Hanno mantentuo i loro vecchi numeri (l'8 Gallinari, il 3 Belinelli) ma per il resto è cambiato tutto per i nostri due rappresentanzi azzurri nella NBA: squadre (Clippers e Hawks), maglie, colori e ambizioni. Che hanno raccontato così al via della stagione
Guarito (e pronto per il via degli allenamenti prestagionali) e tutt’altro che timido, anzi. Danilo Gallinari si è presentato così al Media Day della sua nuova squadra, i Clippers, che hanno incontrato i giornalisti a Los Angeles prima di partire per le Hawaii, gran bel posto dove svolgere il loro training camp. “Il nostro reparto lunghi? È il migliore della NBA, il numero 1, non ho dubbi. Vi piace come risposta, eh?”, ha affermato spavaldo l’azzurro, che si è detto pronto a scendere in campo al pari di tutti i suoi nuovi compagni, tra cui anche Blake Griffin (alle spalle il guaio fisico al dito del piede) e DeAndre Jordan. “Loro due sono una parte importante del motivo per cui ho scelto di venire a giocare ai Clippers — ha insistito Gallinari — trovare l’intesa in campo non sarà mai un problema”. Per la squadra allenata da Doc Rivers l’azzurro non è certo l’unica novità, visto che la dipartita di Chris Paul ha portato in cambio una serie di volti nuovi da Houston (da Patrick Beverley a Lou Williams, da Sam Dekker a Montrezl Harrell), cui si aggiunge anche una vecchia conoscenza dei parquet europei come Milos Teodosic: “Let’s get the party started”, che la festa abbia inizio, ha riassunto con un sorriso ancora Gallinari, evidentemente carico e ansioso di tornare in campo e dimenticare un'estate complicata dal brutto incidente alla mano che gli ha impedito di disputare l’Europeo con la maglia della nazionale.
I nuovi Big Three
L’assenza di Paul al training camp dei Clippers per la prima volta in sei anni si è fatta ovviamente notare — sentita soprattutto da chi, come Blake Griffin, ha costruito parte della sua carriera sul pick and roll con la sua ex point guard: “Ora saremo una squadra diversa, correremo di più, saremo divertenti da veder giocare e la speranza è di riuscire a ottenere quei successi che nei playoff ci sono sempre sfuggiti”, la parole del n°32 di L.A.. Come al suo solito più scherzoso, invece, DeAndre Jordan: “Ora questa è la mia squadra”, ha detto spavaldo, accompagnando la dichiarazione con un gran sorriso, ma la realtà invece è che anche i media di Los Angeles non ci hanno messo molto a ribattezzare con la consueta etichetta ormai un po' abusata — quella dei Big Three — il nuovo reparto lunghi che accanto a Griffin e Jordan annovera proprio il nostro Gallinari. Una responsabilità in più per l’azzurro, ma di certo un bel punto di partenza per la nuova stagione.
Belinelli e una squadra in ricostruzione
Diverse ovviamente le aspettative ad Atlanta, dove gli Hawks — negli ultimi 10 anni sempre ai playoff — sono stati pronosticati da più testate giornalistiche americane come la peggior squadra NBA del prossimo campionato. “È quello che dicono”, ha commentato sibillino il nuovo leader degli Hawks, Dennis Schröder, uno che Marco Belinelli conosce bene per esserselo trovato spesso di fronte oltre che in NBA anche sui parquet europei. A dare speranza all’azzurro al via della sua ottava diversa avventura NBA (in 11 anni) c’è la presenza in panchina di coach Budenholzer, per cui Belinelli ha avuto fin dal primo giorno grandi parole di ammirazione: “Budenholzer mi sembra una grandissima persona e sono sicuro che mi troverò bene con lui, perché fa giocare le sue squadre in maniera simile a come giocavano gli Spurs, tanti tagli e molto movimento di palla, tanti aiuti in difesa e grande importanza al collettivo”. Concetti ribaditi anche al primo giorno di scuola della stagione 2017-18, dall’allenatore stesso: “Giocheremo con più spaziature e con più ritmo, useremo di più il pick and roll ma senza rinunciare a un attacco di movimento, con tagli e blocchi continui che permettano a tutti di partecipare attivamente all’azione”, ha fatto sapere coach Bud, che utilizzerà dalla panchina l’esperienza e le doti di realizzatore dell’azzurro, sicuramente un’arma importante nell’aprire le difese avversarie grazie al suo tiro da fuori. Pressioni relative, aspettative basse: potrebbe essere una formula vincente per Belinelli e i nuovi Hawks, alla caccia di un futuro rispettabile.