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NBA, la sorpresa di inizio stagione sono i New York Knicks

analisi

Dario Vismara

©Getty

Dopo otto partite la squadra di Tom Thibodeau ha un record positivo, e in pochi se lo sarebbero aspettato. Merito di una difesa da top-10 e del rendimento da All-Star di Julius Randle, ma soprattutto di un cambio di mentalità della franchigia. "Non siamo più i Knicks che avete imparato a conoscere" ha detto Austin Rivers, decisivo nell'ultima vittoria contro Utah

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Alzi la mano chi si sarebbe immaginato che, dopo due settimane di regular season, i New York Knicks avrebbero avuto un record positivo. Non l’ha alzata nessuno, vero? Bene, almeno possiamo essere tutti sinceri, anche se sono proprio le basse aspettative che li circondavano a renderli la vera sorpresa di questo inizio di stagione. Attualmente la squadra di coach Tom Thibodeau ha un record di cinque vittorie e tre sconfitte, con una striscia aperta di tre successi in fila contro avversari di livello come Indiana, Atlanta e Utah. oltre a Milwaukee che hanno dominato rifilando loro 20 punti di scarto alla terza gara stagionale e un successo contro Cleveland (fino a quel momento imbattuta). Un rendimento che si basa su un presupposto che sembra semplice, ma che non lo è alla luce di quanto successo negli ultimi anni nella Grande Mela: questi Knicks hanno un piano su come giocare ogni sera e lo perseguono al meglio delle loro possibilità, con gerarchie chiare e una guida tecnica sicura di quello che fa, anche perché supportata dalla dirigenza. Come detto questa notte da Austin Rivers: “Quando Thibodeau dice le cose che dice, non c’è negoziazione: o si fa a modo suo oppure quella è la porta. E il suo modo significa giocare duro. Non è uno che ci obbliga a prendere certi tiri o ci nega altre cose: per lui conta soprattutto l’impegno”.

Gli eccellenti numeri difensivi dei Knicks (seppur con un po' di fortuna)

E l’impegno di questi Knicks si nota soprattutto nella difesa. Secondo le statistiche di Cleaning the Glass (che tolgono il garbage time dai calcoli), New York ha il quarto miglior rating difensivo della lega con 105.9 punti concessi su 100 possessi, dietro solamente a Philadelphia, Cleveland e Lakers. Merito soprattutto delle brutte percentuali a cui costringono gli avversari (sotto il 50% effettivo, secondo miglior dato NBA dietro Brooklyn), anche se bisogna sottolineare come ci sia anche un po’ di fortuna in questo dato — visto che gli avversari contro di loro tirano poco dalla media distanza e tantissimo al ferro e da tre punti, e finora i Knicks non stanno pagando (sotto il 30% da tre segnato dagli avversari, miglior dato NBA). È possibile che una normalizzazione delle statistiche sia in arrivo, ma in ogni caso l’impronta difensiva — marchio di fabbrica da sempre di Thibodeau — c’è e si vede soprattutto nella pressione che mettono agli avversari, rendendosi fastidiosi e non mollando un centimetro.

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Lo stesso non si può dire dell’attacco, il 25° in NBA per rating offensivo (106 punti segnati su 100 possessi). Nel roster ci sono pochi tiratori e ancora meno creatori di gioco, e per questo Thibodeau ha improntato una squadra sui suoi due migliori giocatori, vale a dire Julius Randle e RJ Barrett — cavalcandoli il più possibile. I due sono già primo e secondo in NBA per minuti giocati (38.6 minuti per il lungo, 38.1 il canadese) e insieme hanno in mano i destini della squadra (entrambi sopra l’80° percentile per numero di possessi utilizzati nel proprio ruolo). I risultati però sono dalla parte di Thibodeau, in particolare con la “reinvenzione” di Randle: se lo scorso anno era soprattutto impegnato a pensare a segnare per conto proprio senza mai alzare la testa, oggi il numero 30 sembra aver riscoperto il gusto di passare la palla, raddoppiando il numero di assist distribuiti (da 3.1 a 7.4) e minacciando di andare in tripla doppia ogni sera (23.1 punti e 12 rimbalzi con il 48.5% al tiro). Un miglioramento tale da renderlo uno dei candidati al premio di Most Improved Player della stagione, nonostante sia in NBA ormai già da diversi anni. In attesa che rientri l’infortunato Alex Burks, Barrett ed Elfrid Payton sono gli altri giocatori chiamati a sostenere lo sforzo offensivo di Randle (17 punti di media il primo con 7.3 rimbalzi e 3.4 assist, 14.6 il secondo con 5 assist di media) mentre Austin Rivers ha dato un contributo decisivo sia contro Atlanta che soprattutto contro i Jazz, firmando un parziale personale di 14-4 per chiudere la partita.

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Non più una squadra materasso

Proprio Rivers ha avuto parole di elogio per i suoi compagni di squadra: “Sono stato un squadre pessime in passato, e questa non è una di quelle. Ve lo garantisco. Abbiamo ancora tanto da fare, l’anno è appena cominciato, ma lo spirito è quello giusto: la voglia di lavorare e di imparare, non solo da parte dei giovani ma anche della dirigenza e degli allenatori, è incoraggiante. Questi non sono i Knicks che avete imparato a conoscere negli ultimi anni. Abbiamo qualcosa di diverso tra le mani. La direzione che abbiamo intrapreso è quella giusta”. Il tutto senza poter contare sul proprio rookie scelto in Lottery, Obi Toppin (alle prese con un infortunio al polpaccio), ma trovando di volta in volta giocatori in grado di dare il loro contributo, tra cui il sorprendente Immanuel Quickley come point guard di riserva. Insomma, forse non durerà a lungo e le squadre impareranno a conoscerli, ma una cosa è certa: questi New York Knicks non hanno approcciato la stagione per rimanere a guardare gli altri, e vincere contro di loro sarà decisamente meno scontato rispetto al recente passato.

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