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Speciale NBA: Oklahoma City Thunder, pronti al tutto per tutto in questa stagione

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Paul George, Russell Westbrook e Carmelo Anthony (Foto Getty)

Dodici mesi fa Russell Westbrook si è ritrovato da solo ad affrontare la tempesta dopo la partenza di Durant; adesso invece sembra avere attorno il roster più forte mai avuto a disposizione da quando è arrivato in NBA, con un'unica specifica missione: vincere subito

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Il sorriso sul volto di Russell Westbrook non è mai sparito, neanche quando la situazione sembrava essere diventata impossibile. Di fronte alle difficoltà causate da scelte fatte da altri, il numero 0 dei Thunder ha risposto con la più impressionante regular season che la storia del Gioco ricordi, chiusa in tripla doppia di media. Ottantadue partite irripetibili non tanto e non solo da lui, ma da chiunque proverà un giorno a sfidarne i record e la costanza. Un’impresa titanica che la dirigenza dell’Oklahoma ha deciso di premiare, affiancando al proprio Ercole altre due punte di diamante di primissimo livello. Almeno per i prossimi dodici mesi. Il fascino della stagione dei Thunder infatti è soprattutto questo: l’idea di poter godere di un mix unico di talento, costretto per di più a fare in fretta nel trovare una soluzione compatibile in campo, che moltiplichi e non limiti il talento di Westbrook, George e Anthony. Sì, tutti state pensando al “FIBA Melo” da record con la maglia a stelle e strisce, ma sembra onestamente poco credibile pensare che il numero 7 si accontenti di restare in un angolo in attesa di uno scarico. Più probabile invece che vengano mischiate le carte in un vortice in cui si cercherà il più possibile di garantire a due delle tre stelle di essere sempre sul parquet. Le alternative infatti, escluso Patterson, sono sconfortanti: un lungo listone di giocatori a cui sarebbe complesso chiedere di andare oltre il compitino. Questo è il più grande limite di una squadra che non ha alcuna intenzione di nascondere le proprie ambizioni: l’idea è quella di puntare al titolo, travolgendo gli avversari in attacco (quanto spazio ci sarà per Roberson…) e provando a trovare il prima possibile la quadra in difesa. “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”: in Oklahoma non c’è bisogno neanche di scriverlo sul retro del collo delle canotte, è già chiaro a tutti.

RECORD 2016-17: 47-35 (2^ nella Northwest Division, 6^ nella Western Conference, 10° posto in NBA)

PLAYOFF: sì, fuori al primo turno ( 2-4 vs. Houston Rockets)

UNDER/OVER 2017-18: 51.5

Roster

RUSSELL WESTBROOK | Raymond Felton, Semaj Christon, Isaiah Canaan

ANDRE ROBERSON | Alex Abrines, Terrance Ferguson

PAUL GEORGE | Kyle Singler, Josh Huestis

CARMELO ANTHONY | Patrick Patterson, Jerami Grant

STEVEN ADAMS | Nick Collison

ALLENATORE: Billy Donovan

GM: Sam Presti

Partiamo dall’ultima riga: Sam Presti, come diavolo hai fatto?

È la domanda che si sono posti un po’ tutti: riuscire a ottenere in cambio delle partenze di Enes Kanter, Victor Oladipo, Domantas Sabonis e Doug Mc Dermott la coppia Paul George-Carmelo Anthony è, all’apparenza, un’operazione complessa anche per Re Mida. Un’opportunità unica, a cui una squadra che stava iniziando a perdere quota dopo la partenza di Kevin Durant non poteva rinunciare. Anche a costo di ritrovarsi in una situazione da spalle al muro, con il doppio punto interrogativo che il futuro riserverà in ogni caso ai Thunder. Versione Apocalisse: perdere quest’anno, dover salutare i giocatori appena arrivati in estate e ritrovarsi con un Westbrook ancora più impoverito della versione 2016-17, con due anni in più nelle gambe e il serbatoio della benzina che inizia a svuotarsi. Versione rose e fiori: OKC vince il titolo, George e Anthony restano in Oklahoma e inizia una dinastia ricca di successi che durerà un lustro. Ok, ma a che costo?

Qual è il prezzo da pagare in caso di successo?

Gli arrivi di George e Anthony infatti il loro effetto benefico lo hanno già portato in dote: permettere ai Thunder di dimostrare a Russell Westbrook la volontà di essere disposti a tutto per provare a vincere, così da convincerlo a firmare il rinnovo. Il numero 0 ha quindi messo nero su bianco la sua volontà, diventando il giocatore con il contratto più ricco nella storia NBA (233 milioni di dollari nei prossimi sei anni). Una spesa non da poco, a cui potrebbero seguire quelle che tutti i tifosi Thunder sperano di aggiungere, ossia i rinnovi di Paul George e Carmelo Anthony. Una spesa che a spanne porterebbe OKC eventualmente nella prossima stagione a battere un altro record a livello salariale: quello dell’esborso economico, che raggiungerebbe così i 300 milioni di dollari annui complessivi (157 di salari + 143 di luxury tax). Una montagna di soldi da spendere per una squadra che può competere davvero per il titolo?

Con questa panchina si può davvero puntare al titolo?

Patrick Patterson, uno dei colpi più sottovalutati dell’intero mercato, si è ritrovato al ridosso del Media Day a doversi accomodare in panchina (dopo che Carmelo Anthony ha dato la sua disponibilità a giocare “da 4”): notizia sicuramente lieta per coach Donovan, che tolto l’ex giocatore dei Raptors, avrà enormi difficoltà nel trovare alternative a gara in corso. Alle spalle di Westbrook le alternative numericamente non mancano, ma Felton, Canaan e Christon sono dei giocatori dai limiti evidenti. Alex Abrines e Kyle Singler sono alternative interessanti, ma non giocatori da cui aspettarsi una grande spinta a gara in corso. La paura più che altro è che i rincalzi possano dilapidare quanto di buono messo in piedi dagli altri e avere sempre un All-Star a disposizione da poter affiancare a una panchina con evidenti difficoltà potrebbe non bastare.

Obiettivi

Vincere il più possibile, sperando in caso di mancato titolo di dimostrare di poter avere ancora dei margini di miglioramento che possa intrigare e convincere Anthony e George a restare. A quel punto poi non si dovrà badare a spese: il rischio altrimenti è di ritrovarsi con Westbrook costretto nuovamente a predicare nel deserto. Nei prossimi sei-otto mesi però, nessun dubbio: i Thunder sono LA squadra da seguire.