OKC crolla sul -25 a inizio ripresa, arriva a un passo dall’eliminazione dai playoff, ma recupera nel terzo quarto e vince grazie ai 45 punti, 15 rimbalzi e sette assist di Russell Westbrook, riportando la serie a Salt Lake City sul 2-3 in favore dei Jazz
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Oklahoma City Thunder-Utah Jazz 107-99
A un passo dal baratro, forse nel peggior momento della sua carriera, Russell Westbrook è riuscito ancora una volta a tirare fuori dal cilindro una delle prestazioni più convincenti e travolgenti della sua carriera, guidando i Thunder in una storica rimonta e riportando a galla OKC. I padroni di casa, chiamati a vincere a ogni costo dopo le tre sconfitte consecutive nella serie, hanno approcciato nel peggior modo possibile la sfida contro i Jazz, segnando soltanto 12 punti in totale nel secondo quarto e sprofondando sul -25. L’eliminazione sembrava ormai una formalità da vidimare senza troppo sforzo da Utah, quando nel terzo periodo Westbrook e più in generale tutti i Thunder sono riusciti a trovare energie e forze insperate, dando il via a una rimonta che in poco più di otto minuti si è fatta sempre più avvincente. Nella seconda metà di terzo quarto il parziale messo a referto parla chiaro: 32-7 il conto dei punti in favore dei Thunder, che tirano 11/15 dal campo e 4/5 dall’arco negli ultimi otto minuti e mezzo di periodo, contro il 2/14 e lo 0/7 dalla lunga distanza degli ospiti. Dopo un botta del genere e con una partita che i Jazz si ritrovano nuovamente costretti a vincere, l’inerzia passa tutta nelle mani di OKC, che per la prima volta in questa post-season si gode a pieno il suo duo di All-Star. Paul George infatti rispolvera gli splendori messi in mostra in gara-1, chiudendo il match con 34 punti, 12 canestri e otto rimbalzi; spalla ideale a un Westbrook che è riuscito a trovare il modo di mettere a referto un’altra prestazione a suo modo da record. Criticato molto per la gestione e il mancato apporto soprattutto nei finali di gara durante la serie (merito della splendida e organizzata difesa dei Jazz), Westbrook ha travolto Utah negli ultimi 20 minuti di partita, vincendo da solo la sfida contro tutti i suoi avversari messi insieme. Nell’ultimo quarto e mezzo abbondante di gara infatti il n°0 dei Thunder ha segnato 33 punti, contro i 28 complessivi raccolti dai Jazz. Uno sprint decisivo per concludere la sfida con 45 punti, 15 rimbalzi e sette assist (per un totale di 79 con quelli realizzati da George, il massimo mai messo a referto da un duo nella storia di Supersonics e Thunder). Uno dei tre giocatori assieme a Wilt Chamberlain e LeBron James a giocare una partita playoff da 45+ punti, 15+ rimbalzi e 5+ assist. Una prestazione storica, in tutti i sensi.
Utah, che rimpianto e che crollo nel finale
I Jazz hanno molto da recriminare, per una volta insicuri e immaturi nel momento decisivo della gara. Utah ha avuto un match point che potrebbe rimpiangere a lungo, anche se le resta ancora un discreto vantaggio e l’opportunità di giocarsi il passaggio del turno in casa in gara-6. A inizio ripresa è scattato qualcosa nella testa dei giocatori, dopo che con l’8-1 iniziale di parziale e la tripla di Jae Crowder avevano toccato il +25. Un senso di appagamento che ha punito gli ospiti, nonostante i 27 punti (massimo in carriera ai playoff) per l’ex giocatore di Celtics e Cavs, miglior realizzatore tra i Jazz in una gara in cui tutto il quintetto chiude in doppia cifra. Donovan Mitchell ne segna 23 con 9/22 al tiro, limitato in parte da Alex Abrines nel finale e un po’ dalla mira che è venuta meno. Le ultime azioni e occasioni per rimettersi in carreggiata non sono mancate ai Jazz, che non hanno smesso di eseguire come sanno, ma che hanno semplicemente smarrito per strada la mira.: “Abbiamo smesso di giocare in difesa, di tornare indietro a proteggere il ferro – è il commento di Donovan Mitchell -. Il nostro attacco inevitabilmente è diventato stagnante. Loro hanno fatto degli aggiustamenti a fine primo tempo e noi non siamo riusciti a rispondere. Dai video capiremo cosa è successo, ma non penso di essere andato molto lontano dalla verità: ci hanno preso a calci nel sedere”. Alle volte contro la forza della disperazione è difficile confrontarsi: “Era una partita da vincere o andare a casa – racconta Westbrook -, a prescindere da quello che accade sul parquet, devi dare tutto e pensare sempre di avere una chance. Ecco, stavolta credo che tutti noi abbiamo fatto il nostro dovere”.