Le seconde linee di Cleveland dominano quelle dei Thunder 51-20, grazie principalmente all'apporto dei nuovi arrivati: 14 punti a testa per Rodney Hood e Jordan Clarkson, 13 per Larry Nance Jr.. Per i Cavs arriva la quarta vittoria in fila, sesta sconfitta nelle ultime otto per Oklahoma City
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Oklahoma City Thunder-Cleveland Cavaliers 112-120
Non è passato neppure un mese dall’umiliante sconfitta con 148 punti subiti per mano dei Thunder e i Cleveland Cavs sembrano un’altra squadra, capace di andare sul campo di OKC e portarsi a casa con autorità la quarta vittoria in fila. Più che sembrano, però, sono un’altra squadra, e i cambi fatti dal general manager Koby Altman alla trade deadline sembrano aver rinvigorito i vice-campioni NBA in carica. Al punto da spingere LeBron James a lodare pubblicamente il lavoro del suo gm: “Le cose per noi non stavano funzionando e lui è stato bravo a fare i cambiamenti che riteneva necessari per il nostro roster”, le parole di “King” James dopo la vittoria sui Thunder. “Ora spetta a me fare in modo che i nuovi arrivati trovino il loro miglior ruolo in squadra, è il mio lavoro fare in modo che questa nuova squadra funzioni. È la terza partita che finisco completamente senza voce: in campo stiamo comunicando come non mai”. Il ruolo fondamentale di James è evidente anche dal tabellino della partita: il n°23 chiude con 37 punti (di cui 17 nel terzo periodo) e un ottimo 14/23 al tiro e ci aggiunge 8 rimbalzi e anche 8 assist, ma oltre al fedele scudiero J.R. Smith in quintetto, è proprio tutta la panchina dei Cavs (infarcita dei nuovi arrivati) a funzionare alla perfezione. Le riserve di coach Lue segnano 51 punti contro i soli 20 di quelle dei Thunder, e il saldo positivo (+31) è il più alto mai fatto registrare da una second unit scesa al campo al fianco di LeBron James nell’ormai lunga carriera del giocatore di Akron (playoff inclusi). Jordan Clarkson e Rodney Hood segnano 14 punti a testa (con 6/10 il primo e 5/10 il secondo), 13 li mette Larry Nance Jr. che ci aggiunge 9 rimbalzi di cui 8 offensivi, dominando contro Steven Adams, e anche il quarto volto nuovo di casa Cavs – l’unico a partire in quintetto, George Hill – ha chiuso senza una singola palla persa in 24 minuti (sono 7 quelle di tutta la squadra, di cui 5 di LeBron James). Cleveland chiude la serata tirando il 51% dal campo e un ottimo 16/36 da tre punti (44.4%), percentuali che permettono agli ospiti di supplire al deficit a rimbalzo (51-41 il conto dei palloni recuperati sotto i tabelloni per OKC). Da quando i Cavs hanno ripreso a vincere l’attacco produce 126 punti a partita e nelle ultime quattro gare ha messo sempre almeno 120 punti a tabellone.
In quattro sopra i 20 punti per OKC
OKC riaccoglie in quintetto sia Russell Westbrook che Carmelo Anthony e in effetti dai suoi titolari coach Donovan ha 92 dei 112 punti di serata: chiudono oltre i 20 punti sia Paul George (top scorer dei suoi a quota 25) che Carmelo Anthony (24), Russell Westbrook (21 con 12 rimbalzi e 7 assist) e Steven Adams (22 con 8/12 al tiro e 17 rimbalzi), ma dalla panchina producono punti solo in due, Jerami Grant e Raymond Felton. OKC reagisce con un 8-0 di parziale al primo tentativo di strappo degli ospiti che in apertura di terzo quarto si portano sul +10 grazie al 6/6 dal campo di LeBron James, ma non possono nulla sul secondo allungo dei Cavs, che si portano sul +9 a meno di un minuto dalla sirena. I Thunder confermano così il loro momento di difficoltà, con la sesta sconfitta nelle ultime otto gare disputate, e doversela vedere contro dei Cavs invece in grande fiducia dopo gli scambi di mercato non aiuta certo: “La loro abilità di spaziarsi in attacco, penetrare e scaricare, il livello di talento che hanno in squadra e ora anche la velocità di esecuzione li rende davvero un brutto cliente”, afferma Donovan alla sirena. “Probabilmente ora giocano a un ritmo più alto, più veloci che in passato”. Velocemente devono trovare il modo di reagire i suoi Thunder, che per il momento mantengono la quinta piazza a Ovest ma vedono quattro squadre avere il loro stesso numero di sconfitte, con Denver e Portland sempre più vicine (e titolari di una sola vittoria in meno) ma anche New Orleans (due vittorie in meno) e i Clippers (tre) da tenere d’occhio con sempre più attenzione.