Prova a spegnare la polemica scegliendo la risposta di gran classe il centro francese dei Jazz, che su Twitter però non si risparmia una frecciatina a Shaq: "Se vuole continuare a screditare quello che faccio non fa altro che dimostrare che tipo di persona è"
“Polemica? Nessuna polemica” (beef per l’esattezza, il termine che tanto piace quanto si tratta di fomentare lo scontro sui social). Rudy Gobert smorza all’apparenza sul nascere il potenziale incendiario delle parole a lui rivolte da Shaquille O’Neal, che a più riprese aveva attaccato il centro francese degli Utah Jazz. “Dovrebbe essere un’ispirazione per tutti i ragazzini là fuori: anche segnando 11 punti di media in NBA si possono guadagnare 200 milioni di dollari”, aveva detto in un primo momento nel corso di una puntata del podcast “All Things Covered”, per poi ribadire il concetto con un post sul suo account Instagram. Un fotomontaggio di lui — in maglia Lakers n°34 — che va a schiacciare proprio in testa al n°27 degli Utah Jazz, immagine accompagnata da un’altra didascalia senza troppo rispetto per il giocatore francese: “Finirei la partita con 45 punti, 16 rimbalzi e 10 liberi sbagliati in tre quarti. Lui avrebbe 11 punti e 4 rimbalzi, uscendo per falli dopo tre quarti. Sono un gangster”, si legge.
La replica di Gobert
Attacchi a cui Gobert non ha voluto dar seguito ma ai quali si è però sentito in dovere di rispondere dal suo account Twitter, con un messaggio di grande equilibrio e maturità: “Non c’è nessuna beef. Se la gente vuol continuare a parlar male di me e continuare a screditare quello che faccio è affar loro, ma così facendo non fanno che mostrare che tipo di persone sono realmente. Io sarò sempre felice se vedo un mio collega avere successo nonostante le previsioni. E continuerò ad avere successo contro ogni previsione”. Una risposta di gran classe, e una reazione che fa ben sperare anche coach Snyder e tutti i Jazz: Gobert è in missione e non ha tempo per lasciarsi distrarre da futili polemiche.