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NBA, i risultati della notte: Houston fa 13 in fila, vincono tutte le big

NBA

I Rockets non arrestano la loro corsa, vincono anche a Salt Lake City e allungano a 13 la striscia di successi. Tutto facile in casa per Boston e Toronto, che battono Memphis e Detroit e allungano in testa alla Eastern Conference. Golden State piazza il parziale da 39-18 nel terzo quarto e batte i Knicks a domicilio. OKC batte Orlando (con Westbrook senza tripla doppia a causa dei soli otto punti), mentre perde a sorpresa Indiana a Dallas. Nella sfida a non vincere tra Brooklyn e Chicago, sono i Nets ad avere la peggio

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Utah Jazz-Houston Rockets 85-96

IL TABELLINO

Houston vince ancora, ma in questa stagione non sembra più essere una notizia. Il fatto che i Rockets raccolgano così il 13° successo in fila invece un po’ sorprende, anche perché a inizio gara i texani sembravano proprio non averne. Stanchi a causa del back-to-back, Houston parte tirando 2/11 nel primo quarto dalla lunga distanza, affaticata e senza una rotazione abbastanza lunga che permetta di alternare i giocatori in campo. Nel terzo quarto però, cambia tutto: l’intervallo rinfresca le idee ai Rockets, che a inizio ripresa trovano fluidità e canestri. E nel finale si affidano al leader che non ti aspetti, Luc Mbah a Moute, autore di 15 punti nel solo quarto periodo (uno dei tre giocatori in doppia cifra assieme a James Harden e Chris Paul): “Ho semplicemente preso tutto ciò che la difesa mi concedeva. È sempre un piacere far pagare a caro prezzo la scelta degli avversari e sfruttare i missmatch”. La decisione di coach Snyder infatti non ottiene i risultati migliori, anzi. Contro un quintetto così pericolo e pieno di alternative, senza un centro di ruolo vista l’assenza di Clint Capela, Utah deve fare delle scelte a loro modo forzate. Quella dei Jazz è di far uscire sul perimetro Rudy Gobert in marcatura su Mbah a Moute, visto che dei cinque sul parquet era di certo il meno pericoloso da lontano. Tattica già vista contro Denver neanche 24 ore prima, con Nikola Jokic deputato a questo compito che aveva colto di sorpresa l’ala dei  Rockets. Questa volta invece le cose sono andate in maniera diversa: “Ho guardato i video prima della gara e capito come avrei potuto sfruttare questo vantaggio a mio favore. Non pensavo che sarebbe successo, ma l’importante per me era farmi trovare preparato”. Alla fine sono 17 per Gobert, 16 per Mitchell e poco altro, in una partita da 43% dal campo di squadra e soprattutto il 27% dall'arco. Davvero troppo poco per pensare di impensierire i Rockets.

Oklahoma City Thunder-Orlando Magic 112-105

IL TABELLINO

Per una volta ci ha pensato (anche ) la panchina. I Thunder vincono in casa con un pizzico di fatica in più del previsto contro i Magic e si riportano a contatto nel mischione tra quinto e ottavo posto a Ovest. Basta non giocare per perdere due posizioni, o vincerne una per guadagnarne tre. OKC alla fine non sbaglia, va sotto a inizio gara e poi riprende in mano le redini della sfida anche grazie ai 48 punti realizzati dalla panchina. Patrick Patterson (11 punti), Alex Abrines (12), Raymond Felton (13) e Jerami Grant impattano sulla sfida a cavallo di terzo e quarto periodo e garantiscono ai Thunder un abbrivio concretizzato nel finale. “Sono felice, ma non voglio di certo rivoluzionare la nostra rotazione o cambiare tutte le carte in tavola – racconta coach Donovan a fine partita -. Penso che questo sarebbe un errore. Il nostro obiettivo è quello di provare ad allargare la rotazione il più possibile. Non per forza dovendo giocare ogni partita con 12 giocatori, ma provando a far sentire tutti quanti coinvolti”. Alla fine infatti a caricarsi la squadra sulle spalle sono i soliti noti, a partire dai 26 punti di Paul George (che ritrova la mira, passando dall’1/14 contro Golden State al più consono 9/20 di stanotte) e grazie a un Russell Westbrook che per la prima volta in carriera non chiude in doppia cifra a causa dei punti messi a referto. Per il numero 0 sono otto punti, 12 rimbalzi e 11 assist alla sirena, in una serata da 3/12 al tiro. “No, non ci ho fatto caso. Avevo così tante cose a cui pensare in campo e sono felice di aver dato una mano a vincere – chiosa il numero 0 -. La tripla doppia arriverà la prossima volta”.

