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NBA, corsa ai playoff: Denver favorita a Ovest

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A 40 giorni dal termine della regular season, sono ancora molti i piazzamenti e le posizioni ai playoff da conquistare. Discriminante fondamentale sarà il calendario: chi dovrà affrontare le sfide più agevoli? Quante sono le speranza di vedere Gallinari e Belinelli in campo anche ad aprile inoltrato?

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L’All-Star Game è ormai alle spalle e tutte le squadre sono lanciate in una lunga volata verso i playoff. E se per gli Warriors l’accesso alla post-season è già un traguardo raggiunto, le altre 17 dovranno continuare a macinare successi prima di potersi dire sicure. Cleveland, San Antonio e Houston non corrono pericoli, certo, ma in tante sono in piena lotta per conquistare il fattore campo o la posizione che garantisca il miglior accoppiamento al primo turno. Come suo solito, John Schuhmann di NBA.com ha pubblicato il suo report con il dettaglio degli incroci che il calendario ha in serbo per tutte e 30 le squadre NBA fino alla fine della regular season. Una buona base da cui partire per ragionare su come sarà delineata la classifica il prossimo 12 aprile.

Dal terzo al quinto a Est –Una delle sfide più interessanti è di certo la lotta a tre (o quattro, volendo mettere dentro anche gli altalenanti Atlanta Hawks di questa stagione) alle spalle dei Cleveland Cavaliers per il ruolo di principale antagonista dei campioni NBA. Boston al momento è seconda, con due gare di vantaggio su Washington e tre su Toronto, che dopo i primi due mesi in cui sembrava destinata a quel ruolo ha visto precipitare la sua posizione in classifica. I Celtics, incapaci di rinforzare il proprio roster durante la sessione di mercato, hanno a disposizione il maggior numero di partite in casa (11 su 21 mancanti), oltre che il calendario più facile se si considera la percentuale di vittorie raccolte dagli avversari che dovranno incrociare il proprio destino con quello dei ragazzi di Brad Stevens. Gli Wizards invece hanno reso il Verizon Center un fortino, ma sono la squadra NBA ad avere meno partite da disputare ancora in casa (8). Wall e compagni però se la vedranno in 15 delle ultime 23 gare con squadre che hanno raccolto meno del 50% di vittorie: un buon trampolino da sfruttare assieme allo scontro diretto del 20 marzo al TD Garden. Il successo di questa notte contro i Raptors poi, ha messo in luce quanto sarà utile avere un Bojan Bogdanovic in più in uscita dalla panchina nelle prossime settimane, un innesto provvidenziale vista la carenza di talento da sfruttare a gara avviata. Ai Raptors, orfani di Kyle Lowry per il resto della regular season, l’arduo compito di rifarsi subito sotto contro Washington nella sfida di domani e di rilanciare così le proprie ambizioni, cavalcando il nuovo arrivato Serge Ibaka e un DeMar DeRozan da oltre 34 punti di media nelle ultime quattro. Basterà per riconquistare il secondo posto?

Chi resta fuori nella Eastern Conference?  - Più indietro poi, c’è la lotta di chi l’accesso ai playoff non può darlo ancora per scontato. Indiana, Chicago e Detroit infatti, al momento in vantaggio, devono difendersi dalla risalita dei Miami Heat, che hanno ancora a disposizione il maggior numero di partite in casa (13) e che dovranno vedersela in ben 7 occasioni contro squadre al secondo giorno di un back-to-back. I ragazzi di coach Spoelstra non solo sono i più in forma (17 vittorie nelle ultime 20), ma anche quelli con il calendario più abbordabile, a differenza dei Bulls che dovranno fare i conti con uno spogliatoio sempre più diviso, oltre che con incroci che nelle prossime tre settimane li metteranno a dura prova. In queste sfide c’è anche un doppio incrocio con i Pistons, usciti malconci dalla sfida persa a New Orleans questa notte dopo la drammatica prestazione al tiro di squadra (3/23 da tre e soprattutto 3/17 ai liberi). Continuano a nutrire speranze quindi anche i Milwaukee Bucks, falcidiati dagli infortuni e capaci di vincere soltanto una volta in stagione quattro partite consecutive (“merito” di un back-to-back contro i Brooklyn Nets). E gli Hornets di Belinelli? Sono lì, nonostante la drammatica striscia di sconfitte accumulata negli ultimi due mesi. I playoff distano soltanto due partite e mezza, ma il margine d’errore è ridotto al minimo. Due partite contro i Pacers, due contro gli Heat, due contro Milwaukee: le opportunità per risalire la china ci sono, basterà saperle cogliere.

