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NBA, LeBron e Anthony Davis rovinano il debutto degli Warriors al Chase Center

NBA

Un primo quarto da protagonisti della nuova coppia di superstar di L.A. mette l'ipoteca alla prima vittoria stagionale dei Lakers, che rovinano così il debutto di Steph Curry e compagni davanti ai 18.064 spettatori di un Chase Center tutto esaurito

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Golden State Warriors-Los Angeles Lakers 101-123

Le indicazioni della prima partita di prestagione, si sa, vanno prese con le molle ma l’esordio dei Golden State Warriors al Chase Center contro i nuovi Los Angeles Lakers ha pur sempre emesso qualche verdetto: Steph Curry deve ancora abituarsi alla nuova arena, mentre LeBron James e Anthony Davis fanno già paura. Il n°30 di Golden State dopo soli 20 secondi ha voluto prendersi un tiro da 10 metri per inaugurare con stile la nuova casa degli Warriors, ma la conclusione non ha neppure sfiorato il ferro, un air ball che ha scatenato l’ilarità di tutti, Curry per primo: “L’avevo dichiarato che mi sarei preso il primo tiro e che avrei voluto che fosse un tiro folle, per battezzare il Chase Center nella giusta maniera. Ovviamente non volevo che fosse un air ball, ma volevo fosse un tiro folle capace di entusiasmare da subito il nostro pubblico”. A entusiasmare invece ci hanno pensato LeBron James e Anthony Davis, capaci di trascinare i Lakers a un parziale di 11-0 in avvio e al +13 di squadra a fine primo quarto (33-20), con il nuovo n°3 in giallognola già autore di 17 punti e 7 rimbalzi con 7/11 al tiro. Esemplificativi i plus/minus delle due superstar dei Lakers al termine del primo periodo: +13 per AD, addirittura +15 per LeBron James (i due chiudono a 22 e 10 rimbalzi il primo, a 15 e 8 assist il secondo restano a riposo per tutto il secondo tempo della sfida). JaVale McGee (e non Dwight Howard) ha ricoperto il ruolo di centro nel quintetto iniziale di coach Vogel, che allo stesso modo ha preferito Avery Bradley tra i primi cinque a Rajon Rondo (Danny Green il quinto titolare gialloviola). Dall’altra parte, tra i padroni di casa, Steph Curry si è comunque ripreso dalla figuraccia del primo tiro chiudendo con 18 punti in 18 minuti, mentre ha tirato solo 2/9 il suo nuovo compagno dietro D’Angelo Russell, ex della gara. Golden State ha schierato in quintetto Alfonzo McKinnie e Omari Spellman accanto a Draymond Green (vista l’indisponibilità sia di Kevon Looney che di Willie Cauley-Stein), e ha avuto 17 punti in 23 minuti con 4 triple a segno dal rookie Jordan Poole.

Frank Vogel: “Anthony Davis è un mostro”

Compiuto il primo passo di una stagione di rivincita nella giusta direzione, c’è soddisfazione in casa Lakers dopo il successo su Golden State: “AD è AD, è partito fortissimo e ci ha permesso di avere extra possessi con i suoi rimbalzi offensivi”, le parole di LeBron James a commento dell’esordio in gialloviola di Anthony Davis. “Ha segnato i tiri che si è preso e credo abbia schiacciato 5 volte nel solo primo tempo. Molto bene anche il modo in cui abbiamo comunicato difensivamente: è un giocatore molto cerebrale, questo è stato un ottimo inizio per lui”, le sue parole a fine gara. Ancora più entusiasta l’allenatore dei Lakers, Frank Vogel: “Anthony Davis è un mostro, sarà difficili fermarlo contando chi sono i suoi compagni attorno a lui. Sono felicissimo del suo esordio e lo dovrebbero essere anche tutti i tifosi dei Lakers”. L’ex star di New Orleans preferisce invece tenere un profilo più basso: “Stiamo cercando di aiutarci a vicenda: più ci riusciamo, più facile è giocare assieme, per tutti. Ogni opportunità che abbiamo di scendere in campo e imparare qualcosa giocando assieme per noi è fondamentale”. E sulla sua partita commenta: “Ho provato a essere aggressivo a rimbalzo d’attacco, per mettermi in partita. Era da tanto che non giocavo, per cui mi sono concentrato sulle piccole cose, sui dettagli: poi il gioco ha voluto che mi trovassi il pallone tra le mani spesso e volentieri e allora ho schiacciato ogni volta, mettendomi in ritmo così”. Una prima, bella vittoria per i Lakers e una bella vittoria anche per LeBron James, per cui tornare sulla Baia a sfidare gli Warriors era in qualche modo speciale: “Qui mi sono infortunato lo scorso anno, quando ero al massimo della mia forma. Ero un po’ nervoso, ma volevo divertirmi e ho giocato come se fosse una partita normale, non una gara amichevole”. Un approccio che si è visto anche nell’intesa già avanzata con Davis: “Non è mai facile costruire un’intesa ma nel caso di me e AD ad aiutarci c’è la relazione di amicizia che già abbiamo lontano dal campo. Possiamo dirci tutto, senza bisogno di addolcire la pillola, accettando ogni critica. Lui sa di poterlo fare con me, io con lui — il tutto sempre e soltanto per il bene di entrambi e per il bene della squadra”. E se queste sono le premesse, a Los Angeles possono sperare finalmente in una stagione vincente e ricca di soddisfazioni.