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NBA, i risultati della notte: Raptors e Spurs ok

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Toronto si prende la rivincita contro Washington e aggancia gli Wizards al terzo posto. San Antonio fatica contro i Pelicans e vince all'overtime. Non bastano ai Thunder i 48 punti, 17 rimbalzi e 9 assist per battere i Suns a domiclio

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Washington Wizards-Toronto Raptors 106-114 – I Toronto Raptors vincono la secondo gara del home-and-home che li ha messi di fronte agli Washington Wizards; un successo che vale doppio visto che garantisce ai canadesi non solo l’aggancio al terzo posto ai danni dei capitolini, ma anche il vantaggio in un eventuale arrivo in parità. Washington è stata ancora una volta condannata dal rendimento della panchina, capace di produrre soltanto 14 punti a fronte dei 44 realizzati dalle riserve dei Raptors. Norman Powell ne mette 21, il suo massimo in stagione, mentre il miglior realizzatore è DeMar DeRozan con 32 punti, suggellati con lla tripla decisiva nel finale di gara, a chiudere una serata da 3/3 dalla lunga distanza. Cinquantasette punti in due per John Wall e Bradley Beal, convinto che il trattamento riservato dagli arbitri alla sua squadra non sia coerente con quanto fischiato agli avversari: “Ogni volta che un loro giocatore era a terra è stato fischiato il fallo, a differenza di quanto accaduto con noi. Non possiamo continuare a dare la colpa agli arbitri, ma la situazione sta diventando frustrante”. Una polemica sterile per una squadra che dice di voler puntare alle finali di Conference.

New Orleans Pelicans-San Antonio Spurs 98-101 OT — Neppure catturare 23 rimbalzi (eguagliando il record di franchigia di Tyson Chandler) e aggiungerci 19 punti (tutti nei primi tre quarti) è servito a DeMarcus Cousins per ottenere la sua prima vittoria in maglia Pelicans, che escono sconfitti ai tempi supplementari per la quinta volta in sette partite questa stagione. Ne approfittano gli Spurs guidati dalla coppia Kawhi Leonard (31 punti, ma anche 7 rimbalzi, 6 assist e 3 recuperi)-LaMarcus Aldridge (21 con 10/19 al tiro e 15 rimbalzi) e un Patty Mills decisivo nell’overtime con due triple pesanti (15 per lui alla fine). Si tratta della sesta vittoria in fila di San Antonio, capace di tenere la coppia Davis-Cousins a 1/8 dal campo nei minuti decisivi: inutili i 29 punti con 9 rimbalzi del primo, ma anche i 26 di Jrue Holiday. 

Philadelphia 76ers-New York Knicks 105-102 – I Sixers hanno salutato Nerlens Noel nell’ultimo giorno di mercato disponibile, acquisendo però (nell’indifferenza generale) Justin Anderson, rivelatosi decisivo nel match vinto in volata contro i New York Knicks. Che la partita fosse combattuta, non è di certo una sorpresa visti i precedenti: TJ McConnell prima e Carmelo Anthony poi hanno segnato nelle sfide precedenti i canestri decisivi nel finale. Questa volta è il turno proprio di Anderson, che a 24 secondi scarsi dal termine manda a bersaglio la conclusione che decide il match, pareggiando il suo massimo in carriera a quota 19 punti realizzati. “Non faccio un passo indietro davanti a nessuno”, ha commentato a fine gara, stigmatizzando le storie tese con Carmelo Anthony, impreciso in parte a causa della sua marcatura asfissiante e tenuto a 18 punti realizzati con 18 tiri. “Stavamo semplicemente giocando a basket”, ha chiosato l’ex giocatore dei Mavericks, mentre Melo a fine gara ha spiegato la frase pronunciata in campo, riferendosi verso Anderson dicendogli di non essere ‘quel tipo di giocatore’: “Niente, era giusto per parlare. Mi piace come giocatore e spero che non diventi uno di quelli che non mi piacciono, tutto qua”. Fino a quando fa vincere le partite però, coach Brown di certo non se ne lamenterà.

Milwaukee Bucks-L.A. Clippers 101-112 – I Milwaukee Bucks partono con le marce altissime nel primo tempo, allungano sul 66-47 e vanno negli spogliatoi convinti di averla sfangata con 24 minuti di anticipo. Dopo uno 0-9 di parziale subito ad aprire la seconda parte di gara però, tocca piegarsi di nuovo sulle ginocchia per un po’. La rimonta Clippers infatti si stoppa un po’ per paura dopo che Chris Paul è costretto a uscire per farsi controllare la mano dolorante, un po’ per l’incapacità di contenere uno come Giannis Antetokounmpo – atleta mai visto prima e contro il quale non bastano i DeAndre Jordan o i Blake Griffin di questo mondo. Il greco va, spesso fino in fondo, e chiude la gara con 24 punti e 8 assist, uno dei cinque giocatori in doppia cifra in casa Bucks. Per la squadra del Wisconsin i playoff sono un po’ più vicini, visto l’aggancio al nono posto agli Heat. Il futuro invece sembra davvero a portata di mano.