New York Knicks-Golden State Warriors 111-125

IL TABELLINO

I Golden State Warriors vincono al Madison Square Garden utilizzando il modo più ricorrente tra i tanti sfruttati quest’anno per portarsi sul 47-14 di record (sempre un filino dietro Houston in classifica). I ragazzi di coach Kerr giocano un primo quarto svagato, senza troppa concentrazione né voglia (39 punti concessi ai Knicks nei primi 12 minuti, 14 dei quali portano la firma di Emmanuel Mudiay), seguito poi da una seconda frazione in cui scaldare i motori. La differenza però arriva a inizio ripresa, quando tutti i tasselli magicamente vanno al loro posto e anche questa volta gli Warriors non fanno eccezione: 39-18 di parziale (la quinta volta che i campioni NBA segnano più di 20 punti del proprio avversario nel terzo quarto, tutto il resto della lega messa insieme c’è riuscita soltanto quattro volte), 12/19 al tiro, 7/10 da tre punti e partita finita con un quarto d’ora d’anticipo. Golden State allunga così sul 3-0 nel post All-Star Game, dando l’impressione che a livello di concentrazione sia scattato qualcosa in più rispetto a quanto visto nella prima parte di stagione. Coach Kerr si gode tuto il quintetto in doppia cifra (26 Thompson, 22 Durant, 21 Curry), il ritorno sul parquet dopo 14 gare di Jordan Bell e una rotazione da 13 giocatori che gli ha comunque garantito riposo per tutti, il 52% dal campo al tiro e oltre il 48% dall’arco.  New York invece sta già pensando al futuro, ma questa serie di sconfitte difficilmente porterà a guadagnare posizioni al ribasso. Quelle dietro infatti vanno forte: non vincono mai.

Boston Celtics-Memphis Grizzlies 109-98

IL TABELLINO

Il riposo durante l’All-Star Game ai Celtics ha fatto davvero bene. Tornati molto più simili a quelli di inizio stagioni, i bianco-verdi hanno scherzato contro i Grizzlies, portando a tre il numero di vittorie consecutive dopo la pausa. Merito di un primo tempo da 67 punti in cui Boston ha subito messo le cose in chiaro, impedendo a Memphis ogni tipo di velleitaria rimonta. I Celtics segnano otto triple nel solo primo quarto, eguagliando il record di franchigia e assicurandosi una serata in cui poter tirare il fiato. Kyrie Irving segna 25 punti con 8/13 dal campo; uno dei cinque giocatori in doppia cifra tra i padroni di casa. “Abbiamo giocato leggermente meglio rispetto al solito”, ironizza coach Stevens, che sa benissimo di dover continuare a vincere per provare a restare in scia ai Raptors che non perdono un colpo. I Grizzlies invece diventano sempre più difficili da commentare: con questa il numero di ko consecutivi sale a dieci (primato in coabitazione con i Suns, che pure cavalcano una striscia del genere), con la prossima sfida proprio contro Phoenix. Una delle due dunque sarà costretta a vincere, prima di ritornare prontamente a perdere il prima possibile.

Toronto Raptors-Detroit Pistons 123-94

IL TABELLINO

Dopo aver perso la quinta gara stagionale tra le mura amiche, era improbabile che la miglior squadra casalinga della lega ne lasciasse un’altra per strada. E infatti i Toronto Raptors hanno vinto la loro settima partita nelle ultime otto, ringraziando la serata dei loro giocatori migliori (20 a testa per DeMar DeRozan e Kyle Lowry, 19 per Serge Ibaka) e approfittando del crollo dei Pistons, arrivati alla terza sconfitta in fila e alla sesta nelle ultime sette. Nonostante la doppia doppia da 18+18 di Andre Drummond, infatti, Detroit sembra essersi rassegnata a non fare i playoff neanche quest’anno, finendo a tre partite di distanza dall’ottavo posto occupato dai Miami Heat. Le cattive notizie non sono nemmeno finite qui: a metà marzo è in arrivo una terribile trasferta di sei partite a Ovest, anche se per quel periodo i Pistons potrebbero ritrovare Reggie Jackson, fuori causa da mesi a causa di una grave distorsione alla caviglia che ha fatto deragliare la sua stagione e quella di Detroit. Chissà se non sarà già troppo tardi.

