Le superstar in borghese durante le sfide di cartello in tv nazionale non sono piaciute per nulla al commissioner NBA Adam Silver. Che promette cambiamenti (e multe) per mettere fine a questa abitudine
Due casi in due settimane – con due dirette televisive nazionali su ABC sostanzialmente boicottate – per Adam Silver sono stati abbastanza. Dopo la manciata di superstar tenute a riposo in Spurs-Warriors prima e Clippers-Cavs poi (in borghese Curry, Thompson, Green, Iguodala, Leonard, Aldridge, James, Irving e Love, oltre al lungodegente Durant), il commissioner NBA è prontamente intervenuto per affrontare la questione, nella forma di un memo spedito a tutte le 30 franchigie NBA. All’interno del quale si definisce la questione “di estrema significanza per la nostra lega” e per questo di pertinenza del primo Board of Governors, utile, quello che si riunirà a New York il prossimo 6 aprile chiamando a raccolta negli uffici della lega i proprietari NBA. Nel documento in questione Adam Silver mette in particolare l’accento sulle regole già esistenti, che richiedono alle squadre di “comunicare immediatamente agli uffici della lega, agli avversari di serata e ai media la notizia dell’assenza di un giocatore”, appena questa viene decisa. Alle squadre che dovessero derogare dall’eseguire tale compito con la dovuta tempestività, Silver minaccia “significanti sanzioni”, ricordando anche che spetta ai proprietari – e ai proprietari soltanto – assumersi la responsabilità di tali decisioni, in quanto solo loro sono in possesso di una visione d’insieme in grado di valutare “l’impatto di certe assenze tanto sui tifosi quanto sui business partner della lega [tra cui le televisioni, ndr], oltre che sulla percezione e reputazione della stessa”.
Le differenze tra Warriors e Cavs – Il caso, come detto, è diventato di scottante attualità dopo le decisioni recentemente prese da Steve Kerr a Golden State e da Tyronn Lue a Cleveland. “Otto partite in otto città diverse nel giro di 13 giorni [e quasi 20.000 chilometri percorsi in volo, ndr]”, la difesa dell’allenatore degli Warriors, a parziale giustifica della sua decisione di far riposare Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green nella gara dello scorso 11 marzo contro gli Spurs. Delle otto gare, poi, ben sei – essendo gli Warriors una delle squadre di punta della lega – facevano parte del calendario televisivo nazionale, lasciando così poche alternative al coach dei californiani. Di tutt’altro tipo, invece, la difesa dell’operato di Tyronn Lue da parte del GM dei Cavs David Griffin: “Loro hanno scelto di far riposare quattro giocatori sani, da noi solo LeBron [James] è stato tenuto a riposo in via precauzionale, mentre a consigliarci lo stop di Kyrie Irving e Kevin Love sono intervenute decisioni di carattere medico” [entrambi alle prese con postumi di infortuni diversi, ndr]”. Griffin è andato anche oltre nella giustificazione alla sua scelta: “Vengo pagato per vincere un titolo, quella che è la percezione di tifosi e sponsor mi interessa fino a un certo punto”. Che però interessa di più al grande capo, Adam Silver, che difatti promette ulteriori interventi su calendario e struttura del campionato nel tentativo di evitare episodi simili.
Le soluzioni di Silver – Pur riconoscendo che “non c’è una soluzione facile alla questione”, il commissioner NBA si dice fiducioso che le recenti decisioni di dimezzare la durata della prestagione NBA – riducendo il numero delle amichevoli – per recuperare una settimana intera da aggiungere al calendario di regular season possa andare proprio nella direzione di permettere alle squadre “di evitare il riposo delle proprie superstar nelle gare più importanti”. “Quella settimana in più ci permetterà di ridurre le gare in back-to-back e anche quelle serie di 4-gare-in-5-giorni che ovviamente esigono molto in termini di dispendio fisico ai nostri giocatori, un dispendio che ormai la scienza ha appurato avere una correlazione diretta con i risultati sul campo”. A queste modifiche – e alla sempre valida minaccia di mettere le mani nelle tasche dei proprietari – Adam Silver affida la sua risposta alla recenti polemiche. Se basterà sarà solo il futuro a dirlo.