NBA, intervista esclusiva a Domantas Sabonis: "I miei Pacers, papà Arvydas e i passaggi di Stephenson..."
NBAVincendo a Boston gli Indiana Pacers sono diventati la terza forza della Eastern Conference: ci siamo fatti raccontare da Domantas Sabonis le prospettive per il resto della stagione, ma anche il suo rapporto con suo padre Arvydas e quanto è difficile ricevere i passaggi di Lance Stephenson...
Aspettavi di trovarti in questa posizione di classifica a questo punto della stagione?
“Come squadra eravamo consapevoli del nostro valore, anche se c'erano voci che non saremmo stati una buona squadra. Sapevamo che se avessimo lavorato duro ogni giorno, con un grande coaching staff, ci saremmo potuti mettere nella posizione di vincere partita dopo partita. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, finora”.
Dove devono migliorare i Pacers per fare l'ultimo salto?
“La cosa più importante per noi è giocare a un livello continuo: la costante del nostro anno finora è stato giocare tre quarti e mezzo ma senza riuscire a giocare tutti i 48 minuti. Migliorare sotto questo aspetto sicuramente ci sarà d'aiuto”.
È il secondo anno che giochi con Victor Oladipo, diventato subito il leader di questi Pacers: cosa ti piace del suo gioco?
“Quest'anno è esploso, è il nostro leader. Tutti all'interno della nostra squadra sappiamo quanto sia pazzesco il suo livello di fiducia paragonato allo scorso anno. Sta segnando tiri difficili e sta giocando davvero alla grande”.
Cosa ti piace di Nate McMillan?
“È un grande allenatore, ci lascia molto liberi in attacco e possiamo giocare sia veloce che più controllato, e questo ci aiuta molto. Lascia prendere a noi le scelte ed è molto importante”.
La scorsa settimana il vostro GM Kevin Pichard ha dichiarato che Oladipo, Turner e Sabonis rappresentano il futuro di questa franchigia.
“È una bellissima sensazione sapere che quello che hai fatto è stato apprezzato. Non sapevo cosa attendermi quest'anno dopo la scorsa stagione a OKC. Lavoro sempre duro, cerco di mettermi sempre a disposizione della squadra. Sentire che il tuo GM dice queste cose è fantastico. Ora devo continuare a giocare nel modo che conosco”.
Sei rimasto un po' scioccato dalla trade che ti ha coinvolto questa estate?
“Si, non me l'aspettavo. Ero a Orlando alla Summer League, pronto per andare a letto perché avrei giocato nella mattina seguente con i Thunder. Mi hanno chiamato al telefono ed è andata cosi. Ovviamente per come tutto è accaduto in fretta sono rimasto sorpreso”.
Che rapporto hai con tuo padre Arvydas? Quanto spesso parli con lui di pallacanestro?
“Mio padre guarda praticamente ogni mia partita, resta sveglio la notte e dopo ogni gara ricevo sempre un suo messaggio tipo ‘bella partita’ o ‘grande vittoria’. Se vede che c'è qualcosa che non va e pensa che sia importante dirmelo, mi scrive messaggi come ‘vai forte a rimbalzo’ o ‘non aver paura di tirare’. Praticamente parliamo ogni partita o quasi”.
Quanto facile o difficile è stato per te crescere come il figlio del grande Arvydas?
“Credo che all'inizio in tanti provavano a paragonarmi a mio padre, ma la cosa sinceramente non mi ha mai dato fastidio. Se ne parlava di più quando ero giovane rispetto ad adesso, ma io gioco la mia pallacanestro. So che è difficile trovare un altro giocatore come mio padre e non credo ce ne sarà un altro cosi: io cerco di costruirmi la mia reputazione, sono orgoglioso di quello che ha fatto mio papà ed estremamente felice mi possa aiutare nella mia crescita cestistica”.
Stai avendo un'ottima stagione e i tuoi numeri sono solidi. Ti piacerebbe giocare più minuti o il ruolo che hai adesso ti va bene?
“Da giocatore è ovvio che mi piacerebbe giocare di più: di carattere sono molto competitivo, più gioco e meglio è per me, voglio aiutare i miei compagni a vincere. Allo stesso tempo siamo in una situazione dove, come squadra, stiamo giocando molto bene: ognuno di noi ha un ruolo preciso e non vediamo l’ora di capire quanta strada riusciremo a fare”.
Secondo anno nella lega dopo l'esperienza a Gonzaga, stai migliorando giorno dopo giorno. Quale è il tuo prossimo passo? Su quale fase del gioco stai lavorando?
“Penso che il prossimo passo per me sia capire meglio ogni giorno la pallacanestro dal punto di vista delle letture. Certe volte vedo che gioco troppo veloce e invece dovrei rallentare per leggere meglio cosa ho di fronte, per fare la giusta scelta e prendere la giusta decisione”.
Che effetto fa giocare con Lance Stephenson?
“È un grande giocatore, un ragazzo molto divertente dentro e fuori dal campo, ci dà molta energia. Ogni volta che siamo sotto prova a far scattare in noi la scintilla con qualche giocata... bella o brutta, ho la sensazione che ci sia sempre d'aiuto”.
Cosa ne pensi delle sue giocate "magiche" in campo? Ti piacciono o no?
“La parte divertente è che di solito il destinatario dei suoi passaggi sono io! Devo sempre stare attento, perché non importa quando o come o se sta guardando da un’altra parte, so che un secondo dopo può arrivare il pallone nella mia direzione. Devo essere pronto a tutto”.
Pensi che tu e Myles Turner possiate giocare più minuti assieme?
“Penso di si, è un punto essenziale per il nostro futuro, dobbiamo abituarci l'uno all'altro, allenarci insieme, adesso giochiamo solo pochi minuti contemporaneamente in partita. Quest'estate sarà essenziale per noi: come riusciremo ad adeguarci l'uno all'altro e trasferire tutto questo in campo”.
[Intervista di Zeno Pisani | Video di Sheyla Ornelas]