In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

NBA, Pistons, Nets, Heat e Magic: vincono tutte nella corsa playoff a Est

NBA

Detroit supera Portland con un grande Reggie Jackson, Brooklyn batte Boston senza Kyrie Irving, Miami sbanca New York nell'ultima di Wade al Garden e Orlando passa a Indiana. Phoenix va ko contro Memphis nonostante 48 punti di Booker, toronto vince facile a Chicago

HARDEN, 50 PUNTI E TRIPLA DOPPIA

VIDEO. TUTTI GLI HIGHLIGHTS

STAGIONE FINITA PER LEBRON

GALLINARI, INTERVISTA ESCLUSIVA

Condividi:

New York Knicks-Miami Heat 92-110

Dwyane Wade, come tutti, ha sempre provato un affetto speciale per il Madison Square Garden. Un’arena speciale, da cui uscire come trionfatore per l’ultima volta: “Chiunque adora giocare qui, lo senti nell’aria che c’è qualcosa di diverso”, racconta al termine di una prestazione da 16 punti, salutata dal pubblico di casa con il coro di MVP. Prima di uscire per l’ultima volta e lasciarsi alle spalle uno storico parquet, il capitano degli Heat si è fermato al centro del campo per baciare il logo dei Knicks, scatenando il boato del pubblico. Il modo migliore per festeggiare un successo che avvicina così Miami ai playoff (hanno vinto tutte a Est, mantenendo inalterate le distanze sia da Brooklyn e Detroit che stanno avanti, che da Orlando che insegue), arrivato grazie ai 28 punti di Dion Waiters e ai 17 con 13 rimbalzi in uscita dalla panchina di Hassan Whiteside. Dall’altra parte coach Fizdale riduce al minimo la rotazione, scegliendo di dare spazio in questi ultimi dieci giorni a Mitchell Robinson da titolare e sacrificando DeAndre Jordan – che ha accettato di buon grado il ruolo da riserva, anticipando in sostanza di un paio di settimane le vacanze. Alla sirena finale sono 24 punti per Emmanuel Mudiay, 17 per Luke Kornet e 16 per Kevin Knox. I Knicks in qualche modo dovranno ripartire da qui il prossimo anno, sperando di riuscire a convincere qualche pezzo grosso in estate.

Detroit Pistons-Portland Trail Blazers 99-90

Il marchio di fabbrica dei Detroit Pistons dei “Bad Boys” due volte campioni NBA nel 1989 e nel 1990 – onorati alla Little Ceasars Arena – era la difesa e con la difesa i nuovi Pistons di coach Casey, alla disperata ricerca dei playoff, ottengono un’importante vittoria contro Portland, che li mantiene al sesto posto a Est. “Non segnavamo mai – ammette l’allenatore di Detroit – stasera ci ha salvato la difesa”. E per mai intende mai: i padroni di casa sbagliano i primi 13 tiri della loro partita e non segnano da tre in tutto il primo tempo, chiudendo il primo quarto con il 14.3% al tiro. Gli va bene che Portland non fa tanto meglio, tirando sotto il 26% e andando al primo riposo sopra solo 14-11. Anche complici le assenze – dell’ultimo minuto quella di Blake Griffin, fermato da un risentimento al ginocchio, ormai cronica quella di Jusuf Nurkic per i Blazers – la carestia offensiva continua anche nel secondo quarto e le due squadre vanno all’intervallo sul 34-31 per gli ospiti (1/22 il dato combinato da tre delle due squadre). Nel secondo tempo le cose vanno un po’ meglio e a prevalere sono i Pistons guidati dalla coppia Reggie Jackson (28 punti per lui alla fine)-Andre Drummond (22 con 19 rimbalzi) a fare la differenza nel terzo quarto, in cui segnano 23 punti combinati per dare lo strappo decisivo alla partita. Non bastano ai Blazers i 23 punti di Damian Lillard e la doppia doppia da 20 più 15 rimbalzi di Enes Kanter: Portland perde la partita e il terzo posto a Ovest, dove viene sorpassata da Houston.