Brooklyn Nets-Chicago Bulls 104-87

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Ci voleva una serata così per i Brooklyn Nets: dopo 8 sconfitte consecutive, la gara interna con i Chicago Bulls era l’occasione giusta non solo per celebrare la memoria di Drazen Petrovic — onorato alla fine del primo quarto con un pallone commemorativo consegnato alla madre Biserka —, ma anche per ritrovare un po’ di giovani importanti (Rondae Hollis-Jefferson e Caris LeVert su tutti) e di fiducia nei propri mezzi. Ci è voluto più di un tempo per riuscirci, visto che all’intervallo i padroni di casa erano sotto di due, ma un parziale di 9-0 per aprire il secondo tempo ha permesso loro di prendere il controllo della gara senza mai cedere la doppia cifra di vantaggio nell’ultimo quarto, toccando anche il +22. Alla fine il miglior marcatore è stato Allen Crabbe con 21 punti, seguito da DeMarre Carroll e Jarrett Allen (autore di una clamorosa schiacciata su Lauri Markkanen) con 18. Proprio il rookie finlandese è stato uno dei migliori dei suoi con 19 punti, superato solamente dai 23 di Kris Dunn, ma non abbastanza per evitare la quarta sconfitta in fila (13 nelle ultime 16) per una squadra che ormai non ha più molto da chiedere a questa regular season in termini di vittorie.

Atlanta Hawks-Los Angeles Lakers 104-123

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Mancano ancora una ventina abbondante di partite alla fine della stagione, ma i Los Angeles Lakers hanno già pareggiato il numero di vittorie raccolte lo scorso anno. Segno che qualcosa sta migliorando tra i gialloviola, che nel facile successo sul campo degli Atlanta Hawks (il terzo consecutivo) hanno mandato la bellezza di nove giocatori in doppia cifra, guidati dai 21 con 10 rimbalzi di Brandon Ingram e i 19+10 di Julius Randle. Con la profondità del roster e la precisione dall’arco (10/18 da tre nel primo tempo, 15/33 alla fine) la squadra di Walton è riuscita a sopperire a ben 23 palle perse e a 23 falli, pescando anche un positivo Lonzo Ball dalla panchina (13 punti, 7 rimbalzi e 5 assist con 4/4 al tiro, di cui tre triple) per infliggere agli Hawks la quarta sconfitta in fila. Ai padroni di casa non sono serviti i 24 punti di Taurean Prince e i 20 di Dennis Schröder, ma per coach Budenholzer — che ha salutato Ersan Ilyasova, il quale probabilmente si accaserà ai Philadelphia 76ers di Marco Belinelli — il bicchiere rimane mezzo pieno: “È dura quando non vuoi fare altro che avere successo a livello di squadra, ma penso davvero che stiamo crescendo, anche se stasera non sembra essere così”.

Dallas Mavericks-Indiana Pacers 109-103

IL TABELLINO

La notizia più sorprendente della notte arriva da Dallas, dove i Mavericks — invischiati nella “corsa” per la prima scelta al Draft — colgono un successo inatteso ai danni di una squadra come  Indiana che si gioca i playoff. E dire che le due squadre arrivavano alla partita in situazioni diametralmente opposte (i padroni di casa con quattro sconfitte consecutive alle spalle, gli ospiti forti di quattro successi in fila), eppure i 21 punti di Harrison Barnes e i 19 di J.J. Barea hanno permesso ai Mavs di ribaltare la situazione, scappando via in un ultimo quarto cominciato con 10/13 al tiro (di cui cinque triple) per andare sul +13. La rimonta orchestrata da Victor Oladipo (13 dei suoi 23 punti nell’ultimo quarto dopo una gara passata a convivere con grossi problemi di falli) è arrivata al massimo al -2, prima che una tripla di Wes Matthews a 32.4 secondi dalla fine mandasse di fatto i titoli di coda alla sfida. Ai Pacers non bastano i 24 punti di Myles Turner, che aveva fatto del suo meglio davanti ad amici e parenti (ha frequentato l’high school e l’università in Texas) per non far rimpiangere l’assenza di Oladipo.

Sacramento Kings-Minnesota Timberwolves 100-118

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I T’wolves rispondo presente alla chiamata fatta dal loro allenatore, che ha chiesto al gruppo di non far pesare l’assenza di Jimmy Butler nel prossimo mese. Karl-Anthony Towns risponde con la solita moneta, quella che ormai mette in mostra sul parquet sin dalla prima palla a due di questa stagione: per lui sono 26 punti e 17 rimbalzi, la 54^ doppia doppia in 64 partite. “Tutti dobbiamo fare un passo avanti, dobbiamo mettere qualcosa in più nel nostro gioco”, racconta Andrew Wiggins, anche lui in doppia cifra come tutto il quintetto di Minnesota. Al posto di Butler infatti c’è Nemanja Bjelica che chiude con 12 punti, mentre dalla scarna panchina arrivano i dieci punti di Dieng e poco altro. Il rischio di perdere il match però appare sempre lontano, anche perché i Kings dimostrano da subito di non avere alcuna intenzione di vincere un match che avrebbe complicato la loro rincorsa al contrario. Venti punti per Skal Labissiere e poco altro servono soltanto a rendere meno pesante il parziale. La differenza canestri (per il momento) non conta.