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NBA, gara-4 contro i Bucks: l'ultima chiamata per i Raptors

NBA

Perdere questa sera contro Milwaukee (alle ore 21 in diretta su Sky Sport 2) vorrebbe dire non soltanto compromettere il passaggio del turno per Toronto, ma anche mettere in discussione il nucleo e le scelte di mercato di questa estate

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Dopo lo schiaffone preso in gara-3 e la partita persa in casa all’esordio, i bonus da spendere a disposizione dei Raptors in questo primo turno playoff sono terminati. La partita di questa sera (in diretta dalle 21 su Sky Sport 2 con il commento live in italiano), sarà davvero un must win game,  una partita da vincere a tutti i costi per non rischiare di mettere in discussione un progetto tecnico che dopo un triennio vissuto in continuo crescendo sembra essere arrivato al capolinea. Troppo lunghe le braccia di Giannis Antetokounmpo per un roster che spesso ha cavalcato uno stile di pallacanestro per alcuni obsoleto, fatto di troppo midrange e di poco tiro dalla lunga distanza, rappresentazione plastica delle caratteristiche di DeMar DeRozan, diventato stella luminosa in questa regular season da massimo in carriera alla voce punti (27.3), rimbalzi (5.2) e di Usage (34.2%) e irriconoscibile nella sfida di giovedì chiusa con 0/8 dal campo, massacrato dalla difesa dei Bucks che non ha lasciato un secondo di respiro agli ospiti. “Gara-3 non è stata una partita ben allenata, non è stata una sfida ben giocata: abbiamo sbagliato tutti, siamo tutti responsabili”, commenta Dwane Casey, il primo a sapere che non raccogliere risultati in questi playoff significherebbe molto probabilmente scrivere la parola fine sui Raptors così come li abbiamo conosciuti nelle ultime stagioni.

Un attacco che si inceppa ai playoff

Non una novità per i canadesi: per Toronto infatti la post-season è da sempre molto indigesta, non soltanto perché per la franchigia canadese dall’ingresso nella lega datato 1995 non è mai riuscita definitivamente a decollare (nonostante Vince Carter per anni abbia veleggiato abbondantemente oltre i 3.05 metri del ferro), ma anche a causa di un vero e proprio blocco che spesso e volentieri ha condizionato il rendimento in post-season anche di quest’ultima versione della squadra, di gran lunga la più vincente che si sia mai vista all’Air Canada Center. Un dato che racconta bene l’involuzione di Toronto è la variazione del rating offensivo tra regular season e playoff: nel 2014-15 la squadra di Casey viaggiava in stagione a 108.1 punti su 100 possessi (3° miglior attacco NBA), diventati 95.4 in post-season (15° su 16 squadre). Una dinamica diventata tristemente ricorsiva negli anni successivi, visto che lo scorso anno, nonostante la finale di Conference conquistata, il peggioramento è stato evidente: 107 in regular season (5°), 99 ai playoff (12°). Difficile quindi restare stupiti a guardare i dati di questa stagione, con i canadesi sesti fino al 13 aprile (109.8) e ripiombati al penultimo posto con un mediocre 95.4 in queste prime tre sfide contro Milwaukee. “Se hai uno spirito competitivo, non vedi l’ora di ritornare in campo e redimerti dopo una pessima prestazione al tiro”, commenta DeRozan a poche ore da gara-4: non farlo da subito vorrebbe dire salutare con largo anticipo rispetto ai piani la post-season.

La fine di un ciclo?

Toronto al momento è quinta per monte salari con i suoi 108 milioni di dollari stimati, con DeMar DeRozan che al termine di questa stagione avrà incassato ben 26.54 milioni di dollari, il secondo giocatore più pagato alle spalle del solo LeBron James e al pari dei vari Westbrook, Conley, Harden e Durant. L’uomo franchigia a tutti gli effetti, con un contratto da 109 milioni di dollari complessivi garantito fino al giugno 2021. Al suo fianco però potrebbero non esserci più né Kyle Lowry, né Patrick Patterson, pedine fondamentali nello scacchiere canadese degli ultimi anni. La point guard dei Raptors ha una player options da 12 milioni per il prossimo anno; cifra ben al di sotto rispetto a quello alle cifre a cui potrà dare la caccia durante l’off-season. Patterson invece non ha neanche quella, prossimo free agent dal 30 giugno, proprio come Serge Ibaka, arrivato lo scorso febbraio per dare una spinta decisiva in questi playoff a Toronto e possibile partente qualora le cose non dovessero andare per il verso giusto. Inoltre, i 91 milioni di dollari garantiti che già occupano il monte salari della prossima stagione dei canadesi, metteranno Masai Ujiri di fronte a delle scelte complesse da compiere, soprattutto se verranno prese a seguito di una bruciante sconfitta al primo turno dei playoff. In quel caso il "rebuilding" diventerebbe un'opzione sempre più probabile.