Porzingis e Rose lamentano la mancanza di chimica nella squadra, coach Hornacek è convinto di poter attirare free agent grazie all’attacco Triangolo, mentre Anthony sogna i playoff che non gioca ormai da troppi anni e non nasconde i contatti con Clippers e Lakers
L’attacco Triangolo che continua a non ingranare, lo scontro Phil Jackson-Carmelo Anthony, il caso Charles Oakley, la scomparsa di Derrick Rose a due ore dal match contro i Pelicans... e l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo. In questa stagione è successo davvero di tutto in casa New York Knicks, tranne quello che la dirigenza, i tifosi e anche Kristaps Porzingis si aspettavano lo scorso ottobre. “Credo che sia evidente anche a chi sta fuori dallo spogliatoio che questa non è una buona squadra – la bordata lanciata dal lungo lettone prima della gara persa contro i Clippers -. Possiamo portare a casa qualche vittoria basandoci sul talento individuale, ma sono successi che non durano a lungo. Infatti è esattamente quello che sta accadendo a noi”. Pensieri che ronzavano da tempo nella testa del numero 6, già da quando i Knicks avevano racimolato 14 vittorie e 10 sconfitte nell’incoraggiante inizio stagione, in piena lotta per un posto ai playoff. Certo che neanche Porzingis immaginava che le cose potessero volgere così tanto verso il peggio: da quel momento infatti il record della squadra di New York è 13-32, ormai fuori dai giochi per la conquista della post-season nonostante la matematica di queste 12 partite non li condanni aritmeticamente. “Tutti ci aspettavamo grandi cose da questa stagione, credevo che potessimo vivere una grande cavalcata. Adesso invece non siamo nella posizione in cui speravamo di trovarci”.
La chimica di squadra che non c’è - “Ovviamente tutte le squadre nuove hanno bisogno di tempo per creare la giusta intesa – prosegue Porzingis, come un fiume piena -, non è che prendendo due giocatori di livello sul mercato si riesce subito a diventare vincenti. Magari non saremmo stati comunque da titolo, ma di certo non siamo una squadra da 40% di vittorie”. La doppia sconfitta contro Brooklyn dei giorni scorsi è stata la mazzata finale. “Due partite che rappresentano bene il nostro momento”. Con Anthony, Rose e Porzingis infatti la dirigenza newyorchese (e non solo) pensavano di aver assemblato il roster giusto per puntare al vertice della Eastern Conference. Qualcosa però non ha evidentemente funzionato: “Non è scattata la giusta complicità – aggiunge Rose -, non abbiamo raggiunto la chimica e l’intesa che speravamo di ottenere nel corso della regular season”. Sia il playmaker che Porzingis non nascondono poi quanto sia difficile e frustrante trascinarsi adesso fino a metà aprile, consapevoli di aver bruciato tutte le proprie chance per strada. “È pesante mentalmente. Dobbiamo soltanto cercare di riposare la notte e dare il massimo in campo. Una volta che poi arriverà la fine della regular season potremo finalmente staccare”.
Hornacek crede ancora nel Triangolo – A Jeff Hornacek invece tocca il ruolo del pompiere, cercando di placare il disappunto della squadra e allo stesso tempo di difendere le scelte fatte da Phil Jackson. “Ci sono dei giocatori che credono che il Triangolo sia un deterrente, ma sono sicuro che altri invece pensano ‘vorrei giocare in un sistema del genere’ – commentava qualche giorno fa il coach ai microfoni di ESPN -. Con la giusta conoscenza degli schemi, può piacere a molti. È una strategia che ti permette ogni volta che attacchi di poter comprendere gli sviluppi di gioco. Vedendolo sotto questo aspetto, è davvero divertente da giocare”. Carmelo Anthony però sembra ormai da tempo fare parte della prima schiera, così come molti altri all’interno del roster newyorchese. Secondo indiscrezioni infatti, il Triangolo è il motivo per cui tanti veterani della squadra hanno perso fiducia nei confronti dell’ex coach dei Suns. Una rottura che non interessa alla dirigenza, convinta nel proseguire l’esperienza con Hornacek nonostante i risultati disastrosi. A chi storce il naso pensando al licenziamento di Derek Fisher nel febbraio 2016, fonti interne alla franchigia rispondono che in quel caso non è stato il rivedibile record racimolato dai Knicks a condannarlo, ma la mancanza di comunicazione con Jackson. L’ex-playmaker dei Lakers infatti schivava volutamente le mail del suo ex-coach e assumeva un atteggiamento passivo-aggressivo ogni volta che Jackson metteva bocca riguardo a possibili sviluppi tattici. Difendere l’attacco Triangolo quindi, vuol dire difendere il proprio posto sulla panchina newyorchese.
E Carmelo? – Dopo aver raggiunto i playoff nei suoi primi 10 anni di NBA, per Carmelo Anthony ormai la post-season sta diventando sempre più spesso un miraggio. E dopo la sconfitta contro i Clippers, è lui stesso il primo a dubitare del fatto di poterli giocare in futuro in maglia Knicks: “Sinceramente, è qualcosa su cui sto riflettendo molto. Sto cercando di guardare alle cose in prospettiva. Penso a New York, ai playoff, ai miei compagni. È inevitabile che ragioni su tutto questo. Nulla di specifico, ma semplicemente ascolto quello che mi consigliano le persone care. Ma alla fine di tutto, è una decisione che riguarda soltanto me”. Il numero 7 non nasconde il rammarico di non poter prendere parte per la quarta stagione consecutiva ai playoff. “Penso sempre ai momenti vissuti negli anni passati, alle emozioni che partite del genere lasciano su di te, sui compagni, sulla squadra. Il modo in cui devi di volta in volta prepararti a quel tipo di appuntamento. Per il livello di competitività che ho, per il giocatore che sono, vorrei con tutto me stesso essere lì. Non dico però ‘oh, mi manca’ o ‘ne ho bisogno’. Le cose stanno così e devo accettarlo”. Alla fine poi arriva l’immancabile stoccata alla dirigenza: “Quando ero a Denver spesso ho pensato: ‘Da qui non andrò mai via. Voglio essere il simbolo della franchigia per tutta la mia carriera’. Ma il gioco, il business che gira attorno all’NBA ti porta a fare scelte diverse”. Possibile destinazione Los Angeles? “Non iniziate con le speculazioni – chiosa Anthony -. Durante la deadline ho ricevuto un’offerta e sono ormai un paio di stagioni che sia Lakers che Clippers manifestano il loro interesse nei miei confronti. Ho sempre avuto dei contatti con loro”. Trovare un volo da New York a Los Angeles in caso, sarebbe davvero l'ultimo dei problemi.