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NBA, chi vuole fare le scarpe a Kawhi Leonard?

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Questa volta non in senso figurato. La superstar dei San Antonio Spurs è in scadenza a fine settembre con il suo attuale sponsor, Jordan Brand, ma la proposta di rinnovo di 20 milioni di dollari per 4 anni è considerata troppo bassa dal giocatore. Il cui futuro, in campo e fuori, appare sempre più nebuloso

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Non è un momento facile per Kawhi Leonard. Conosciuto per le poche parole con cui comunica (il minimo) verso il mondo esterno, l’ala piccola dei San Antonio Spurs si ritrova ultimamente – e forse suo malgrado – di continuo in prima pagina. La lunga assenza dai parquet NBA (solo 9 gare disputate fin qui in stagione), le voci sul suo possibile (o impossibile) ritorno prima della fine della stagione, quelle di un possibile raffreddamento nei rapporti tra lui e la franchigia texana con cui ha vinto un titolo NBA (venendo votato MVP delle finali, in quel 2014) e ora anche di una pericolosa impasse nelle trattative per il rinnovo con uno dei suoi sponsor tecnici, quel Jordan Brand (azienda che si muove sotto l’ombrello di Nike) che ne ha fatto uno dei suoi volti più popolari. Oddio, popolari forse proprio no – e questo sembra essere parte del problema. Con l’attuale contratto in scadenza il prossimo 1 ottobre, le due parti – giocatore e Jordan Brand – si sono già trovate attorno a un tavolo per discutere il rinnovo, consci che le attuali condizioni (solo 500.000 dollari all’anno la retribuzione attuale) siano destinate a un sostanziale ritocco verso l’alto. Quelle del brand ispirato al più grande giocatore di sempre il ritocco lo hanno anche quantificato: in dieci volte tanto. Il nuovo accordo sul tavolo del n°2 degli Spurs è infatti per quattro anni  e 20 milioni di dollari complessivi, 5 all’anno. Cifra che però i rappresentanti del giocatore ritengono insufficiente. Venti milioni di dollari (e anzi, forse qualcosa in più) li incassano LeBron James e Kevin Durant (entrambi da Nike), ma con una sostanziale differenza: all’anno! Agli occhi del team che rappresenta il giocatore, il n°2 di San Antonio è quel tipo di giocatore, con una bacheca di vittorie, premi e riconoscimenti che merita analoga considerazione: campione NBA e MVP delle finali NBA, due volte difensore dell’anno, due volte incluso nel primo quintetto NBA ma anche secondo e terzo nelle ultime due votazioni per il premio di MVP della lega. 

Un personaggio anti-personaggio

Non la pensano così negli uffici di Jordan Brand, dove la differenza nel valore di mercato di Leonard (personaggio pubblico, non giocatore di pallacanestro chiaramente) prende evidentemente in considerazione parametri come la visibilità del giocatore, le sue capacità comunicative (e di conseguenza di marketing) la popolarità tra il pubblico, americano e mondiale. Tutte aree dove Leonard non sembra certo eccellere: favoloso giocatore in campo, rifugge spesso e volentieri dai riflettori dei media appena esce dal parquet, viene raramente coinvolto in campagne pubblicitarie (ha debuttato non molto tempo fa in uno spot per Foot Locker e in una capsule collection per Gatorade legata allo slogan “Be Like Mike”) e ancora più raramente concede interviste pubbliche, senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di avere una presenza sui social (un accountTwitter certificato con 4 messaggi, l'ultimo del 2015, e niente Instagram per lui). Tutte caratteristiche che negli anni lo hanno fatto amare alla follia da Gregg Popovich ma evidentemente molto meno dai responsabili dei dipartimenti di comunicazione e marketing delle aziende che hanno la chance di utilizzarlo come testimonial. Tra queste anche Jordan Brand, che ad esempio ha dedicato una linea di scarpe personalizzata (le famose signature shoes) a Russell Westbrook, Carmelo Anthony, Chris Paul e Dwyane Wade e che lo farà presto con, senza invece prevedere l’opzione con Leonard, neppure nel nuovo contratto attualmente sul tavolo. Un contratto che fino al 1 luglio Jordan Brand può discutere con il giocatore in totale esclusiva, mentre da quella data in poi – nel caso l’accordo non fosse trovato – altri brand possono entrare nell’arena delle contrattazioni e presentare le proprie offerte (che di solito vengono rese pubbliche tra fine agosto e inizio settembre). Anche in questo caso, però, l’attuale sponsor di Leonard ha fino a 10 giorni lavorativi per pareggiare qualsiasi offerta ricevuta dall’atleta, trattenendolo così nella propria scuderia a un prezzo che il mercato stesso finisce per stabilire. Kawhi Leonard è in pratica un restricted free agent con Jordan Brand ma sul suo futuro con l’azienda – e addirittura con i San Antonio Spurs – qualcuno inizia a nutrire dei dubbi.