Il n°18 azzurro dei Sixers realizza i due punti del pareggio alla fine dei regolamentari (dando l'illusione della tripla e inducendo gli addetti a far partire per errore anche i coriandoli per la festa), ma Philadelphia perde al supplementare, finendo sotto 3-0 nella serie e a un passo dall’eliminazione dai playoff
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Philadelphia 76ers-Boston Celtics 98-101 OT
89-87 in favore di Boston, 1.7 secondi sul cronometro. Rimessa affidata a Ben Simmons che esegue quanto saggiamente consigliato e disegnato sulla lavagnetta dal suo allenatore: scarico per l’uscita dai blocchi di Belinelli che si lascia alle spalle Jayson Tatum, Terry Rozier e tutti gli altri. L’azzurro mette a posto i piedi come può (tirare fuori equilibrio non è mai stato un problema), sente il canestro più che vederlo e la lascia andare. Non guarda se il suo piede sia o meno a cavallo della linea da tre punti, ma si docile carambola della palla sul ferro prima di trovare il fondo della retina. Lui nel frattempo è già finito tra le braccia dei compagni in panchina, pronti a issarlo e portarlo in trionfo. È una festa momentanea e meritata per Marco, sempre positivo in uscita dalla panchina e come al solito in doppia cifra alla sirena finale. Belinelli chiude con 12 punti, due triple, quattro rimbalzi e un eloquente +15 di plus/minus in 36 minuti di gioco (il giocatore dei Sixers con il differenziale migliore). Un canestro che ha illuso anche gli addetti a bordocampo del Wells Fargo Center, che senza esitare hanno dato il via alla festa, inondando il parquet dei coriandoli celebrativi di fine gara. Quello di Belinelli però era un canestro soltanto da due punti (a replay si vede bene il suo piede sulla linea), decisivo nel prolungare la sfida, ma non per vincerla. “Sapevo che il suo canestro non era da tre punti – racconta Rozier a fine partita -, era il mio uomo, me lo sono fatto scappare, ma ho visto che il suo piede era dentro l’area. Non mi sono preoccupato, avevamo ancora cinque minuti a disposizione per giocarci la partita”. A portarla a casa all’overtime sono ancora una volta i Celtics (che non andavano ai supplementari contro Philadelphia dai tempi di Russell e Chamberlain, nel 1966), che conquistano il 3-0 nella serie e mettono una decisiva ipoteca sul passaggio del turno. Nei 129 precedenti della storia NBA infatti, mai nessuna squadra ha rimontato e vinto una serie playoff dopo essere stata sotto sul 3-0.
3-0 Boston: merito di… Brad Stevens, uno dei migliori coach NBA
Alla sirena finale sono sei i giocatori in doppia cifra in casa Sixers, con Joel Embiid a guidare con i suoi 22 punti e 19 rimbalzi, seguito da un Simmons che ritrova la mira dopo il misero punto realizzato in gara-2 e chiude con 16-8-8. A prendere il suo posto questa volta è Robert Covington (l’inesperienza miete sempre vittime), che non trova mai il fondo della retina in 25 minuti di utilizzo (0/8 con 0/5 dall’arco) e resta fuori più del previsto proprio a causa della sua disfunzionalità in attacco. Philadelphia perde dunque un difensore di primo livello, coach Stevens lo sa ed è diabolico nel disegnare delle giocate perfette in uscita dal timeout. Jaylen Brown segna un paio di canestri pesantissimi sul finire dei regolamentari, resi vani poi dalla prodezza di Marco Belinelli, ma il coach dei Celtics non si scoraggia e continua a regalare punti facili (vanno sempre segnati poi, per carità) ai suoi ragazzi. La giocata decisiva però la piazza Al Horford a meno di sei secondi dalla sirena della fine dell’overtime. Rimessa Sixers, con Simmons chiamato di nuovo a imbeccare un compagno. Stavolta è Embiid spalle a canestro e con i piedi fuori dall’arco; una posizione scomoda per un lungo. Horford intuisce il passaggio con qualche istante d’anticipo, si lancia sulla palla e riesce a strapparla al camerunense (come fatto anche da Rozier sul finire dei regolamentari, portando poi al canestro di Brown). Due tiri liberi e partita in ghiaccio. Una giocata rappresentativa della dedizione e capacità dei Celtics di fare dell’applicazione su entrambi i lati del campo la loro forza, nonostante le assenze e un roster tutt’altro che navigato. Alla sirena finale sono 24 punti (e +24 di plus/minus) per Jayson Tatum e 18 con sette rimbalzi per Terry Rozier. Giocatori su cui nessuno avrebbe scommesso a inizio anno e che adesso sono a un passo dal giocarsi una finale di Conference da protagonisti.