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Playoff NBA: la serata magica di T.J. McConnell, eroe per una notte

NBA

La guardia tutta energia & intensità dei Philadelphia 76ers è stata assoluta protagonista di gara-4, partendo in quintetto a sorpresa e realizzando il suo massimo in carriera da 19 punti. Merito di una storia da underdog e di una voglia di vincere contagiosa per tutti i Sixers, che ora cercano l'impresa a Boston

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Per molti versi, la serie tra Boston Celtics e Philadelphia 76ers non è stata esteticamente gradevole come ci si poteva aspettare da due squadre mediamente giovani, specialmente da una squadra divertentissima da vedere come i Sixers. Merito della difesa dei biancoverdi, che sono riusciti a togliere tutte le soluzioni preferite degli avversari portandoli su un terreno di scontro — quello della voglia, dell’intensità e della competitività — che li vede nettamente favoriti, oltre che più abituati a certi livelli. È il contesto emotivo completamente diverso ad aver convinto coach Brett Brown a cambiare quintetto e levare Robert Covington, che tolta una gara-2 solida è stato disastroso nelle altre due partite della serie, combinando per un terribile 0/14 da tre punti e una ancora più terribile difesa individuale. Al suo posto, la scelta è ricaduta sull’unico giocatore del roster in grado di avere successo in un ambiente tecnico-emotivo differente, vale a dire T.J. McConnell. “Non c’è nessun giocatore migliore di lui per cominciare una partita con un certo atteggiamento mentale” ha spiegato coach Brown sulla sua scelta. “La decisione è basata su molte altre cose, ma quella principale è semplicemente l’energia”. McConnell, dal canto suo, ha scoperto che sarebbe partito in quintetto solamente quando è sceso in campo a qualche ora di distanza dalla palla a due: “Non me l’aspettavo: pensavo che continuassero con Cov, che ha grandi meriti per dove ci troviamo in questo momento. Ma quando vengo chiamato in causa, cerco solo di aiutare la squadra dando tutto quello che ho”. Nel caso di gara-4, McConnell aveva un bel po’ di cose da dare ai suoi, galvanizzando i compagni nel pareggiare l’intensità di Boston — in particolare marcando Terry Rozier, miglior marcatore dei Celtics nei playoff prima di ieri sera — e portandosi dietro tutto il Wells Fargo Center, che lo ha osannato per tutto l’ultimo quarto con i cori “TJ! TJ!” alla fine di una partita da 19 punti (massimo in carriera), 7 rimbalzi, 5 assist, 9/12 al tiro e zero palle perse. “È stato un momento molto speciale: abbiamo i migliori tifosi di tutta la NBA” ha raccontato la guardia nativa di Pittsburgh. “Ci sono stati tempi bui da queste parti, ma loro sono sicuramente stati al nostro fianco durante la nostra ascesa”.

La storia di McConnell e il suo impatto tecnico-tattico

È difficile non simpatizzare per uno come McConnell, che oltre a non avere il physique du rôle della superstar NBA (per usare un eufemismo) ha davvero dovuto sudarsi ogni singolo minuto di pallacanestro per arrivare a una partita come quella di ieri notte. La guardia è infatti uno dei sopravvissuti del Process, arrivando a Philly da undrafted in uscita da Arizona e vincendo solamente 10 partite in tutta la stagione da rookie. Lui insieme alla squadra però è migliorato giorno dopo giorno fino a conquistarsi un posto a roster, fino al quintetto base tenuto con competenza nella scorsa stagione per 51 partite, conquistandosi la fiducia e l’approvazione di tutti. Quando però Ben Simmons è arrivato in squadra reclamando il pallone tra le mani, però, McConnell non si è fatto alcun problema nel lasciargli spazio, uscendo dalla panchina e fornendo lo stesso identico apporto di energia, voglia e difesa anche in un minutaggio ridotto. Ma al di là dell’impatto emotivo del suo gioco e del suo ruolo in spogliatoio, McConnell ha anche aiutato dando una nuova dimensione tattica all’attacco di Philadelphia, oltre alla solita difesa contagiosa. Con Ben Simmons ancora in difficoltà nel gestire la difesa dei Celtics, i Sixers avevano bisogno di un altro portatore di palla in grado di penetrare e creare qualcosa di diverso per gli altri — tanto che nelle 39 azioni in cui è stato lui a portare palla nella metà campo avversaria i Sixers hanno segnato 1.23 punti per possesso (dati Second Spectrum), un numero enorme propiziato anche da soli due isolamenti. “Ogni volta che ho visto una linea di penetrazione, l’ho presa [6/7 nella restricted area, ndr]. Ogni volta che ho avuto un tiro aperto, ho cercato di prenderlo” ha spiegato con notevole chiarezza espositiva dopo la partita che ha permesso ai Sixers di tenere in vita la loro stagione. Per cercare di allungare la serie, però, servirà un ulteriore salto di qualità in gara-5, perché c’è da scommettere che i Celtics staranno già escogitando degli aggiustamenti per togliere dalla serie l’impatto di McConnell. “Non possiamo essere soddisfatti: ora dobbiamo cercare di vincerne una a Boston e tornare a giocare davanti a questi grandi tifosi”. La strada è tracciata, ora bisogna solo seguire la leadership del più piccolo in campo.