Guidati dalla grande prestazione della loro matricola (28 punti, 9 rimbalzi, 8 assist) i Jazz diventano la quarta squadra ad assicurarsi un posto ai playoff a Ovest: è la seconda qualificazione consecutiva, nonostante la partenza estiva di Gordon Hayward
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Los Angeles Lakers-Utah Jazz 97-112
Gli Utah Jazz diventano solo la quarta squadra della Western Conference a qualificarsi per i playoff (dopo Rockets, Warriors e Blazers) e lo fanno non a caso trascinati da una grandissima serata di Donovan Mitchell, il loro rookie meraviglia, pescato solo alla 13^ chiamata dell’ultimo Draft e l’unico credibile avversario di Ben Simmons per il premio di matricola dell’anno. Sul parquet dello Staples Center il prodotto di Louisville manda a referto una prestazione da 28 punti (ben sopra la sua media stagionale di 20.4) con 9/18 al tiro e tre triple a segno, ma anche 9 rimbalzi e 8 assist. Dalla stagione 1983-84 i Jazz diventano così solo la quinta squadra a centrare la qualificazione ai playoff avendo come loro miglior realizzatore un giocatore al primo anno (i Nuggets di Carmelo Anthony, gli Spurs di David Robinson, i Pacers di Chuck Person e i Bulls di un certo Michael Jordan gli altri quattro precedenti). “Una sensazione fantastica aver raggiunto l’obiettivo playoff”, le parole di Mitchell a commentare la seconda qualificazione in fila di una squadra che in estate ha perso il suo unico All-Star (Gordon Hayward) e che cavalca un momento super positivo, avendo vinto le ultime cinque gare ma soprattutto 28 delle ultime 32 disputate (19-28 il record della squadra di coach Snyder al 22 di gennaio). Ovviamente tali successi non si spiegano solo con il rendimento di un unico giocatore: ben cinque anche contro i Lakers gli uomini in maglia Jazz in doppia cifra, con le doppie doppie di Joe Ingles (22 punti e la bellezza di 10 assist) e Derrick Favors (10 più 13 rimbalzi) ma anche i 18 di Jae Crowder e i 15 di Royce O’Neale dalla panchina, in una partita che non ha mai visto i Lakers davanti nel punteggio e che Utah ha dominato arrivando ad avere fino a 22 punti di vantaggio. Merito per gran parte anche di una difesa capace di tenere i Lakers al 40% dal campo e a percentuali ancora peggiori dall’arco, come testimoniato dal 5/25 conclusivo dei gialloviola. L.A. rientra a -6 all’intervallo ma il terzo quarto è decisivo, con Utah capace di dominare la frazione 32-23.
Il massimo in carriera di Tyler Ennis
Sono dei Lakers “in maschera” quelli che scendono in campo allo Staples Center contro Utah: mancano infatti Lonzo Ball, Brandon Ingram e si aggiunge anche l’assenza di Kyle Kuzma, fermato da un leggero dolore alla caviglia sinistra. Si spiega anche così la sesta sconfitta nelle ultime otto gare, incassata nonostante i 25 punti con 10/18 al tiro di un positivissimo Josh Hart, i 22 di Tyler Ennis che vanno a libri come suo massimo in carriera e i 17 con 7 rimbalzi di Julius Randle. Le percentuali al tiro però tradiscono gli uomini di coach Walton che partono male e non riescono mai veramente a rientrare in partita: restano solo due gare – contro Houston e poi il derby contro i Clippers – per chiudere una stagione in chiaro-scuro, in miglioramento rispetto al recente passato ma forse sotto le aspettative di tifosi e ambiente.