Non passa inosservata neanche nel mondo NBA la March For Our Lives, a chiedere un controllo più ferreo sulla vendita delle armi. Dai 200.000 dollari donati da Dwyane Wade e Gabrielle Union ai 90 bus noleggiati da Carmelo Anthony per pagare la trasferta a Washington dei ragazzi di Baltimore
È passata alla storia come la protesta studentesca più numerosa di sempre, con milioni di ragazze e ragazzi per le strade di tutta America – alla marcia principale organizzata a Washington D.C. ma contemporaneamente anche alle altre 845 marce collegate alla principale, in ogni città e paesino d’America – a chiedere un maggior controllo nella vendita a nelle diffusioni delle armi da fuoco in tutto il Paese. Una richiesta divenuta ancora più pressante e urgente dopo l’ennesima sparatoria in una scuola USA, quella del 14 febbraio scorso alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, che ha ucciso 17 persone di cui 14 studenti. Tra le richieste urlate a gran voce dai ragazzi durante la March for our lives (la marcia per le nostre vite) la richiesta di abolizione della vendita da privati a privati di armi nei comunissimi gun shows (esposizione di armi nelle quali è più facile aggirare le leggi esistenti e procedere all’acquisto di pistole e fucili senza i necessari requisiti imposti dai regolamenti statali e/o federali) ma anche la reintroduzione del Federal Assault Weapons Ban, una legge del 1994 che vietava la vendita a civili di armi semi-automatiche e fucili d’assalto. Una dimostrazione popolare che ha visto le giovani generazioni prendere il palcoscenico ma che ha scatenato anche il supporto di tantissimi personaggi pubblici (la coppia George Clooney-Amal ha donato mezzo milioni di dollari per supportare l’organizzazione della marcia, cifra subito pareggiata anche da Oprah Winfrey e Steven Spielberg) compresi anche nomi di primo piano del mondo NBA. Uno dei primi ad affidare a Twitter il suo totale supporto agli studenti scesi in strada è stato l’allenatore di Golden State Steve Kerr, non nuovo a prendere pubblicamente posizione: “Ricordatevi di uscire di casa e partecipare alla marcia, oggi! Grazie alle giovani generazioni per ispirarci e ricordarci che il cambiamento può arrivare soltanto se lo vogliamo veramente. Registratevi per votare e domandare una legislazione sul controllo della armi di maggior buonsenso! La democrazia trionferà!”.
In prima fila sempre loro, Wade, James, Paul & Anthony
Tantissimi ovviamente anche i giocatori (spesso non così lontani per età dai ragazzi scesi in strada a marciare) che hanno voluto dimostrare il loro supporto alla marcia e ai delicati temi della protesta. Dalle congratulazioni di LeBron James ai ragazzi “per avere un impatto reale” con le loro azioni all’orgoglio professato dal suo ex compagno di squadra e grande amico Dwyane Wade (che si era recato in prima persona nella scuola teatro dell’ultimo massacro, per incontrare gli studenti) “per ogni individuo che ha preso parte a questo movimento nello sforzo di generare un cambiamento positivo. Le nostre voci oggi non possono essere ignorate e devono essere ascoltate”, ha scritto Wade, che insieme alla moglie Gabrielle Union ha donato 200.000 dollari agli organizzatori della manifestazione. Un orgoglio condiviso da un altro membro del famoso “Banana Boat”, Chris Paul, “onorato e orgoglioso che la nuova generazione stia prendendo il comando delle cose. Il loro momento è adesso”, ma ancora più diretto e ammirevole il coinvolgimento dell’ultimo membro del quartetto, quel Carmelo Anthony che ha raccontato di aver reso possibile il viaggio a Washington, D.C. di oltre 4.500 ragazzini di Baltimore (dove l’ala dei Thunder è cresciuto) organizzando la trasferta in 80/90 bus, ovviamente pagati dalla superstar di OKC. “È un momento speciale”, ha commentato Anthony: “Per me essere coinvolto socialmente non è né una cosa nuova né qualcosa che voglio aspettare di fare quando non giocherò più nella NBA: o sei coinvolto o non lo sei, è qualcosa che mi viene naturale, esprimere la mia opinione e far sentire la mia voce”.
La “benedizione” di Bill Russell (che non rinuncia all’ironia…)
Sono stati tanti altri i giocatori NBA che hanno voluto dimostrare il loro appoggio alla manifestazione, dal playmaker dei Brooklyn Nets Jeremy Lin (“ Mi piace vedere la solidarietà e l’ispirazione che ha spinto all’organizzazione della #MarchForOurLives!! Mi incoraggia vedere così tanta gente lottare per rendere questo mondo un posto migliore”) a Enes Kanter (uno che per il suo impegno sociale sta rischiando grosso con le autorità turche). A dare a tutti la benedizione finale, è arrivata anche la foto di Bill Russell su Twitter, con il leggendario centro dei Boston Celtics che trova anche il tempo di ironizzare sulla sua differenza di età con i giovani protagonisti della marcia: “Qualcuno di voi potrebbe non conoscermi, ma sappiate che io sto dalla vostra parte”, dice uno degli uomini più carismatici della recente storia NBA. E un altro ringraziamento – oltre che per “i ragazzi che fanno sentire la loro voce, generando cambiamento” – Russell lo dedica proprio a Dwyane Wade e Gabrielle Union, ringraziati per il loro impegno (anche economico) e incoraggiati a continuare su questa strada, “perché questo è il momento di ricordare a tutti di registrarsi per il voto, perché questo è il modo in cui possiamo generare dei cambiamenti”.