Dal quarto al settimo a Ovest – Nella Western Conference invece, il mischione nella corsa ai playoff non è alle spalle dei soli Golden State Warriors come accade sull’altra costa, ma un po’ più giù visto che Spurs e Rockets hanno scavato un solco rassicurante a suon di successi. La post-season per Clippers, Jazz, Grizzlies e Thunder non è in discussione, ma i piazzamenti sono ancora tutti da definire. Al momento i Jazz, nonostante le ultime due pesanti sconfitte incassate, sono quarti con mezza partita di vantaggio sui Clippers. L’ultimo scontro diretto è in calendario per il prossimo 13 marzo: in gioco per i ragazzi di Doc Rivers non c’è soltanto il fattore campo a favore in un eventuale primo turno, ma anche un ipotetico ragionamento per assurdo in prospettiva. Essere quarti o quinti infatti, vorrebbe dire ritrovarsi in un’eventuale semifinale faccia a faccia con Golden State, la bestia nera di questa regular season (e non solo) per Chris Paul e compagni. Finire più in giù invece, garantirebbe lo sbocco dal lato texano del tabellone contro Rockets o Spurs. Più praticabile? Non si direbbe a guardare la scoppola subìta nella notte in casa contro Houston. Chi invece zitta zitta resta sempre lì è Memphis, fenomenale a inizio regular season nel portare a casa le sfide finite punto a punto e adesso in parte favorita da un calendario che li vedrà sfidare ben otto volte squadre al secondo giorno di un back-to-back. Last but not least, Russell Westbrook e i suoi Oklahoma City Thunder, in missione per la storia prima ancora che per i playoff. Il numero 0 non sembra ancora risentire degli sforzi titanici fatti nei primi quattro mesi di regular season ed è lanciato a folle velocità verso lo storico obiettivo di far registrare una tripla doppia di media in stagione. Lo si potrebbe definire egoista, ma visto che le sue super prestazioni spesso fanno rima con vittoria (24-6 il record dei Thunder quando Westbrook riempie di doppie cifre il suo tabellino), non c’è molto da star tranquilli per tutte le altre.

Denver, la favorita all’ottavo posto della Western Conference – Danilo Gallinari e i suoi Nuggets, infine, possono sorridere guardando una classifica che oggi li vede con ben tre partite di vantaggio sulle dirette concorrenti. E se i Sacramento Kings del post-Cousins non sembrano avere nessuna intenzione di proseguire il loro inseguimento, Portland e Minnesota sperano ancora di poter approfittare di eventuali passi falsi della squadra del Colorado. Sette delle prossime otto partite per Denver saranno in casa, dove sono riusciti a ritrovare il ritmo giusto nelle ultime settimane (9 vittorie e 3 sconfitte dal 12 gennaio) e in cinque casi dei quali l’avversario sarà reduce da una gara la notte precedente. Un match point sulla racchetta dei ragazzi di coach Malone, mai come adesso padroni del loro destino. I T’Wolves, invece, pagano soprattutto il pessimo avvio, compensato soltanto in parte nell’ultimo mese. Minnesota dovrà giocare 13 gare su 21 in trasferta, soltanto 10 delle quali con squadre dal record inferiore al 50%. Portland infine, ha il calendario più facile, almeno se si guarda alla percentuale di successi raccolti dalle avversarie, oltre ad avere ancora uno scontro diretto a Denver il prossimo 28 marzo. Una partita più indietro in classifica si trovano i rinnovati New Orleans Pelicans, alla ricerca di una amalgama di squadra che inevitabilmente richiederà del tempo prima di dare i suoi frutti. Avere due dei quindici giocatori più talentuosi dell’intera NBA non basta a vincere le partite, e le quattro gare di distanza in classifica dai Nuggets sono una montagna complessa da scalare in 40 giorni. Per loro ci sarà tempo per rifarsi visto il potenziale, ma difficilmente in questo finale di stagione.