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NBA, Olynyk & Thomas guidano Boston in gara-7

NBA

Kelly Olynyk è il protagonista inatteso della sfida decisiva tra Boston e Washington, autore di 26 punti con 10/14 dal campo in uscita dalla panchina. I Celtics vincono gara-7 115-105 e si preparano ad affrontare tra meno di 48 ore i Cleveland Cavaliers in finale di conference

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“Kelly! Kelly! Kelly!”. È finita nel più improbabile dei modi, con il più improbabile degli eroi. I Boston Celtics infatti vincono gara-7 contro gli Washington Wizards 115-105 grazie ai 26 punti in uscita dalla panchina realizzati da Kelly Olynyk, 12 dei quali arrivati in tre minuti e mezzo di quarto periodo; lo strappo definitivo che ha regalato il successo ai ragazzi di coach Brad Stevens. “Kelly è stato il vero MVP questa notte”, racconta in conferenza stampa Isaiah Thomas, autore di 29 punti e 12 assist, molti dei quali arrivati scaricando dal pick&roll proprio per il numero 41. L’idea tattica degli Wizards infatti era chiara: raddoppiare Thomas, cercando in tutti i modi di togliergli la palla dalla mani e lasciare che fossero eventualmente gli altri a batterli. Detto, fatto, con Olynyk che diventa il migliore per punti realizzati in uscita dalla panchina in una gara-7 negli ultimi 11 anni (ultimo a fare meglio, Leandro Barbosa con 26 nel 2006) e che assieme al piccolo grande Isaiah ricompone un duo in maglia Celtics in grado di realizzare più di 25 punti a testa a 30 anni di distanza da quando ci riuscirono Kevin McHale e Larry Bird nel 1988. Dopo il 10/14 di questa notte, Olynyk è il secondo miglior giocatore in questi playoff per percentuale reale dal campo tra quelli ad aver effettuato più di 50 tentativi con il suo 63.8% di eFG% (il primo è Al Horford): “È stato merito di tutta la squadra, del contributo del gruppo, non solo il mio – commenta Olynyk a fine gara, schivando i complimenti -; è stata una grande serie e loro si sono dimostrati un grandissimo avversario”.

La panchina fa tutta la differenza del mondo

Alla fine, come era ampiamente pronosticabile, a fare la differenza è stata la panchina, prima ancora degli errori al tiro nel finale di John Wall. Il numero 2 degli Wizards infatti ha chiuso il match sbagliando tutte e 11 le conclusioni tentate negli ultimi 19 minuti di gioco e terminando la partita con 18 punti e 8/23 al tiro, spesso accontentandosi delle conclusioni dall'arco che non sono mai state di certo la specialità della casa (1/8 dalla distanza). Washington però era riuscita a portarsi sul +4 a 4 minuti dal termine del terzo periodo (ossia prima che Wall smettesse di mettere punti a referto): è lì che la sfida è definitivamente girata in favore dei padroni di casa, bravi a piazzare un parziale da 18-2 grazie a 8 punti firmati da Thomas e a una preziosissima tripla messa a segno da Marcus Smart, il migliore dei Celtics per plus/minus (+14) e determinante grazie alla sua solita intensità e voglia, prima ancora che per punti (13) e rimbalzi (6). A pesare come un macigno alla fine è il conto totale del contributo raccolto dai giocatori scesi sul parquet a gara in corso; un confronto che diventa impietoso quando si guarda alle riserve degli Wizards. La panchina di Boston infatti passa dai 5 punti di gara-6 ai 48 realizzati questa notte, 43 in più dei cinque totali messi a referto da quella avversari, tutti firmati da Bojan Bogdanovic, l'unico dei sette giocatori scesi sul parquet a partita in corso ad aver trovato il fondo della retina. Il conto dei canestri realizzati dai “non titolari” dice 17-1 in favore dei Celtics, ennesima conferma di come non si possa vincere giocando letteralmente soltanto in cinque.

La spinta del TD Garden

I giocatori del quintetto di Washington infatti sono gli unici a rispondere presente proprio come fatto durante tutto l’arco della stagione, guidati da un magistrale Bradley Beal che chiude con 38 punti: “Mi sento come se fossimo stati noi la squadra migliore delle due”, commenta il numero 3 in maniera anche un po’ ingenua a fine gara, deluso dopo una prestazione del genere di non poter proseguire la propria cavalcata nella post-season. Ai suoi canestri si aggiungono poi i 18 punti di Markieff Morris e i 20 di Otto Porter, entrambi impiegati per almeno 40 minuti a testa. L’unico rimasto a corto di punti e palloni è Marcin Gortat, imbeccato molto poco che chiude il match con soli sei tentativi dal campo e sei punti. Nel pitturato infatti sono i Celtics a fare la voce grossa, vincendo la battaglia 58 vs.40 alla voce “punti segnati in area”, nonostante Washington catturi ben 12 rimbalzi in più dei padroni di casa. Già, perché il fattore campo è stata un’altra discriminante decisiva nella serie, come raccontato da coach Brad Stevens a fine partita: “Non avevo mai sentito una bolgia del genere qui al Garden da quando sono diventato capo allenatore”. Una spinta fondamentale per chiudere con un successo una serie in cui alla fine ad avere la meglio è sempre stata la squadra che giocava davanti al proprio pubblico. Negli ultimi 12 anni è accaduto soltanto tre volte che una serie conclusa dopo sette gare abbia visto vincere sempre la squadra di casa in tutti e sette gli episodi; tutte e tre le volte alla fine ad avere la meglio sono stati i Celtics. E il TD Garden.