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NBA, l’ultimo tango di Manu Ginobili?

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Il tributo del pubblico, le parole emozionate dei compagni, l’uscita dal campo da trionfatore nonostante il risultato: è stata davvero l’ultima partita giocata da Manu Ginobili?

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“Manu, Manu, Manu”. Non poteva che finire così la sfida tra San Antonio e Golden State, una volta messo in chiaro che contro questi Warriors non sembra davvero esserci nulla da fare. Il pubblico dell’AT&T Center festante ha tributato quindi una standing ovation da brividi al numero 20, uscito dal campo quasi incredulo di fronte a tanto affetto. “Ha fatto una faccia del tipo: ‘Non capisco perché tutta questa gente mi sta concedendo una standing ovation del genere’”, racconta Patty Mills. “Se questo è ciò che mi riserva il pubblico, torno a giocare per altri tre anni”, il commento sussurrato all’orecchio del compagno di squadra australiano. Una speranza condivisa da buona parte del pubblico sugli spalti del palazzetto texano, non ancora pronto a dire addio al campione argentino dopo 15 anni di onorata carriera. Alla fine coach Gregg Popovich ha deciso di regalargli una maglia da titolare, quattro anni dopo l’ultima indossata durante i playoff. “È stata una scelta fatta per rispettare quello che rappresenta. Prima della partita c’era il sentore che potesse essere l’ultima partita della sua carriera e non volevo per nulla al mondo perdere l’occasione di permettere al pubblico di San Antonio di rendergli omaggio per la dedizione dimostrata in tutti questi anni. Manu è un Hall Of Famer che ha accettato senza fare storie di partire dalla panchina per non so quanto tempo, perché il suo scopo era quello di renderci una squadra migliore. Meritava una notte del genere, in cui tutti gli hanno dimostrato quanto abbiamo apprezzato il suo lavoro”.   

Il tributo di compagni e avversari

Un applauso lungo, appassionato, scrosciante. Talmente lungo da costringere Kevin Durant a interrompere momentaneamente la sua intervista a bordo campo a fine partita, aspettando che l’uscita di scena di Ginobili placasse il tributo giunto dagli spalti. “Sono stato da sempre un fan di Ginobili e quando assisti a momenti di questo tipo, in cui la gente non sa cosa accadrà in futuro, ma diventa pazza all’idea di doverlo salutare, non puoi che essere coinvolto”, commenta il numero 35 degli Warriors a fine partita. “Un campione vero. Il modo in cui ha giocato nel corso di tutta la sua carriera lo dimostra; non ha mai lasciato la possibilità di scelta a chi lo ha visto in azione: tutti siamo stati “costretti” ad amarlo. La sua creatività, la passione dimostrata in ogni partita. Per lui è un momento fantastico”. Pau Gasol non può che essere sulla stessa lunghezza d’onda: “Manu è stato un dannato campione, un giocatore straordinario”, come ha dimostrato anche in questa serie, di gran lunga il migliore in casa Spurs nelle quattro sfide perse contro Golden State. “Ha fatto talmente tante cose decisive in carriera, che a ogni giocatore basterebbe farne la metà per avere una carriera da sogno – racconta commosso Danny Green -. Vedremo a breve cosa deciderà di fare, ma sono convinto che in molti proveranno a farlo restare con noi un altro anno”. Il punto interrogativo infatti adesso riguarda il suo futuro, sul quale è in primis Popovich a glissare: “Qualora lui decida di restare un altro anno con noi, lo farà in maniera autonoma. Non ha di certo bisogno di essere convinto da noi”.

“Deciderò tra qualche settimana cosa fare”

Alla fine a prendere la parola è il diretto interessato, che non nasconde l’emozione per un tributo così commuovente, sottolineando come quello che farà il prossimo anno non dipenderà dalla sua condizione fisica, nonostante i 40 anni ormai alle porte: “Mi sento in grado fisicamente di poter continuare a giocare, non è questo che determinerà la mia scelta. È tutto legato a come mi sentirò mentalmente e se sarò in grado di affrontare nuovamente uno sforzo di questo tipo. Non è un segreto il fatto che il mio futuro sia incerto, ma ho sottolineato come mi sia preso delle settimane di tempo per pensarci. Valuterò con calma assieme a mia moglie cosa fare il prossimo anno”. Un velo di tristezza sembra segnare le sue parole, ma è lo stesso Manu a ricacciarlo indietro con convinzione: “Che sia stata o meno la mia ultima partita, sarò comunque felice e contento. Dovrò scegliere tra due fantastiche opzioni nei prossimi gorni. Da una parte continuare a giocare alla mia età, godendomi ogni singolo giorno e ogni allenamento; dall’altra restare a casa, essere un padre per 24 ore al giorno, viaggiare molto di più e godermi la mia famiglia. Per questo non c’è modo che io possa essere triste per quello che sarà, perché le cose andranno sicuramente alla grande”.