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NBA Playoff 2018: Golden State-San Antonio 99-91, gli Warriors conquistano la semifinale contro New Orleans

NBA

Gli Spurs lottano e restano in partita fino agli ultimi istanti, ma devono arrendersi a Kevin Durant e ai suoi canestri decisivi nel finale. Golden State vola in semifinale di Conference e affronterà New Orleans, mentre per San Antonio inizia la off-season più complicata degli ultimi anni

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Golden State Warriors-San Antonio Spurs 99-91

Dovendo per forza di cose esserci un modo per uscire da questi playoff, gli Spurs hanno scelto quello che più si avvicina allo stile e al gioco dei nero-argento, restando aggrappati a una partita che gli Warriors non sono mai riusciti a controllare del tutto. Klay Thompson parte fortissimo, confermando le percentuali stratosferiche con cui ha viaggiato nelle tre partite della Oracle Arena, autore di 24 punti e 11/22 dal campo. No, non basta il suo contributo per andare oltre i 10-12 punti di margine che Golden State continua a mantenere per oltre 30 minuti di gara, senza mai concedere ai texani di rimettere il naso avanti. Mai fidarsi però di San Antonio che infatti arrivata al rush finale accelera d’improvviso, dando fondo a tutto quello rimasto nel serbatoio dell’energie. Manu Ginobili dirige l’orchestra (10 punti e sette assist, con +2 di plus/minus in 24 minuti), LaMarcus Aldridge realizza nei pressi del ferro (30 punti, 12 rimbalzi e un perfetto 14/14 a cronometro fermo), protagonisti nel finale che vive di botta e risposta continui. Per i campioni NBA in carica è una doccia fredda il roll verso canestro del lungo degli Spurs che riporta i texani a -6 con due minuti ancora da giocare. Steve Kerr chiama timeout, ci pensa su, lo si vede confabulare a lungo con i suoi giocatori e scarabocchiare in maniera furiosa la lavagna. Al ritorno sul parquet, lo schema è chiaro a tutti già dopo un paio di secondi: palla a Durant e ci pensa lui. KD non delude, batte il suo uomo dal palleggio (gli Spurs senza Leonard non hanno trovato un giocatore da poter accoppiare con lui) e vola a schiacciare il +8. Tutto finito? Non ancora, visto che i due Green sul parquet regalano rispettivamente -5 e + 7 alle proprie squadre nel giro di due possessi. Gli Warriors restano avanti, ma San Antonio trova il gioco da tre punti di Aldridge e l’abbrivio che può riportarli definitivamente in partita. Coach Kerr stavolta mette la palla nelle mani di Draymond Green, ma solo per qualche istante; per permettergli di mettere a referto il settimo assist di una partita da 15 punti e ben 19 rimbalzi. La palla infatti finisce di nuovo in quelle di Durant, che come un killer ben addestrato piazza il colpo decisivo. Game, set, match e serie.

L’incrocio con i Pelicans e il futuro incerto in casa Spurs

A fine partita gli stati d’animo e le prospettive delle due squadre sono inevitabilmente diversi. Da una parte gli Warriors, pronti a sfidare i Pelicans in semifinale (gara-1 nella notte tra sabato e domenica), in uno scontro in cui negli ultimi cinque anni non c’è stata storia: 24 vittorie a due in favore di Golden State, che segna molto di più e tira molto meglio degli avversari. Dall’altra parte San Antonio, arrivata al termine della stagione più travagliata dell’ultima decade e forse dell’intera era Popovich. Una lunga corsa fatta di defezioni, screzi e litigi come non si vedevano da tempo all’ombra dell’Alamo. Un’annata conclusa con la triste notizie della morte della moglie dell’allenatore di San Antonio, assente nelle ultime tre gare. “Pop, lo so che ci hai guardato questa sera – commenta coach Kerr dal podio delle interviste a fine partita -. E ci tenevo a dirti che la squadra scesa in campo riflette in maniera chiara la tua personalità. Un gruppo che non molla mai, che combatte quando altri avrebbero già perso ogni speranza”- L’allenatore dei Golden State racconta anche di aver chiesto a Ginobili di giocare un altro anno durante il saluto a fine partita, prima di lasciare spazio a quelli che venuti dopo, che a differenza sua hanno avuto meno fortuna. Aldridge infatti arriva sul palco della conferenza stampa ammutolito dal risultato della partita, prende posto davanti ai giornalisti e resta in attesa dieci secondi. Nessuno rompe il silenzio, gli addetti NBA chiedono ‘C’è qualche domanda per LaMarcus?’. Nessuno alza la mano, lui riprende la strada della porta dalla quale è entrato senza salutare. Per rispondere ai tanti interrogativi della off-season degli Spurs ci sarà tempo.