Orlando Magic-Miami Heat 110-99 - Aaron Gordon sembra rinato da quando Serge Ibaka ha preso il passaporto dal cassetto ed è volato aldilà del confine nord degli Stati Uniti per accasarsi con i Toronto Raptors. “Payton ama alzare i palloni al ferro. E io amo schiacciarli dentro”. Il numero 00 dei Magic trova la giusta sintesi per definire l’intesa che ha trascinato al successo la sua squadra nel derby della Florida contro i Miami Heat. Ventuno punti e 10 rimbalzi per Gordon, in una gara che ha confermato quanto possa essere letale se schierato contro avversari più grossi e soprattutto più lenti di lui. La sfida sotto canestro poi la vince Nikola Vucevic con i suoi 25 punti e 9 rimbalzi a fronte dei 15 e 18 rimbalzi di Hassan Whiteside. Miami va avanti sul 5-2 con una tripla di Babbitt dopo poco più di un minuto. Da lì in poi è un assolo Orlando, sempre in vantaggio (mai di tanto) fino alla fine del match.

Phoenix Suns-Oklahoma City 118-111 — In campo a meno di 24 ore dalla sconfitta di Portland, i Thunder partono forte (24-12) approfittando del 6/22 al tiro dei Suns nel primo quarto. Poi però, una volta rimontati, a battagliare resta solo Russell Westbrook, che chiude con 48 punti, 17 rimbalzi, 9 assist e anche un accenno di rissa con il giovane schiacciature Derrick Jones Jr.. Si tratta del quarto quarantello consecutivo per la superstar di OKC (nono di sempre a riuscirci, il primo dai tempi di Kobe Bryant nel gennaio 2012), che contro i Suns evidentemente si trova bene, unico giocatore con almeno 45 punti in due gare nella stessa stagione da quando esiste la franchigia dell’Arizona. Che nel terzo quarto però reagisce e si porta fino al +14, grazie ai 18 punti di Eric Blodsoe, ai 17 di Devin Booker, ai 15 di T.J. Warren e ad altri tre giocatori a quota 14, segno di un coinvolgimento collettivo evidenziato anche dai 28 assist di squadra contro i soli 11 dei Thunder. Terza vittoria in fila casalinga per i Suns. 

Los Angeles Lakers-Boston Celtics 95-115 — Tutto il quintetto base di Boston chiude in doppia cifra, dai 13 ai Amir Johnson ai 18 di Isaiah Thomas, mentre il miglior marcatore dei Lakers è Jordan Clarkson dalla panchina a quota 20 punti. I Celtics mandano a libri un primo tempo da 70 punti, chiudono con il 51.2% dal campo, dominando i Lakers a rimbalzo (46-34) e facendo registrare la bellezza di 30 assist, per aggiudicarsi così anche il secondo scontro stagionale contro i rivali di sempre e infliggere a L.A. la sesta sconfitta consecutiva.

Utah Jazz-Brooklyn Nets 112-97 — Messe da parte le chiacchiere sul rinnovo del contratto (non arrivato), George Hill è protagonista di una partita offensiva quasi perfetta che chiude con 10/12 dal campo, 3/3 dall’arco e 10/11 ai liberi per 34 punti, suo massimo stagionale. Season-high anche i 18 punti Quincy Acy per Brooklyn, che però crolla nel terzo quarto sotto il parziale di 19-5 dei Jazz, che tornano alla vittoria dopo due sconfitte in fila e approfittano della caduta dei Clippers per consolidare il loro quarto posto a Ovest. 

Dallas Mavericks-Memphis Grizzlies 104-100 — Dallas ottiene 84 dei 104 punti dal quintetto base e grazie a un Seth Curry ancora in grande spolvero (24 punti con 8/15 al tiro e 5 rimbalzi) e alla prima doppia doppia ai 15 (15 punti ma soprattutto 17 rimbalzi, massimo in carriera) di Nerlens Noel, per la prima volta titolare nel quintetto dei Mavs, regolano i Grizzlies per la terza vittoria nelle ultime quattro gare. I 30 punti di Mike Conley non sono abbastanza per Memphis, che può contare su un ottimo Zach Randolph dalla panchina ma vede Marc Gasol impreciso al tiro (solo 6/18 per 13 punti), mentre Harrison Barnes e il sorprendente Yogi Ferrell contribuiscono — rispettivamente con 18 e 17 punti — a vendicare la sconfitta contro Memphis di novembre, una delle peggiori di sempre arrivata tirando il 29% dal campo e segnando solo 64 punti.