe l'era targata Harold Miner, che giustifica con due titoli di miglior schiacciatore NBA il suo ingombrante soprannome: "Baby Jordan"
1993, HAROLD MINER, Miami Heat — Sul parquet di Salt Lake City Cedric Ceballos viene chiamato a difendere il suo titolo dall’assalto di nomi noti come quello di Kenny Smith e di facce nuove, quelle dei due rookie Clarence Weatherspoon (Philadelphia) e Harold Miner (Miami). Saranno proprio questi ultimi due a dar vita alla finale insieme al campione in carica in maglia Phoenix Suns, ma le schiacciate mancine e l’assurda elevazione del n°23 degli Heat — che da questo momento dovrà convivere con l’ingombrante soprannome di “Baby Jordan” — mettono presto tutti d’accordo: il miglior schiacciatore NBA per il 1993 si chiama Harold Miner.
1994, ISIAH RIDER, Minnesota Timberwolves — Ci prova ancora Shawn Kemp, si segnala il piccolo-grande uomo di Denver Robert Pack e viene avvistato pure un tiratore puro come Allan Houston mandare a libri un’improbabile schiacciata con colpo di testa. Fortuna che a mettere tutti d’accordo in finale è l’idolo di casa Isaiah Rider, che parte dall’angolo e sale a inchiodare la schiacciata vincente dopo essersi fatto passare il pallone in mezzo alle gambe. Un numero che si rivedrà anche in futuro, ma che intanto è abbastanza per incoronarlo slam dunk king 1994.
1995, HAROLD MINER, Miami Heat — Isaiah Rider torna a difendere il suo titolo sul parquet di Phoenix, e nel campo dei partecipanti c’è anche il penultimo vincitore, Harold Miner. Finiscono però qui i nomi in competizione, con tutto il rispetto per Jamie Watson (Jazz), Antonio Harvey (Lakers), Tim Perry (Sixers) e Tony Dumas (Mavs). Non stupisce allora che il duello finale sia proprio tra Rider e Miner, con quest’ultimo a spuntarla grazie a un repertorio capace di coniugare energia, stile e potenza, in un mix di 360° mancine e dunk rovesciate a due mani. “Baby Jordan” è di nuovo re delle schiacciate, prima di scomparire senza lasciar traccia dai radar NBA.