Brooklyn Nets-Boston Celtics 110-96

D’Angelo Russell ci tiene proprio al premio di giocatore più migliorato e non manca occasione per farlo notare. A farne le spese sono stati i Boston Celtics, travolti dall’ennesimo terzo quarto magistrale di “D-Lo”, che ha realizzato 20 dei suoi 29 punti finali solamente in quella frazione. A questi ha aggiunto anche dieci assist per ispirare i 15 punti di Caris LeVert e altri tre compagni in doppia cifra, ritrovando la vittoria dopo una trasferta a Ovest che li ha visti perdere cinque gare su sette. Per i biancoverdi, che erano privi di Kyrie Irving e Al Horford, questa sconfitta significa il ritorno al quinto posto nella conference, pur avendo guadagnato la notte scorsa il tie-breaker nei confronti di Indiana che ora è avanti di mezza partita. A coach Brad Stevens non sono serviti i 19 punti di Gordon Hayward e i 16 di Marcus Morris e Daniel Theis, crollando del tutto davanti ai colpi di Russell. Il quale, peraltro, non è nuovo a terzi quarti esplosivi contro Boston: solamente in questa stagione ne aveva realizzati già due da 18 e 14 punti. Una vera e propria bestia nera, che se non altro i biancoverdi ora non dovranno più incontrare ai playoff — risultati sorprendenti permettendo.

Indiana Pacers-Orlando Magic 116-121

Il passaggio da squadra da lottery a gruppo in grado di andare ai playoff è tanto complicato quanto intrigante. Ma i Magic questa volta ce la stanno mettendo davvero tutta per riuscirci, riusciti a strappare un successo pesantissimo in quel di Indianapolis. Una vittoria arrivata grazie ai 23 punti, dieci rimbalzi e sette assist di Aaron Gordon, a cui fanno da contorno i 37 passaggi vincenti messi a referto di squadra (massimo in stagione) che ben raccontano l’armonia di un gruppo che vuole tornare dopo anni ai playoff: “Abbiamo un sacco di talento nel roster – sottolinea il n°00 dei Magic – continuiamo a credere in noi stessi. L’unica cosa che serve è la convinzione nei propri mezzi, con la speranza di trascinare con noi tifosi e appassionati. Ma se sei convinto delle tue capacità, nulla ti può fermare”. Dopo la battuta d’arresto con Detroit, ci voleva un successo per riprendere slancio, anche contro una squadra da 53% dal campo complessivo. Indiana infatti cede soprattutto a livello difensivo, concedendo troppo a un avversario più motivato e soprattutto in forma. I Pacers sembrano avere un po’ il fiato corto in questo rush finale, battuti in sette delle ultime otto e non in grado di approfittare del passo falso dei Celtics per riprendersi il quarto posto (e il fattore campo nella prima serie playoff). Un tira e molla che andrà avanti nei prossimi dieci giorni, per stabilire in maniera definitiva quale sarà la griglia e gli accoppiamenti della Eastern Conference.

Chicago Bulls-Toronto Raptors 101-124

Vincere contro Chicago non è un problema, neanche scendendo in campo senza i due migliori giocatori del roster. Kawhi Leonard (rimasto a casa per ragioni personali, senza partire per l’Illinois) e Pascal Siakam restano a guardare i compagni travolgere senza grosso affanno i Bulls per la quarta e ultima volta in stagione, guidati dai 23 punti e 12 rimbalzi di Serge Ibaka, a cui si sommano i 23 realizzati da Fred VanVleet e i 17 con otto rimbalzi e sei assist di Marc Gasol. “L’occasione migliore per dare più spazio a giocatori che alle volte non possono esprimere tutto il loro potenziale”, sottolinea coach Nick Nurse, con Toronto che si prende la terza vittoria in fila e un secondo posto ormai certo. Dall’altra parte esordio convincente “e senza paura” di Walt Lemon Jr., che chiude la sua prima partita NBA con 19 punti a referto – miglior realizzatore di una squadra senza grosse ambizioni. “Sembrava a tutti gli effetti un giocatore in grado di battagliare in questa Lega”, sottolinea Boylen. In futuro magari potrebbe tornare utile.

Phoenix Suns-Memphis Grizzlies 115-120

La vittoria non è mai in discussione. La sua Phoenix non si avvicina neanche lontanamente all’idea di perdere il treno lanciatissimo verso gli ultimi posti della classifica NBA. Ma Devin Booker nel frattempo continua a frantumare ogni tipo di record realizzativo, chiudendo alla grande una settimana da incorniciare a livello personale. Tre partite, tre sconfitte, ma ben 157 punti totali: ai 59 e 50 delle ultime due uscite, il n°1 dei Suns ha aggiunto una gara da 48 punti contro Memphis, in una gara che i Suns si sono lasciati sfuggire nel finale. Le cifre di Booker sono da record: soltanto Wilt Chamberlain aveva segnato così tanto in tre gare consecutive chiuse sempre con una sconfitta. L’ultima è figlia della grande prestazione di Jonas Valanciunas da 34 punti – massimo in carriera – 20 rimbalzi, di cui 11 offensivi, e cinque assist. Oltre ai suoi bersagli ci sono anche i dieci canestri e gli undici liberi a segno di Mike Conley che chiude con 33 punti e un eloquente +20 di plus/minus: contro Phoenix però è un dato davvero poco indicativo.