"Sono stufo marcio di essere trattato come un bambino", il messaggio affidato a una Instagram story dal centro camerunense, trattenuto ancora ai box dallo staff medico dei Sixers dopo la frattura all'osso orbitale dell'occhio sinistro. Il suo status per gara-3 è ancora incerto
Lui non gioca dal 28 marzo, nel frattempo sono iniziati i playoff e la sensazione di Joel Embiid è quella del festeggiato che non può godersi il party in suo onore: “Ho promesso a questa città i playoff e non posso essere in campo, forse neppure giovedì [per gara-3 contro gli Heat]. Oggi tutto quello che voglio è poter scendere sul parquet con i miei compagni: voglio che mi venga dato il semaforo verde per giocare”. La versione estesa (ed edulcorata) dello sfogo del centro di Philadelphia dopo aver assistito – in borghese – al ko interno dei suoi contro Miami in gara-2 segue quella affidata invece d’istinto ai social, in questo caso pubblicando una Instagram story senza troppi peli sulla lingua. “Sono stufo marcio di essere trattato come un bambino”. Il messaggio è ovviamente indirizzato ai Philadelphia 76ers e allo staff medico della squadra, che in accordo con quello tecnico è sempre stato super cauto nel valutare le condizioni fisiche del giocatore camerunense, la cui cartella clinica passata non lascia certo tranquilli. Dopo aver subìto la frattura all’osso orbitale dell’occhio sinistro a seguito di un colpo ricevuto dal suo stesso compagno Markelle Fultz, Embiid ha dovuto superare il protocollo NBA obbligatorio in sospetti casi di trauma cranico ma anche questo step non ha ancora assicurato il suo ritorno in campo quando la serie si sposterà a Miami. Lo sfogo sui social sembra riflettere tutta l’impazienza e forse un po’ di insoddisfazione del giocatore agli ordini di coach Brett Brown, ma l’allenatore dei Sixers non vuole certo ingigantire il caso: “Vuole semplicemente giocare, vuole essere parte della sua squadra, scendere in campo davanti ai suoi tifosi. Quando tutto questo per un motivo o per l’altro non accade si fa prendere dalla frustrazione – che noi rispettiamo. Nasce dalla sua voglia di competizione, dal suo desiderio fortissimo di essere in campo con il resto della squadra”. A Embiid però non è stato ancora concesso di riprendersi ad allenarsi con contatto ed è quindi probabile che i quasi 23 punti con 11 rimbalzi portati in dote dal n°21 dei Sixers manchino ancora alla squadra del nostro Marco Belinelli quando dovrà vedersela in gara-3 contro Dwyane Wade e compagni.