La rivoluzione (sul modello FIFA) voluta dalla FIBA sconvolge i calendari: per le qualificazioni ai Mondiali cinesi dell'estate 2019 Team USA non potrà contare sui giocatori NBA, impegnati nella stagione regolare. La soluzione? Si pesca in D-League e nei campionati internazionali. Basterà per continuare a vincere?
L’appuntamento sembra ancora lontano, col Mondiale cinese in calendario solo tra 850 giorni – dal 31 agosto al 15 settembre 2019 – ma complice anche la rivoluzione nei calendari di qualificazione voluta dalla FIBA le convocazioni per la nazionale USA sono di strettissima attualità. Per la prima volta in anni, infatti, a rappresentare la bandiera a stelle e strisce nelle gare di qualificazione ai Mondiali non ci saranno giocatori NBA, impossibilitati a partecipare alle 12 gare di avvicinamento previste nei prossimi due anni, le cui date entrano in conflitto con gli impegni di regular season. Al loro posto la federazione statunitense pescherà dal serbatoio della D-League, valutando contemporaneamente la possibilità di inserire a roster giocatori americani impegnati in selezionati campionati internazionali. È una rivoluzione che nasce in parte dalla consapevolezza di una ritrovata superiorità mondiale – testimoniata dalle cinque medaglie d’oro vinte nelle ultime cinque principali competizioni (Olimpiadi e Mondiali) – ma che è soprattutto figlia delle nuove date imposte dalla FIBA per le gare di qualificazione. Team USA sarà infatti impegnata in campo per le prime due gare tra il 20 e il 28 novembre 2017, ovvero quando il prossimo campionato NBA sarà iniziato da circa un mese, e così anche le restanti dieci gare di avvicinamento alla manifestazione cinese finiscono per andare quasi integralmente in contrasto con i calendari della lega di Adam Silver (due gare a febbraio 2018 e altre due per completare il primo turno tra il 25 giugno e il 3 luglio, prima di affrontare le restanti sei del secondo turno a inizio settembre, fine novembre e quindi fine febbraio 2019).
Le superstar NBA in campo solo per le fasi finali
La speranza (o forse la convinzione) ai quartieri alti di USA Basketball è che una nazionale USA composta da giocatori top di D-League o campionati internazionali sia comunque in grado di strappare facilmente uno dei sette biglietti per accedere alla fase finale del Mondiale cinese in programma nell’estate del 2019, appurato che la NBA non intende rilasciare i propri giocatori – né USA, né internazionali – alle rispettive nazionali. Uno stravolgimento che va a impattare non soltanto la composizione della squadra in campo ma anche quella del coaching staff. Raccolta l’eredità di coach Mike Krzyzewski sulla panchina di Team USA, Gregg Popovich non allenerà le gare di qualificazione al suo primo Mondiale da head coach di Team USA, la cui panchina per le 12 gare in questione potrebbe essere affidata o a un allenatore fuori dal giro NBA oppure addirittura a più tecnici diversi, chiamati man mano a dirigere le coppie di impegni agonistici dei prossimi due anni. Resta chiaro – e forse ingeneroso nei confronti di chi avrà contribuito in campo a raggiungere la qualificazione – che per le competizioni principali (il Mondiale in Cina nel 2019, le Olimpiadi in Giappone l’anno seguente) Team USA tornerà a infarcire di superstar NBA il proprio roster, affidandole ovviamente alle (non troppo amorevoli) cure dell’attuale head coach dei San Antonio Spurs. Perché il dominio globale, una volta riconquistato, non deve essere messo in discussione.