Decine di giornalisti agli allenamenti degli Wizards o al suo debutto in summer league. Aziende in fila per farne il loro testimonial. La matricola da Gonzaga è il nuovo volto dello sport giapponese: "Voglio essere d'ispirazione a tutti i ragazzini del mio Paese"
La scelta alla n°9 da parte degli Washington Wizards all’ultimo Draft NBA non ha fatto che dare ufficialmente il via a un fenomeno che i più attenti avevano già intercettato: per la prima volta un Paese importante come il Giappone può avere una star NBA – e le conseguenze di un evento del genere sono innumerevoli. A Las Vegas, ad esempio, il giocatore più richiesto non è stato Zion Williamson (visto peraltro solo per un tempo di gioco) quanto il n°8 degli Wizards, seguito da ben 61 giornalisti accreditati per 21 testate diverse dal solo Giappone. Al primo allenamento – non partita, allenamento – di Hachimura con Washington si sono presentati 15 giornalisti nipponici, e ci si aspetta che il numero di richieste per il suo esordio NBA in stagione regolare sia per una cinquantina/sessantina di accrediti. Un interesse incredibile che non si limita al campo: prima ancora di essere firmato dagli Wizards, l’ex stella di Gonzaga University (votato giocatore dell’anno della West Coast Conference grazie ai quasi 20 punti di media tenuti in maglia Bulldogs) aveva già raggiunto un accordo di massima – poi ratificato ufficialmente – con Brand Jordan, di cui è diventato recentemente testimonial insieme a Jayson Tatum, l’esterno dei Celtics, ma il suo volto è stato scelto anche da Nissin Foods (l’azienda che produce i Cup Noodles) e diverse altre trattative sono in corso per ampliare il suo portafoglio di clienti. Il suo nome – prima ancora di disputare la sua primissima partita NBA – ha già oggi un impatto molto più vicino a quelli di Hideo Nomo e Ichiro Suzuki (fenomeni giapponesi del baseball diventati star anche nelle MLB) che a quelli di Yuta Tabuse o Yuta Watanabe, gli unici altri due esponenti del Sol Levante ad aver mai indossato una canotta NBA. Anzi, per via del suo background birazziale (la madre è giapponese, il padre è africano, del Benin) il paragone forse più azzeccato è quello con l’astro nascente del tennis femminile mondiale Naomi Osaka. “Una volta in Giappone le persone con origini birazziali non venivano viste di buon occhio, ma ora le cose stanno cambiando”. Un processo a cui probabilmente Hachimura contribuirà personalmente, vista l’enorme popolarità di cui gode al momento in patria: “Le telecamere lo seguono ovunque, il suo impatto oggi è enorme. Viene citato non solo nei tg sportivi ma anche nelle cronache giapponesi e nei programmi del pomeriggio, quelli più seguiti dalle casalinghe in tv. Gran parte del Giappone oggi sa chi è Rui Hachimura, non solo i tifosi di pallacanestro”, fanno sapere alcuni giornalisti nipponici. Un’attenzione che per molti potrebbe essere claustrofobica, ma non per la matricola degli Wizards, che a fine agosto scenderà in campo al Mondiale cinese con la maglia del suo Giappone: “È sempre stato così, fin da quando ero bambino, ci sono abituato. Non mi dà fastidio, perché io voglio essere il simbolo di ogni atleta giapponese, voglio avere successo per il mio Paese e per tutti i ragazzini che guardano a me come fonte di ispirazione: se questo è quello che devo sopportare, ben venga”.