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NBA, Isaiah Thomas: "A Cleveland erano nel panico, per quello mi hanno scaricato"

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Cleveland doveva essere il trampolino di lancio per Thomas in vista dell’estate da free agent e invece si è rivelata come la sua peggior esperienza da quando è sbarcato in NBA. Adesso sogna un futuro ai Lakers, ma le intenzioni dei gialloviola sembrano altre

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Dalla chiusura del mercato sono ormai passati 20 giorni, ma Isaiah Thomas non ha ancora digerito del tutto la scelta dei Cavaliers. L’ex candidato MVP dei Celtics è passato in meno di un mese a Cleveland dall’essere considerato il salvatore della patria di ritorno dall’infortunio al peso morto di cui liberarsi il prima possibile. Quindici partite, 13 tiri di media convertiti con il 36% dal campo e il 25% dall’arco. Il tutto condito con una disfunzionalità nella propria metà campo che appariva come un atto di accanimento nei confronti di quella che era già senza di lui una delle peggiori difese NBA. Tanti problemi che tuttavia non giustificano del tutto la scelta di liberarsi di lui così in fretta. “Non penso che la loro intenzione fosse quella di sbarazzarsi di me così velocemente – racconta Thomas durante un’intervista rilasciata a ESPN -, dopo sole 15 partite. Ma ripeto: è soltanto una questione economica. E i Cavaliers in quel momento erano totalmente nel panico. Stavamo perdendo un sacco di partite. E penso che l’unica cosa a cui bisognava pensare in quel momento era dare una scossa, far capire che l’intenzione era cambiare. Il loro scopo è stato quello di fare piazza pulita”. Thomas, Wade, Crowder, Rose, Shumpert e Frye: tabula rasa, tutti via visto che le cose non stavano funzionando e dato che non si era costruito il contesto ideale per puntare al titolo già da quest’anno. “È stata una situazione molto complessa quella in cui mi sono ritrovato immerso. È stato diverso da tutto quello che avevo provato prima nella mia carriera: mi sono dovuto ambientare e inserire in un contesto nuovo a metà stagione”. Non solo lui, ma uno spogliatoio intero pieno zeppo di volti appena arrivati a Cleveland: “Avevamo un gruppo con otto o nove giocatori nuovi, era un lavoro di totale ricostruzione del gruppo, utilizzando un sistema di gioco che in molti non avevano mai visto. Nuova squadra, nuovo allenatore, nuovi giocatori. E in tutto questo io sono stato fuori sette mesi per infortunio. Avevo bisogno di fare un lavoro prima di tutto individuale, incentrato prima di tutto sulla possibilità di ritrovare ritmo, di riavere confidenza con il gioco”.

A caccia di un futuro ai Lakers: "Qui ho portato fiducia, sono a disposizione del gruppo"

Guardare troppo a sé stesso senza porsi il problema degli altri però alla fine è risultato controproducente. Thomas ha litigato con molti, legato con nessuno e parlato fin troppo con la stampa visto il ruolo che era stato chiamato a ricoprire. Sarebbe dovuto entrare in punta di piedi e invece ha iniziato subito a sbattere i pugni sul tavolo: “È stato un percorso di inserimento che non ha funzionato. Sono cose che succedono”. Della sua stagione da incorniciare a Boston ormai si ricordano in pochi e immaginare di firmare il prossimo luglio un contratto che vada oltre i dieci milioni all’anno sembra ormai un miraggio. Thomas per ora non sembra preoccuparsene: “Sono già stato in situazioni come questa prima di sbarcare a Boston tre anni fa. In una squadra a ridosso della zona playoff, con un gruppo giovane che deve ancora capire quale sia la strada da percorrere per arrivare alla vittoria. Sento di aver portato in questo gruppo una fiducia maggiore e da quel momento non c’è più mancata. Sono venuto a giocare a Los Angeles in una squadra inesperta, ma che già aveva un sistema di gioco ben definito. La mia intenzione è soltanto quella di essere d’aiuto, con la speranza di restare qui a lungo, anche se tutti sanno che la prossima estate sarò free agent. Non so se questo avverrà, ma le ultime 25 partite saranno lo stesso l’occasione per mostrare ai Lakers perché dovrebbero puntare su di me anche in futuro”. Un’autopromozione che potrebbe non bastare: a Los Angeles infatti sembrano avere ben altri piani, con l’intenzione di liberare il più possibile il cap in vista di una free agency scoppiettante, in cui il nome di Thomas non compare in cima alla lista.